20 Agosto 2025 - 18:42:01

di Beatrice Tomassi

Il turismo vale il 6,7% del PIL delle montagne italiane, un valore in linea con quello dell’intero Paese. E nell’estate i flussi aumentano.

Uncem, l’Unione nazionale dei Comuni, Comunità, Enti montani, ha stilato un rapporto per fare un quadro di tutte le aree montane del Paese, nelle quali il turismo non sarebbe possibile senza agricoltura e senza una corretta gestione dei versanti. Tutti i dati sono riferiti al 2023.

Nelle Alpi e negli Appennini vi sono 19,3 posti letto alberghieri ed extralberghieri ogni 100 abitanti. Il numero di presenze (pernottamenti) registrate nel corso di un anno è in media di 1200 ogni 100 abitanti. La durata media delle permanenze è di 3,1 giorni.

Andando nel dettaglio dei territori, sui posti letto alberghieri ed extralberghieri, numeri altissimi a Soraga di Fassa, Trentino-Alto Adige, con 254, seguita dall’area Walser Monte Rosa in Val d’Aosta con 239. La durata media delle permanenze vede con ottimi numeri l’Alto Maceratese, nelle Marche, con 13 giorni di durata media.

Un dato altrettanto importante, è quello della “occupazione turistica”, vale a dire il numero di addetti al settore. In questo caso spicca l’area di Villabassa, in provincia di Bolzano (Alto Adige).

Ma quali sono i numeri dell’Abruzzo?

La misura più significativa della importanza del turismo nell’economia locale è sicuramente l’incidenza percentuale del Valore Aggiunto della Filiera Turistica (considerando quindi il complesso delle attività che concorrono direttamente o indirettamente alla produzione dei servizi di accoglienza e di ospitalità), sul totale del Valore Aggiunto di ciascuna Comunità Territoriale.

Sul podio troviamo l’Alto Sangro e l’altopiano delle Cinquemiglia (12,3%), seguito dalla Maiella Madre (5,1%) e il Parco Sirente Velino (3,8%). A poca distanza c’è il Gran Sasso (3,0%).

Restringendo l’analisi alle sopracitate Comunità Territoriali abruzzesi, ad offrire un maggior numero di impieghi è l’Alto Sangro (1457 occupati), poi il Parco Sirente Velino (940). Si scende, invece, sotto i 400 con Maiella Madre e Gran Sasso.

Il massiccio più alto degli Appennini, però, conquista in termini di permanenza. Qui i turisti rimangono in media 3,1 giorni, mentre per tutte le altre località il dato scende sotto i 2,7 giorni. Un dato alto, quello del Gran sasso, nonostante il numero di posti letto alberghieri ed extralberghieri ogni 100 abitanti sia di 9,8, molto distante dal 56,4 dell’Alto Sangro.

Il rapporto dimostra che il turismo montano c’è ed è in crescita, non si può tuttavia parlare, come a volte accade, di un overtourism. Piuttosto, «possiamo parlare di picchi in alcuni periodi dell’anno, – evidenzia Marco Bussone, presidente nazionale Uncem – di aumento di flussi in alcuni giorni e in poche aree».

Poi un semplice invito:

«Se si va nelle aree montane, bisogna tenere presente che si va in sistemi complessi, ecologici e antropici. Le comunità dei paesi, che non sono borghi turistici, accolgono e sono decisivi per il turismo stesso. Evitarli o pensare non ci siano, è assurdo e inopportuno. Chi sale in montagna non porti tutto da casa. Compri in valle, faccia vivere quei negozi e quei bar».

«Non chiediamo assistenzialismo, – conclude – ma buonsenso e incontro».