25 Agosto 2025 - 10:26:28
di Vanni Biordi
Il Superbonus 110%, introdotto nel 2020 per rilanciare l’economia post-pandemia attraverso incentivi fiscali per ristrutturazioni energetiche e sismiche, ha trasformato il panorama edilizio.
In Abruzzo, una zona ad alto rischio sismico e con un patrimonio immobiliare spesso datato, l’iniziativa ha immediatamente portato ad un boom di cantieri: oltre 10mila interventi avviati, con un focus su efficientamento energetico e ricostruzione post-terremoto.
Però, lo stop improvviso al bonus nel 2024 ha lasciato migliaia di lavori incompleti, creando disagi per imprese e famiglie. Ma il vero nodo è l’onda lunga degli abusi: frodi fiscali, irregolarità urbanistiche e cantieri fantasma che hanno gonfiato i costi pubblici a oltre 100 miliardi di euro a livello nazionale, con ripercussioni locali in province come L’Aquila e Pescara, dove si registrano casi di edifici ampliati illegalmente sotto il pretesto di “miglioramenti green”.
C’è da fare un distinguo normativo tra proprietari innocenti e colpevoli. Secondo il Testo Unico Edilizia, gli abusi si dividono in lievi, come piccole difformità sanabili con CILA o SCIA, e gravi, come costruzioni senza permesso o in zone vincolate, punibili con demolizione e sanzioni penali. Per il Superbonus, una deroga all’articolo 49 permette di non perdere l’incentivo per abusi preesistenti, purché non riguardino l’intero immobile. Qui emerge la distinzione: i proprietari “innocenti” sono spesso quelli che ereditano irregolarità storiche, ad esempio, verande abusive realizzate decenni fa da precedenti titolari, e possono sanarle retroattivamente per accedere al bonus, senza decadenza dell’agevolazione se l’abuso è parziale e non influisce sull’intervento incentivato.
Al contrario, i “colpevoli” sono coloro che commettono frodi intenzionali, come falsificare documenti per gonfiare crediti fiscali o realizzare abusi durante i lavori del Superbonus, rischiando il recupero integrale del bonus, multe e procedimenti penali per truffa aggravata ai danni dello Stato. In Abruzzo, il recente Decreto Salva Casa ha ampliato le tolleranze per abusi minori, fino al 5% di difformità, favorendo i proprietari in buona fede ma aprendo porte a interpretazioni lassiste.
Nel contesto abruzzese, gli abusi si intrecciano con la fragilità del territorio: zone montane e costiere hanno visto un aumento di cambi di destinazione d’uso illegali, da agricolo a residenziale, sotto l’ombrello del bonus, con rischi ambientali come erosione del suolo e inquinamento. Criticamente, il Superbonus sembra essere stato un boomerang: progettato per sostenibilità, avrebbe invece incentivato speculazioni, con controlli insufficienti da parte di Agenzia delle Entrate e Comuni. In Abruzzo, dove il tessuto economico è fragile, lo stop ha paralizzato imprese oneste mentre i furbetti hanno incassato crediti indebiti, aggravando il debito pubblico.
La normativa, pur distinguendo innocenti e colpevoli, pecca di ambiguità: perché non imporre verifiche preventive più stringenti? E perché estendere deroghe a hotel e condomini senza monitorare l’impatto sismico? Il consiglio è studiare una riforma urgente, necessaria per bilanciare incentivi e legalità, evitando che il “verde” diventi pretesto per il grigio dell’abusivismo.