20 Agosto 2025 - 11:12:45

di Redazione

«È un nuovo pasticcio l’approvazione in fase di assestamento di bilancio da parte della maggioranza di centrodestra di un emendamento che stravolge la legge regionale n. 42/2013 sulla Polizia Locale, introducendo deroghe che consentono ai sindaci la designazione di Comandanti estranei ai corpi stessi».

Lo hanno detto i consiglieri regionali del Partito Democratico che in una nota attaccano la maggioranza di centro destra proprio all’indomani dell’aspro dibattito politico tra il presidente Sospiri ed il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi sul tema e a pochi giorni dall’approvazione dell’emendamento al centro della diatriba politica.

«Una scelta grave – attaccano i dem -, che ha avuto il nostro no netto e chiaro, ma che è passata nel tritacarne dei provvedimenti omnibus approvati dal centrodestra a notte fonda nell’ultimo Consiglio regionale, salvo i ripensamenti di oggi dopo la levata di scudi di sindacati e associazioni di categoria della Polizia Locale in tutta Italia che stanno costringendo il Governo regionale a un imbarazzante dietro front, con Forza Italia e persino chi era stato inizialmente indicato come ispiratore della proposta che si stanno dissociando a polemica scoppiata».

«Parliamo di una modifica che, così com’è stata presentata, sembrava pensata ad hoc per risolvere una controversia legata al Comune dell’Aquila – proseguono i consiglieri PD – ma che in realtà mina l’autonomia e la specificità della Polizia Locale, ignorando ripetute sentenze di Tar e Consiglio di Stato. per questo, alla luce anche delle prese di posizione della sua filiera politica (Forza Italia con il presidente Sospiri e Fratelli d’Italia con il sindaco Biondi) chiediamo al presidente Marsilio e alla sua maggioranza di tornare sui propri passi e di ascoltare chi ogni giorno lavora sulle strade, tra i cittadini, per la sicurezza reale delle nostre comunità. L’unità e la dignità della Polizia Locale non si barattano per qualche nomina in più».

Alle parole del Partito Democratico locale fanno eco quelle del senatore Michele Fina, che annuncia l’intenzione di portare il caso in Parlamento. «Assistiamo attoniti allo scontro tra il Sindaco dell’Aquila e il Presidente del Consiglio regionale: una ruggine tutta interna alla destra che governa la Regione e il capoluogo, sul tema della nomina dei comandanti dei Corpi di Polizia Locale – scrive -. Uno scontro che nasce dalla pervicace ostinazione del sindaco Biondi che, sin dal 2017, si è rifiutato di nominare un capo della Polizia Locale tra i componenti del Corpo: una scelta che è costata al Comune dell’Aquila numerosi pronunciamenti di condanna della giustizia amministrativa».

«Ora il sindaco dell’Aquila, che incidentalmente dovrebbe essere anche responsabile nazionale enti locali di Fdi a proposito di come la destra pensa di esercitare i poteri di governo – invece di attenersi alle decisioni dei giudici amministrativi in sede di TAR e Consiglio di Stato, vorrebbe risolvere il suo problema locale con un colpo di spugna alla legge. Ma non si può fare della legge uno strumento per risolvere i propri problemi amministrativi: è evidentemente un’offesa alle istituzioni regionali e a chi le guida».

«La modifica alla legge n. 42/2013 è sbagliata, come hanno dichiarato tutti sindacati, le associazioni professionali e gli osservatori competenti. In questi giorni ho raccolto proteste, informazioni posizioni apparse sulla stampa per farne un quesito parlamentare in forma di interrogazione, da rivolgere — appena il Parlamento tornerà al lavoro — ai Ministri dell’Interno, della Giustizia e della Pubblica Amministrazione, ciascuno per le proprie competenze. Vengono colpiti infatti gli ambiti peculiari di polizia giudiziaria e tutela dell’ordine pubblico cui la Polizia locale è chiamata: alla faccia della tanto sbandierato sicurezza».

«È una ferita all’ordinamento della Polizia Locale: questa modifica consentirebbe la nomina di dirigenti non appartenenti al Corpo, in violazione dei principi della legge 65/1986 e in contrasto con i principi costituzionali che vi sono alla base. Stupisce che la destra, – conclude Fina – che a chiacchiere dice di voler difendere e rispettare le divise, con questa vicenda dimostri l’esatto contrario: quando si tratta di comandare con arroganza, non si guarda in faccia a nessuno, neanche a chi col proprio lavoro onora ogni giorno la divisa e tutela la sicurezza dei cittadini».

