11 Agosto 2025 - 11:30:28
di Martina Colabianchi
Le sigle sindacali si dividono sull’approvazione in Consiglio regionale, nella notte tra il 5 e il 6 agosto, del progetto di legge che prevede la costituzione dell’Agenzia regionale per il lavoro (Aral), fortemente promossa dall’assessore alle Attività produttive Tiziana Magnacca, che ne ha sottolineato la necessità per riformare il mercato del lavoro agevolando l’incontro tra imprese e lavoratori e ridando centralità al servizio pubblico.
Se la Cisl vede nell’istituzione dell’Aral un passo importante per migliorare i servizi e rafforzare le politiche attive del lavoro, e la Uil accoglie la riforma pur promettendo un’attenta vigilanza affinché non si tratti solo di una modifica formale, molto critica resta la posizione di Cgil Abruzzo Molise.
Nonostante il sindacato riconosca, da una parte, la positività di alcune modifiche apportate al progetto di legge a seguito di un confronto con le opposizioni politiche, dall’altra continua a ritenere l’Aral un’ «agenzia anacronistica», la cui costituzione è stata approvata «pensando che le problematiche legate alle politiche del lavoro possano essere risolte dallo stravolgimento, l’ennesimo, di un assetto organizzativo piuttosto che legato ad una programmazione seria, attenta e rispondente ai bisogni dei territori e delle realtà produttive».
Per la Cgil, scrivono in una nota la segretaria Cgil Abruzzo Molise Federica Benedetti ed il segretario Fp Cgil Abruzzo Molise Luca Fusari, «non sono assolutamente sufficienti le modifiche apportate al testo per poter gioire e parlare del raggiungimento di un obiettivo condivisibile sia dal punto di vista del merito ma anche del metodo».
Bene per il sindacato il riconoscimento del diritto di scelta per tutti, «ma verificheremo alla scadenza dei 12 mesi – scrivono – se questa opzione sarà effettivamente esigibile per tutti i dipendenti che in prima applicazione saranno distaccati in Aral».
Cgil chiede che sia anche tutelata la sede di lavoro per chi sceglie, che vengano valorizzati i lavoratori tramite avanzamenti di carriera e che il calcolo di TFR/TFS sia equo. E ancora, che il monitoraggio dei risultati dell’ARAL sia politico e tecnico, non un giudizio diretto sugli operatori dei Cpi, «centinaia di operatori che in questi anni non solo hanno svolto compiti sopra le loro mansioni, ma hanno, nonostante privi di strumenti adeguati, garantito sempre un servizio che agevolasse la crescita occupazionale con professionalità e abnegazione, oltre che affiancare gli utenti in tutte le fasi di politica attiva e formativa».
Infine, sottolineando l’incompleto e poco trasparente confronto con i sindacati nel corso dell’elaborazione del progetto di legge, come dimostrerebbe anche il tavolo tecnico con la Giunta mai concluso, Cgil chiede che lo statuto dell’Aral sia costruito con il coinvolgimento reale delle parti sociali.
Parti sociali forse troppo accondiscendenti secondo i due segretari e che quindi, anche questa volta, si mostrano disunite.