06 Agosto 2025 - 10:43:52

di Redazione

«Nella città che aveva investito sulla cultura e l’alta formazione per il suo rilancio, che aveva fatto del sapere uno degli asset strategici su cui scommettere per ricostruire un tessuto economico solido e sostenibile, assistere alla festosa riapertura di un Istituto penale minorile laddove, fino a qualche mese fa, c’era la sede universitaria di Economia è una sconfitta, per l’intera comunità. È una sconfitta vedere trasformate aule universitarie, animate fino a qualche settimana fa da ragazze e ragazzi che stavano costruendo il loro futuro, in celle»

Lo scrive in una nota il Partito Democratico cittadino all’indomani dell’inaugurazione dell’Istituto penale minorile.

«Carcere minorile che, anche in questa città come altrove, è divenuto ieri puro strumento di propaganda per la destra, una sorta di feticcio ideologico della loro idea di cultura della repressione, in cui rinchiudere più giovani possibile, come testimoniano purtroppo i numeri conseguenti il carcerocentrico ‘decreto Caivano’ che ha fatto sì venisse battuto ogni record di affollamento degli Istituti penali minorili. Non poteva mancare dunque alla celebrazione di ieri il sottosegretario Del Mastro, che non molto tempo fa ha asserito di provare “gioia nel non far respirare detenuti su auto della polizia”. Proprio lui ha lanciato la macabra idea di intitolare l’istituto a san Francesco d’Assisi, una proposta che ci riesce difficile anche solo commentare per quanto assurda, ma che non possiamo derubricare alla sola categoria di un triste folklore poiché segnale evidente di una pericolosa, quanto perversa, propaganda ideologica».

«Come Partito Democratico vigileremo affinché questo Istituto abbia davvero tutti i mezzi e le risorse per svolgere al meglio la sua funzione primaria, quella rieducativa, visto che nonostante le autocelebrazioni della destra il personale addetto, nonostante si tratti di vincitori di concorso, ha già avuto bisogno di corsi aggiuntivi in ambito pedagogico. E vigileremo affinché si eviti il ventilato ampliamento dell’istituto, tanto più che ad oggi è del tutto sprovvisto di personale carcerario, e chissà se settembre sarà la reale data di riapertura. Ciò su cui bisogna investire, e non ci stancheremo mai di ribadirlo, è la prevenzione e non la repressione. L’educazione e non la reclusione. La riabilitazione e non la punizione – prosegue la nota – Il sindaco della città, mistificando a suo modo la realtà con i soliti video di propaganda in cui rivendica questo “straordinario” risultato, non ha trovato di meglio che accusare il Partito democratico di aver chiuso il carcere minorile. Non è vero, ovviamente: a chiuderlo, già prima del terremoto del 2009, era stata l’amministrazione penitenziaria che aveva deciso di aprire una sezione minorile nel carcere degli adulti. A seguito del sisma, e su forte sollecitazione del senato accademico dell’Università, il nostro partito – con l’allora classe dirigente nazionale e locale – si è fortemente impegnato invece, e lo rivendichiamo con forza, a trasformare quel luogo di coercizione in uno spazio aperto al futuro, affidato all’Università dell’Aquila per dedicarlo ai corsi di Economia».

«Ad aprile 2012, l’allora amministrazione di centrosinistra sottoscrisse un accordo tra Istituzioni, col Governo e i ministeri competenti, per trasformare e riqualificare quella importante area della città, alle porte del centro storico, realizzando una cittadella della cultura, con l’Università nei locali dell’ex minorile ed un polo scolastico nell’ex Caserma Rossi, riordinando la viabilità e le strutture provvisorie dei Vigili del Fuoco. Una decisione che stava dentro un preciso piano strategico che aveva individuato nell’alta formazione una delle chiavi di rilancio della città, col potenziamento dell’Università, l’intuizione di portare all’Aquila il GSSI, la tessitura di una relazione con le altre strutture di ricerca e formazione. Tutto cancellato dalla destra al governo della città che, in 8 anni, non è stata in grado di restituire una vocazione a quell’area, per poi rispondere con straordinaria solerzia, da un giorno all’altro, ai diktat del governo, buttando fuori l’Università da Collesapone – con tutti i pesanti disagi che ne sono conseguiti, con i danni incalcolabili causati alle studentesse e agli studenti oltre che ai docenti e al personale tecnico amministrativo a servizio dei corsi di Economia, e con i riflessi che ciò avrà nei prossimi mesi – per riaprire il carcere minorile mentre poco più in là, tra i ruderi della ex Caserma Rossi senza destinazione, si sta realizzando un parcheggio, col taglio indiscriminato di alberi sani, in un’area che avrebbe potuto rappresentare un campus scolastico nel verde a servizio del centro storico. Un fallimento politico, sociale e culturale oltre che economico», aggiungono.

