Sinistra Italiana: dal rapporto 2025 al PSNAI2021-2027: le aree interne non possono essere abbandonate.

04 Agosto 2025 - 11:33:09

Il recente Rapporto Montagne Italia 2025, curato da UNCEM, offre
un’analisi puntuale e drammatica dello stato delle aree montane e
interne italiane, restituendo un’immagine che interpella profondamente
la politica e l’intero Paese. In oltre 800 pagine di dati e riflessioni
emerge con chiarezza che le aree montane non sono territori marginali,
ma snodi vitali del sistema Italia, nei quali si giocano sfide
ambientali, sociali, demografiche ed economiche centrali per il futuro
collettivo.

L’Abruzzo, come altre regioni dell’Appennino, evidenzia elementi di
fragilità – spopolamento, PIL pro capite più basso della media
nazionale, carenza di servizi – ma anche segnali incoraggianti, come un
saldo migratorio positivo (+0,37% nel periodo 2019-2023, segno che lo
spopolamento va contrastato anche con politiche di integrazione serie e
reali), una maggiore vitalità del tessuto artigiano e cooperativo, una
significativa presenza turistica e una resilienza agricola che
contribuisce in modo rilevante al valore aggiunto locale.

Tutto questo, però, rischia di restare potenziale inespresso di fronte a
un contesto normativo e istituzionale che, anziché investire su questi
territori, li sta abbandonando. Il Piano Strategico Nazionale delle Aree
Interne (PSNAI) 2021–2027, approvato lo scorso aprile, non solo non
interviene come dovrebbe sulle cause strutturali della
marginalizzazione, ma ne cristallizza gli effetti, suddividendo le aree
in categorie e prevedendo, per alcune, una sorta di accompagnamento al
declino irreversibile. È una dichiarazione di resa che respingiamo con
forza. Nessun territorio può essere considerato definitivamente perso da
un Paese che vuole dirsi unito.

Alla gravità dell’impianto strategico si aggiungono scelte che ne
smentiscono ogni credibilità. Pochi giorni dopo l’approvazione del
PSNAI, il Governo ha tagliato 1,7 miliardi di euro alla manutenzione
della rete stradale, indispensabile per i collegamenti e la
sopravvivenza quotidiana delle aree interne, per dirottare quelle
risorse verso il finanziamento del Ponte sullo Stretto. Si tratta di un
paradosso infrastrutturale e politico che grida vendetta.

Ma c’è un problema ancora più profondo: l’abbandono istituzionale dei
Comuni. La capacità progettuale e amministrativa degli enti locali è
stata demolita da anni di tagli, blocco del turn-over e limiti alle
assunzioni. In moltissimi Comuni montani oggi manca il personale tecnico
e amministrativo per scrivere un bando, rendicontare un intervento,
gestire una gara, con il risultato che le risorse stanziate restano
inutilizzate. I dati di Openpolis lo dimostrano con chiarezza: solo il
17% dei progetti finanziati nelle aree interne tra il 2014 e il 2025 è
stato concluso, il 4% è stato liquidato, il 58% è ancora in corso e il
20% non è mai partito. Di fronte a questi numeri, suonano come un
insulto le parole del Governo che accusa i Comuni di non saper spendere
le risorse.

Chi abita nei Comuni montani oggi lo fa spesso per scelta di vita, ma
anche per necessità. Tra coloro che decidono di trasferirsi o tornare
nei piccoli centri ci sono molte persone anziane, pensionate, che
trovano in questi luoghi un costo della vita più sostenibile e un
ambiente più vivibile. Per questo è fondamentale garantire servizi
sanitari di base, presidi territoriali, punti di assistenza e una rete
di protezione sociale adeguata. Senza sanità di prossimità, la
permanenza di queste fasce di popolazione diventa impossibile.

Anche l’agricoltura può e deve giocare un ruolo centrale. In un contesto
globale in cui il modello agroindustriale e l’export massivo mostrano
tutte le loro fragilità, la filiera agricola di montagna, basata su
sostenibilità, qualità e presidio del territorio, rappresenta una
risposta concreta, in grado di generare occupazione e valore servono
quindi incentivi, accesso alla terra, credito agevolato e
semplificazione burocratica.

In parallelo, la diffusione del lavoro da remoto e del cosiddetto “south
working” potrebbe rappresentare un’opportunità per ripopolare i
territori e renderli più dinamici: Senza investimenti sulla connettività
e sulle infrastrutture digitali ogni discorso in merito resta una
promessa vuota. Garantire banda larga di qualità anche nei territori più
remoti non è un lusso, è una condizione essenziale per trattenere
giovani, famiglie, lavoratori autonomi e professionisti.

Noi crediamo che le aree interne e montane possano essere un motore di
sviluppo sostenibile, non un peso da accompagnare al tramonto. Non
accettiamo la narrazione dei “borghi cartolina” né quella dei “vuoti a
perdere”. Proponiamo invece un cambio di paradigma fondato su diritti,
coesione territoriale e giustizia ambientale. Le nostre priorità sono
chiare: fiscalità di vantaggio per chi acquista e ristruttura immobili
nei comuni montani; tariffe agevolate per energia e servizi essenziali;
incentivi dalla fiscalità generale a territori spesso interessati dalla
presenza di aree potette, la cui tutela garantisce servizi ecosistemici
che producono benefici per tutto il Paese; politiche di neopopolamento
attivo, investimenti nelle infrastrutture sociali – scuole, sanità,
asili, mobilità – e un piano straordinario per il rafforzamento
amministrativo dei Comuni delle aree interne, con personale tecnico e
risorse adeguate.

Senza diritti di cittadinanza garantiti, non c’è sviluppo possibile e
senza infrastrutture materiali e digitali, parlare di rilancio è pura
retorica. Le aree interne non sono un problema locale o meridionale,
sono lo specchio dell’ingiustizia territoriale italiana pertanto
investire su di esse significa contrastare la crisi climatica, ridurre
la pressione delle città, valorizzare economie locali e garantire equità
tra cittadini, qualunque sia il loro codice di avviamento postale.

L’abbandono non è una fatalità; lo spopolamento non è inevitabile:
servono scelte politiche coraggiose, lungimiranti, complesse così come
lo sono le realtà che si devono affrontare.

Fabrizio Giustizieri – Segretario Provinciale Sinistra Italiana L’Aquila
– AVS