05 Agosto 2025 - 16:58:07
di Vanni Biordi
La cornice è suggestiva, il teatro comunale “Francesco Giuliani” di Castel del Monte, borgo incastonato nel cuore del Gran Sasso. L’occasione è la riunione, organizzata dalla Camera di Commercio Gran Sasso d’Italia e dal Comune, per presentare i ristori a favore degli allevatori colpiti dalla Blue Tongue. La partecipazione è stata ampia e sentita, una manifestazione tangibile della preoccupazione di un intero settore.
Le cifre sono chiare: un fondo di 100 mila euro, finanziato dalla Camera di Commercio, destinato a coprire parte delle spese per vaccini, repellenti e lo smaltimento dei capi. La comunicazione, veicolata dal presidente Antonella Ballone e dal sindaco Pastorelli, parla di «vicinanza concreta» e di «aiuto tangibile e tempestivo». Si evoca la tradizione, l’identità, la cultura pastorale. Il vice presidente della Giunta regionale, Emanuele Imprudente, aggiunge un tassello importante: la Regione sta lavorando a misure aggiuntive per compensare le perdite e aiutare la rigenerazione delle greggi, con un occhio attento anche alla PAC per evitare penalizzazioni.
Tutto questo si traduce in un contributo a fondo perduto che copre il 70% delle spese ammissibili, con un massimo di 50 euro per ogni capo morto. Un gesto importante, certo, ma forse insufficiente per affrontare una crisi così profonda. L’epidemia di Blue Tongue, con la sua scia di capi morti e un calo produttivo che mette in ginocchio interi allevamenti, richiede interventi di ben altra portata.
L’atteggiamento è, senza dubbio, positivo, rassicurante. Si parla di collaborazione, di unione tra istituzioni e di una comunità che si stringe intorno ai suoi allevatori. Ma, al di là delle parole, la situazione ci impone uno sguardo più critico.
Questi 100 mila euro sono un «primo passo», come ha detto la presidente Ballone, ma rischiano di restare un’azione isolata, un’aspirina somministrata a un malato grave. La sensazione è che si stia intervenendo sull’emergenza immediata senza affrontare la fragilità strutturale del settore.
La Blue Tongue non è una calamità isolata, ma l’ennesima spia di un sistema zootecnico che vive una crisi endemica, tra cambiamenti climatici, aumento dei costi e una burocrazia che spesso lo soffoca. In questo scenario, il contributo annunciato, pur lodevole, non può essere visto come la soluzione definitiva.
È una pezza a colori su un tessuto che sta cedendo.
Il punto non è solo erogare fondi, ma costruire un sistema di prevenzione e supporto che sia robusto e capace di resistere alle crisi future.
La speranza è che le misure di ristoro promesse dalla Regione si concretizzino in un piano organico che dia davvero un futuro al settore zootecnico abruzzese, altrimenti il rischio è che l’evento di Castel del Monte rimanga una celebrazione di buone intenzioni piuttosto che l’inizio di una vera rinascita.