«Possibile non ci fossero davvero altre soluzioni? Davvero non poteva realizzarsi un Istituto altrove? D’altra parte, viene da chiedersi come mai i lavori a Collesapone siano proceduti così speditamente, a fronte dei ritardi insostenibili nel dare una svolta alla ricostruzione delle scuole cittadine e della disattenzione delle Istituzioni per le altre strutture universitarie ancora in attesa di vedere l’avvio dei lavori – conclude ilPd – Evidentemente, le priorità sono altre e raccontano due diverse idee di città, di futuro: da un lato, chi ha lavorato negli anni per rendere L’Aquila una città accogliente, culturalmente viva, vocata all’alta formazione, alla cura, all’inclusione e al sostegno ai più fragili; dall’altro, chi sta sfasciando la città chiudendola su se stessa, costruendo celle dove c’erano aule universitarie, lasciando oltre 4 mila bambini in moduli scolastici provvisori mentre si investono milioni su palchi, feste e pavimentazioni, cementificando dove c’erano alberi, imponendo una deriva securitaria e repressiva invece di alimentare un tessuto capace di educare, formare e sostenere le giovani generazioni nella costruzione del loro futuro».

Anche Sinistra italiana interviene sull’argomento, asserendo che

«Un evento celebrato come un grande segnale di attenzione del Governo verso il territorio e le problematiche vissute dalle ragazze e dai ragazzi che qui vivono -scrive Sinistra italiana Se davvero si pensa che investire sulla detenzione minorile sia un modo efficace per contrastare il disagio giovanile, come riportato nella nota del senatore Liris, siamo di fronte a due ipotesi: o si è scoperta una nuova frontiera della pedagogia oppure si sta dando una risposta “facile” ma sbagliata a un problema complesso e reale. Il carcere, per sua natura, rappresenta un fallimento. Se un o una minorenne arriva a varcare quelle porte, significa che molte cose non hanno funzionato prima: la scuola, i servizi sociali, le opportunità, le politiche pubbliche, la prevenzione, oltre naturalmente la famiglia. La politica dovrebbe preoccuparsi di questo, non alimentare la distorsione per cui la repressione è giusta e necessaria, quasi fosse un antidoto naturale alla devianza».

«Che le carceri servano è vero: devono essere luoghi in cui si tutela la dignità umana e si offre un percorso di rieducazione ma funzionano solo se in relazione e in sinergia con il mondo esterno, se danno davvero una possibilità, non se diventano parcheggi esistenziali – aggiunge Si – quando non vere e proprie palestre del disagio. Fortunatamente a L’Aquila abbiamo un ottimo esempio in cui il tribunale dei minori e tutta l’organizzazione degli uffici di pena minorile sono indirizzati al reinserimento delle ragazze e dei ragazzi puntando sull’inclusione e non sulla coercizione. Come abbiamo affermato però l’Istituto di pena è l’ultimo stadio per il recupero delle devianze giovanili e purtroppo i dati parlano chiaro: tra il 60 e il 70% dei giovani che entrano in un Istituto Penale per Minorenni, una volta usciti, tornano a commettere reati. Qualcosa evidentemente non sta funzionando e la politica dovrebbe avere il coraggio di guardare lì dove le risposte non sono facili ma urgenti e dovute. Dobbiamo qui ricordare che l’Istituto Penale per Minorenni dell’Aquila non era attivo già da prima del sisma del 2009 in quanto ci risulta che la sua chiusura era frutto di scelte amministrative volte a razionalizzare le risorse, accorpando la sezione minorile al carcere per adulti; è così l’Università dell’Aquila avanzò la richiesta di utilizzo della struttura, ottenendone l’assegnazione grazie a una convenzione con la Protezione Civile e il Ministero della Giustizia».

