20 Agosto 2025 - 09:43:54
di Tommaso Cotellessa
Le parole contano. I nomi, le definizioni, i termini che scegliamo non sono mai neutri: servono a classificare, a dare senso, a orientare la comprensione collettiva. Eppure, le parole da sole non bastano: devono misurarsi con i fatti, con la concretezza, con la realtà che pretendono di descrivere.
Partendo da questa premessa, arriviamo al tema centrale. La Get Energy Prime Italia Srl ha manifestato l’intenzione di realizzare un impianto per la gestione dei rifiuti plastici nel territorio del Comune di Sulmona.
Secondo l’amministratore dell’azienda, Mearcorelli, non si tratterebbe di un inceneritore, e dunque non dovrebbe essere definito come tale. Ma è proprio qui che le parole si scontrano tra loro. Come fa notare il Forum H2O, nella documentazione depositata dall’azienda presso la Regione Abruzzo — nella parte accessibile al pubblico — lo stesso impianto viene infatti classificato come inceneritore destinato all’incenerimento di rifiuti urbani e speciali.

Non solo: la stessa Regione Abruzzo sembra condividere questa interpretazione. Nel parere emesso a maggio 2025, con cui ha disposto l’avvio della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), il progetto è descritto come fondato sulla “dissociazione molecolare dei rifiuti”, seguita dalla combustione del gas e dell’olio ottenuto, con conseguenti emissioni in atmosfera attraverso camini.
La battaglia semantica rischia quindi di diventare una sterile baruffa, mentre il vero nodo è il rapporto tra parole e realtà. Con ironia, gli attivisti del Forum osservano che l’amministratore, nel tentativo di negare l’evidenza, abbia finito per “dissociarsi da sé stesso”. Citando una battuta di Massimo Troisi in Ricomincio da tre, scrivono: «Potremmo anche chiamarlo Ugo», ma poi aggiungono che resta necessario fare i conti con i fatti.
Ed è proprio questo il punto: serve chiarezza, subito. Le parole sono importanti, anzi fondamentali, soprattutto quando hanno un impatto diretto sull’opinione pubblica. La trasparenza non è un dettaglio né una virtù opzionale: è un obbligo quando si parla di tutela del bene comune.
Le parole sono importanti perché, come le emissioni di un camino industriale, possono avere effetti concreti e profondi sulla collettività.