23 Agosto 2025 - 09:51:15
di Martina Colabianchi
Tra il 2025 e il 2029, si stima che poco più di 3 milioni di lavoratori italiani (pari al 12,5 per cento circa del totale nazionale) lasceranno definitivamente gli uffici e le fabbriche per andare in pensione. La quasi totalità lo farà per questo motivo; tuttavia, una piccola minoranza non timbrerà più il cartellino anche per altri motivi, quali il ritiro volontario, la perdita dell’impiego, l’emigrazione all’estero o il passaggio dal lavoro dipendente a quello autonomo e viceversa.
Di questi 3 milioni, 1.608.300 sono attualmente dipendenti del settore privato (pari al 52,8 per cento del totale da sostituire), 768.200 lavorano nell’Amministrazione pubblica (25,2 per cento) e 665.500 sono lavoratori autonomi (21,9 per cento).
Questi dati non lasciano alcun dubbio: nel giro di qualche anno assisteremo a una vera e propria “fuga” da scrivanie e catene di montaggio. Un “esodo” mai visto fino a ora ma che, stando ai dati raccolti dall’ufficio studi Cgia Mestre, sembrerebbe per il momento interessare in maniera marginale l’Abruzzo.
In totale di domande di sostituzione, infatti, si attesterebbe, da qui al 2029, a 64.400, delle quali 31.400 provenienti da dipendenti privati che rappresentano il 48,8% del totale.
Se guardiamo al resto delle regioni, il dato risulta essere molto basso rispetto alla media italiana che si attesta a 3 milioni e 42 mila domande di sostituzione. Le regioni più coinvolte saranno quelle, ovviamente, dove la popolazione lavorativa è più numerosa e tendenzialmente ha una età media più elevata. Al primo posto scorgiamo quindi la Lombardia, seguita da Lazio e Veneto.
L’Abruzzo è però tra i primi posti in Italia rispetto all’indice di anzianità dei dipendenti privati, di molto superiore alla media italiana. Con un indice di 77,5, la nostra regione si colloca al quarto posto dopo, in ordine, Basilicata, Sardegna e Molise.
Le cause di questa tendenza sono numerose, spiega l’ufficio studi di Cgia Mestre: pochi ingressi nel mercato del lavoro dei giovani rispetto alle fasce anagrafiche che superano la soglia dei 55 anni e una più prolungata permanenza nei luoghi di lavoro degli addetti in età avanzata. Tutte ragioni che contribuiscono ad innalzare questo indicatore verso valori di criticità, destinato a rappresentare un problema soprattutto per gli imprenditori delle regioni più piccole.
Licheri (SI): «Occorre investire sui giovani»
«Fuga dal lavoro, in Abruzzo entro il 2029 perderemo quasi 65mila lavoratori. Occorre che la Regione investa su reali e qualificati percorsi di inserimento nel mondo lavorativo dei giovani. La vera scommessa sono, infatti, i giovani e l’innovazione, per far fronte alla svolta epocale di una popolazione che sta invecchiando e in cui i nostri ragazzi e le nostre ragazze scelgono di andare via. Occorre invertire questa tendenza con reali opportunità».
Così in una nota Daniele Licheri, segretario regionale di Sinistra Italiana, commentando il report della Cgia di Mestre. In Abruzzo si prevedono, tra il 2025 e il 2029, 64.400 domande di sostituzione, di cui 31.400 dipendenti privati.
«Ad allarmare, soprattutto, è l’indice di anzianità dei dipendenti privati, che vede la nostra regione sopra la media nazionale, con il 77,5% nel rapporto tra over 55 e under 35. Le cause di questa tendenza sono numerose, come sottolinea la Cgia: pochi ingressi nel mercato del lavoro dei giovani rispetto alle fasce anagrafiche che superano la soglia dei 55 anni e una più prolungata permanenza nei luoghi di lavoro degli addetti in età avanzata – continua Licheri -. Il problema è già ora, come sulle cronache regionali abbiamo visto in questi giorni alla Stellantis, con 600 lavoratori pronti a licenziarsi, il 12% della forza lavoro dello stabilimento di Atessa».