«Dal 2014 l’edificio ha ospitato i corsi di Economia, con investimenti continui e servizi come la mensa condivisa con il Conservatorio. Nel 2023 il sottosegretario Del Mastro ha rivendicato la struttura per ripristinarne la funzione carceraria, costringendo l’università a sgomberare gli spazi nel gennaio 2025 – prosegue la nota -. Una nuova sede penitenziaria poteva essere costruita altrove, preservando un presidio formativo strategico invece, l’azione politica di una destra che pensa che carcere e repressione siano sinonimi di sicurezza, ha preferito sacrificare l’università, danneggiando studenti e territorio e penalizzando un corso di laurea, quello di Economia, che dovrebbe essere sostenuto e non affossato. In poche parole si festeggia la riapertura dell’IPM mentre si tolgono locali all’Università: questa è la plastica rappresentazione di una visione di società che non ci piace e non ci appartiene ossia quella che sottrae spazi alla conoscenza e che non pensa in maniera strategica per il bene delle giovani generazioni e della comunità in generale. Ripetiamo: la necessità di avere un Istituto Penale per Minorenni poteva essere soddisfatta diversamente, di certo non a danno di uno dei più grandi beni del nostro territorio che è l’Università».

Al Pd replicano Leonardo Scimia (FdI), Daniele Ferella (Lega) e Fabio Frullo (UDC) chen definiscono il comunicato del Pd «un pot-pourri farneticante, un’accozzaglia di accuse pretestuose e contraddittorie, animate più dal bisogno di polemizzare che dal rispetto per la verità dei fatti o per il valore istituzionale di quanto è stato restituito alla città».

«La riapertura dell’IPM non è né una decisione calata dall’alto né tantomeno un “simbolo di repressione”, come sostenuto in modo grottesco e ideologico dal PD. È il frutto di un percorso sinergico tra istituzioni, che ha visto il Ministero della Giustizia riacquisire l’utilizzo legittimo di una struttura di sua proprietà, dopo che – per anni – era stata generosamente messa a disposizione dell’Università per affrontare le difficoltà post-sisma – sottolineano – Nel frattempo, l’Ateneo ha potuto ristrutturare il polo di San Basilio – concesso proprio da questo Comune nel 1992 – e oggi dispone finalmente di una sede permanente e moderna, chiudendo così un ciclo virtuoso che ha coinvolto e rafforzato tutte le istituzioni coinvolte. In un momento in cui il sovraffollamento carcerario è sotto gli occhi di tutti, L’Aquila torna a dotarsi di un presidio pensato per accogliere, rieducare e reinserire giovani in difficoltà, evitando che vengano sradicati dal territorio e dai propri affetti, e garantendo un trattamento realmente umano, in linea con l’articolo 27 della Costituzione, un esigenza non solo della città ma dell’intera Regione».

«Comprendiamo il fastidio del PD di fronte a un risultato concreto, ottenuto da chi amministra con serietà e visione. Ma ci saremmo aspettati almeno un po’ più di coerenza. È difficile, infatti, ignorare che furono proprio esponenti del Partito Democratico – come i senatori Michele Fina e Walter Verini – a visitare il Tribunale dei Minorenni nel 2023, riconoscendo l’urgenza della riapertura dell’Istituto e impegnandosi pubblicamente a sostenerla. Com’è possibile che ciò che era “urgente” e “necessario” ieri sia diventato oggi un “fallimento totale”? È bene chiarire che l’Università non è stata cacciata da nessuna parte, come invece si vuol far credere: ha potuto concludere il suo ciclo temporaneo nei locali dell’ex IPM, con piena consapevolezza e in accordo con le istituzioni competenti, e oggi dispone di una nuova sede. Parlare di “espulsione” è semplicemente falso e offensivo per il lavoro di tanti», aggiungono.

«Inoltre, fa sorridere che chi oggi invoca il “futuro dei giovani” sia lo stesso che ha lasciato oltre 4.000 bambini nei MUSP per anni, senza aver avviato i cantieri promessi ma soprattutto senza un’idea reale di un piano di assetto scolastico. La destra, in pochi anni, ha sbloccato risorse, approvato progetti e messo in moto interventi concreti per uscire dall’emergenza. Chi c’era prima, e oggi fa la morale, non può cancellare il proprio immobilismo con un comunicato polemico – concludono – Il PD eviti dunque di confondere i cittadini con narrazioni ideologiche e contraddittorie. I giovani si aiutano con strutture, servizi e progetti concreti, non con gli slogan e con questo approccio da semi hippy che fa solo sorridere. L’Aquila ha oggi un Istituto moderno, pronto a svolgere la sua funzione rieducativa e sociale. Questa è la realtà. Tutto il resto è propaganda di chi ha esaurito le idee e ora prova a riscrivere la storia».