Consigliere Padovani: «Sindaco o il prefetto procedano alla nomina di un comandante legittimo»

«E’ un agosto bollente per la Polizia Locale aquilana. Con un emendamento “casualmente” coincidente con il commissariamento da parte del TAR Abruzzo del Comune dell’Aquila (sentenza n.276 del 26.7.2025), la maggioranza Marsilio ha approvato una palese violazione della normativa in materia (Legge n.65/86) e del principio costituzionale della separazione dei poteri, in quanto si è stabilito che in caso di vacanza del posto di Comandante della Polizia Locale il Comune può conferire l’incarico ad altro dirigente dell’ente».

Lo scrive in una nota il consigliere comunale Gianni Padovani.

«Un emendamento illegale ed incostituzionale, come abbiamo subito sottolineato in una lettera inviata a Mattarella e Meloni, che cancella decenni di civiltà giuridica e riporta la nomina del vertice del Corpo in ambito politico, come era durante il ventennio fascista, privandolo delle essenziali caratteristiche di terzietà ed autonomia rispetto all’Amministrazione pro- tempore. Alla nostra lettera ai vertici della Repubblica sono seguite le dure e motivate reazioni delle associazioni nazionali della Polizia Locale (Anvu, Ancpum, Direts, Direl, Csa, Ral, Cisl, ecc.), che hanno prodotto, tra l’altro, esposti alla Magistratura e diffide verso il Comune, invitato a non applicare la modifica legislativa, e la Regione, invitata a cancellare il vergognoso emendamento in autotutela onde non incorrere in vari profili di responsabilità anche penale».

«Ricordate le premesse, per permettere ai cittadini di comprendere a che punto siamo con questa telenovela insieme ridicola e tragica, vogliamo sottolineare il fatto che la Polizia Locale del Capoluogo vive da sette lunghi anni in uno stato di assoluta precarietà, priva di un Comandante legittimo. Questo ha comportato conseguenze gravi nelle delicate materie che sono di competenza del Comandante e soprattutto sulla mancata programmazione e gestione della sicurezza urbana – e come si vede! Le continue risse nelle ore serali e notturne, la congestione caotica del traffico veicolare, il frequente verificarsi di incidenti e rallentamenti, sono per una parte conseguenze della mancata pianificazione della sicurezza».

«Come pure mancata pianificazione è la segnaletica contraddittoria, la mancanza di educazione stradale, gli attraversamenti pedonali mancanti o invisibili, i lavori fatti senza programmazione, i dehors alla “faccio come mi pare”, i parcheggi selvaggi e sempre carenti, le multe a singhiozzo senza regola, etc, etc, etc. Ora basta con i trucchi ed i raggiri, come pure un trucco è l’emendamento della vergogna: il Prefetto, commissario ad acta, provveda ad espletare le procedure per la nomina di un Comandante, ove il Sindaco dovesse continuare pervicacemente ad opporsi come dimostra anche in queste ore, arrampicandosi sugli specchi per difendere un emendamento assolutamente indifendibile e sonoramente bocciato da tutti! La città ha bisogno di ordine e di maggiore sicurezza, i cittadini lo pretendono, questo richiede necessariamente un Comandante che pianifichi ed agisca, sia presente ogni giorno ed affronti il progressivo ed inaccettabile declino della qualità della vita urbana in Città e nelle periferie».

«In via meramente ricognitiva, senza alcuna pretesa di anticipare decisioni all’attenzione dell’autorità giudiziaria, ci permettiamo di consigliare all’Amministrazione aquilana maggiore prudenza nella condotta da tenere sulla nomina del Comandante, dato che l’applicazione temeraria dell’emendamento contestato comporterebbe sicure conseguenze penali (artt.388 e 110 cp), qualora fosse accertata dal Magistrato la finalità dolosa di sottrarsi all’adempimento di obblighi derivanti da provvedimenti giurisdizionali. Il “caso L’Aquila”, per responsabilità gravi e reiterate dell’Amministrazione, è ormai sotto i riflettori nazionali. Dopo gli interventi precisi e di buon senso delle associazioni nazionali della polizia, la Regione Abruzzo dovrà necessariamente fare macchina indietro, come iniziano ad ammettere Forza Italia ed il presidente del Consiglio Sospiri, ed applicare in autotutela la cancellazione o la sostanziale revisione dell’emendamento, onde evitare palesi responsabilità legali alle quali andrebbe incontro il Presidente Marsilio ove non desse corso alle diffide».

