09 Agosto 2025 - 13:40:55
di Tommaso Cotellessa
«Lavorare non è morire», questo era stato il monito lanciato dal presidente della repubblica Sergio Mattarella, eppure la piaga delle morti sul lavoro continua a sanguinare inesorabilmente
Il bilancio delle vittime sul lavoro nei primi sei mesi del 2025 infatti è drammatico: 502 decessi, 33 in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+7%).
È quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega di Mestre, che evidenzia un aumento del 33% degli infortuni mortali in itinere, mentre restano sostanzialmente invariati quelli avvenuti in occasione di lavoro.
Escludendo i tragici incidenti in itinere, la situazione rimane grave: sette regioni sono classificate in “zona rossa” per l’incidenza di morti sul lavoro, tra cui l’Abruzzo, insieme a Basilicata, Umbria, Trentino-Alto Adige, Sicilia, Puglia e Campania.
Entrando nel merito della situazione abruzzese si evince che sono state 10 le vittime nei primi sei mesi del 2025, un dato che colloca la regione al sesto posto in Italia per indice di incidenza. Tra le abruzzesi la provincia più colpita è Chieti, al 12° posto nella graduatoria nazionale con 5 decessi. Seguono Teramo al 46° posto, Pescara al 52° posto e L’Aquila al 76°.
La maglia nera fra le regioni per numero di decessi la indossa la Lombardia che detiene il primato negativo con 56 morti in occasione di lavoro, seguita da Veneto, Campania, Sicilia, Piemonte.
Complessivamente il rapporto sottolinea come questi numeri non rappresentino solo una statistica, ma segnalino l’urgenza di interventi mirati in materia di sicurezza, prevenzione e formazione, affinché il lavoro non continui a costare vite umane a un ritmo così inaccettabile.
Nessuno dovrebbe uscire per guadagnare e finire per perdere tutto.