05 Agosto 2025 - 17:19:48

di Vanni Biordi

C’è un filo invisibile, ma forte come un cavo d’acciaio, che lega le comunità dell’entroterra abruzzese alla loro storia, alle loro tradizioni e, soprattutto, alla loro fede. Un filo che si manifesta con forza, ogni anno, il 5 di agosto, quando a Barano di Tornimparte, una piccola frazione incastonata tra le colline dell’Aquilano, si celebra la Madonna della Neve. Una festa popolare che è molto più di una semplice ricorrenza religiosa: è un ritratto in movimento della resilienza, dell’identità e del senso di appartenenza di un intero paese.

L’aria dell’estate, si riempie di un’emozione speciale. I preparativi sono iniziati giorni prima, con le strade pulite, le luminarie appese e l’altare della chiesa, adornato a festa. Ma il culmine della giornata è la processione. Non è una semplice passeggiata sacra, ma un vero e proprio atto di devozione collettiva.

La statua della Madonna viene sollevata a spalla e portata per la via principale del paese. Ogni passo, ogni sosta, è scandito da silenzi, preghiere e da quell’atteggiamento reverenziale che sa di rispetto e di speranza. È proprio in questi momenti che si percepisce la profondità del legame. Lungo il percorso, ci sono anche diverse persone, sedute o affacciate alle finestre, con gli occhi lucidi che ripercorrono decenni di questa stessa scena. Ci sono i bambini, curiosi e un po’ intimiditi, che assorbono una tradizione che, un giorno, spetterà a loro portare avanti. E ci sono i giovani, molti dei quali tornati appositamente da città lontane, che ritrovano in questa festa le loro radici, un punto fermo in un mondo in continuo mutamento.

La storia della Madonna della Neve, legata a un miracolo avvenuto a Roma nel IV secolo, che vide una nevicata in piena estate, ha trovato in questi luoghi una sua peculiare risonanza. In un territorio dove la neve è una presenza, una volta, ingombrante durante i lunghi inverni, la sua celebrazione in agosto assume un significato quasi paradossale, un modo per esorcizzare il freddo e l’isolamento con la forza della fede e della comunità. Ma la festa non si esaurisce nel rito religioso.

L’aspetto popolare è altrettanto cruciale.

Dopo la processione, l’atmosfera si scioglie in un’esplosione di festa e voglia di stare insieme. Il profumo del pranzo preparato per accogliere amici e parenti è una colonna sonora. L’asta delle tovaglie, poi, anima la piazza antistante la piccola chiesa, dove si ride e si raccontano storie. È il momento della condivisione, del ritrovo, della socializzazione che per molti, soprattutto per gli anziani, rappresenta un’occasione unica per rivedere amici e parenti.

Questa festa, vista con gli occhi di un “ospite” come me, è una lente attraverso cui leggere la storia recente di questi luoghi.

Il terremoto del 2009 ha lasciato ferite profonde anche a Tornimparte, e la ricostruzione è un processo ancora in corso. La festa della Madonna della Neve, in questo contesto, assume un significato ancora più potente. È un atto di resistenza civile, un’affermazione che, nonostante tutto, la vita continua, che le tradizioni non si sono interrotte e che la speranza non ha abbandonato queste terre. È un modo per dire: «Ci siamo, siamo qui, siamo una comunità viva».

In un mondo sempre più connesso, più digitale ma spesso alienato, la festa della Madonna della Neve a Barano di Tornimparte è un antidoto prezioso. È una celebrazione che ci ricorda che l’identità di un luogo non è fatta solo di pietre e di case, ma è tessuta dalla memoria, dalla fede e, soprattutto, dalla forza inesauribile delle relazioni umane. E in un pomeriggio d’agosto, tra sorrisi, abbracci, preghiere e un’allegria contagiosa, questo piccolo paese abruzzese lo dimostra al mondo intero.