«Il sindaco ed il Prefetto, chiamati a dare attuazione ai giudicati esecutivi del Tar e del Consiglio di Stato, dovrebbero prudenzialmente procedere alla nomina di un dirigente Comandante, competente e professionale, nel rispetto della legge, senza tener conto del vergognoso emendamento che cadrà sotto i colpi delle diffide o della giustizia, in considerazione della sua acclarata illegalità. Ove il Sindaco ed il commissario ad acta non dessero applicazione ad un giudicato esecutivo, porrebbero in essere comportamenti dannosi con responsabilità di vario tipo, come ampiamente sottolineato dalle associazioni nazionali della polizia locale».

«Dare attuazione all’emendamento, infatti, equivarrebbe a cambiare le regole di una partita di calcio al 90′ minuto, a favore del Comune dell’Aquila che sta perdendo 6 a 0 (ed infatti per ben sei volte il Comune ha perso dinanzi alla giustizia e continua pervicacemente con artifizi e raggiri a non voler nominare un legittimo Comandante del Corpo). Le sentenze definitive non vanno interpretate ma semplicemente applicate ed il commissario ad acta ha il dovere di eseguirle sia a tutela di chi ha visto riconoscere le proprie ragioni, sia dell’ordinamento, essendo evidente a tutti che l’emendamento furtivo è illegale oltre che immorale».

«Non ci opponiamo ovviamente ad un fine tuning di una normativa regionale sulla Polizia Locale, ma riteniamo che ogni intervento debba avvenire nel pieno rispetto della Costituzione, nella trasparenza procedurale e con il coinvolgimento delle professionalità del settore, applicando quelle procedure di concertazione sempre previste in democrazia e non eludibili con colpi di mano tipo un emendamento truffaldino ed inconferente. La Polizia Locale è il primo presidio di legalità e sicurezza per i cittadini: non può in alcun modo diventare strumento di gestione politica contingente, né essere privata delle garanzie di terzietà e professionalità che la Costituzione e la normativa nazionale da sempre tutelano».

Polizia Locale, Abruzzo Insieme: «Il centrodestra si sbrana da solo»

Molto duri sul punto anche i consiglieri regionali Vincenzo Menna e Giovanni Cavallari del gruppo Abruzzo Insieme. «Altro che fraintendimento. Altro che norma tecnica. L’emendamento sulla Polizia Locale è stato scritto, voluto e approvato consapevolmente. Ora che il polverone si è alzato – con sindacati sul piede di guerra e malumori crescenti tra gli operatori – parte il teatrino delle smentite, delle retromarce e delle finte sorprese. Ma è troppo tardi», scrivono in una nota.

«Il centrodestra abruzzese è allo sbando: da una parte chi ha approvato l’emendamento in aula regionale, dall’altra chi, come il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, cerca ora di prendere le distanze fingendo di essere vittima di un “attacco politico” – continuano -. La verità è che questo pasticcio porta proprio la sua firma politica. Il tentativo di Biondi di recitare la parte dell’agnello sacrificale non regge. È stato proprio il suo partito – Fratelli d’Italia – a firmare e spingere per l’emendamento, con l’evidente obiettivo di risolvere problemi interni al Comune dell’Aquila, dove da anni si evita di nominare un comandante della Polizia Locale in barba a sentenze e norme. Ora, davanti al boomerang che sta tornando indietro, si cerca di scaricare le responsabilità su altri pezzi della stessa maggioranza. Una guerra tra bande, insomma».

«Mentre il centrodestra si azzuffa in pubblico, a pagarne il prezzo sono le istituzioni e gli operatori del Corpo di Polizia Locale, usati come pedine in una partita di potere. L’emendamento non è nato per migliorare la legge, ma per aggirarla. È stato scritto per risolvere una grana politica locale, altro che interesse generale. Ora si tenta di salvare la faccia parlando di “revisione”, ma senza assumersi la responsabilità del danno fatto».

«Ci troviamo davanti a un caso emblematico di cattiva politica: una maggioranza che si contraddice da sola, un sindaco che fa finta di cadere dalle nuvole e una legge regionale usata come strumento di regolamento di conti interni».

«Basta ambiguità. Basta giochi di potere sulla pelle degli operatori. Se davvero si vuole riformare la legge sulla Polizia Locale, lo si faccia in modo serio, coinvolgendo chi lavora ogni giorno nei territori, non calando emendamenti su misura per salvare le poltrone. Noi saremo vigili e intransigenti – concludono Menna e Cavallari -. La trasparenza non è negoziabile e la credibilità delle istituzioni non può essere sacrificata per gli equilibri interni del centrodestra».