25 Agosto 2025 - 14:59:51

di Vanni Biordi

In una cerimonia carica di simbolismo e devozione, questa mattina nella Sala Consiliare di Palazzo Margherita a L’Aquila è stata svelata la Croce del Perdono 2025, battezzata “Il faro di speranza”. Questa ventiseiesima opera d’arte sacra, realizzata dai maestri orafi aquilani Laura Caliendo e Gabriele Di Mizio, non è solo un capolavoro artigianale, ma un tratto ideale tra la tradizione aquilana e il messaggio universale del Giubileo 2025 indetto da Papa Francesco. La donazione gratuita alla comunità rafforza il ruolo della Perdonanza Celestiniana come evento spirituale di portata globale, in un anno che vede L’Aquila emergere come crocevia di pellegrinaggi internazionali.

La Croce del Perdono di quest’anno si presenta come una vera “mappa del perdono”, direttamente ispirata alla Bolla Spes non confundit di Papa Francesco, che invita i fedeli a un cammino di speranza e misericordia. Realizzata in argento 925 placcato oro con la tecnica della fusione a cera persa, l’opera omaggia quattro figure chiave della cristianità: San Pietro, fondamento della Chiesa; San Celestino V, il papa aquilano della grande misericordia; San Giacomo, patrono dei pellegrini; e San Francesco d’Assisi, emblema di povertà e rinnovamento spirituale.

Al centro, un’ancora simboleggia la speranza incrollabile, mentre nella parte inferiore una formella rettangolare incastona cinque pietre cabochon nei colori emblematici del Giubileo: verde, agata, per pace e speranza, azzurro, lapislazzulo, per sicurezza, giallo, topazio, per calore umano, rosso, corallo, per amore e condivisione, bianco per purezza e luce divina.

«Il nostro lavoro è un atto d’amore verso la città», hanno dichiarato Caliendo e Di Mizio durante la presentazione. «Ogni anno cerchiamo di dare forma a un messaggio spirituale universale, legando idealmente L’Aquila a Roma, Assisi e Santiago de Compostela».

Il sindaco Pierluigi Biondi, in qualità di Presidente del Comitato Perdonanza, ha consegnato ai due artigiani una pergamena di riconoscenza per i venticinque anni di impegno volontario. «La Croce del Perdono è diventata uno dei simboli più riconoscibili della Perdonanza», ha sottolineato Biondi. «Quest’anno, nel Giubileo, assume un valore ancora più alto, ricordandoci che L’Aquila non è solo custode di un rito antico, ma un faro che illumina il cammino di riconciliazione e speranza per il mondo intero».

Nel corso della conferenza stampa, ai due artigiani è stata consegnata anche una pergamena, segno di gratitudine da parte dell’amministrazione comunale.

«È il riconoscimento alla laboriosità degli artigiani dell’Aquila e del territorio, è un segnale di gratitudine a Laura Caliendo e Gabriele di Mizio che da 26 anni realizzano la croce che viene poi donata, per il tramite della Chiesa aquilana, al Cardinale incaricato dell’apertura della Porta Santa – ha detto Biondi ai microfoni di LaQtv -. È un suggello ad un simbolo di forza, redenzione, misericordia e che incarna a pieno il messaggio di Papa Celestino V».

La storia della Croce del Perdono affonda le radici nel 2000, quando Caliendo e Di Mizio donarono la prima opera alla città, con l’intento di offrirla al cardinale per l’apertura della Porta Santa durante la Perdonanza. Un gesto di gratitudine verso una comunità che ha sostenuto il loro laboratorio, soprattutto dopo il terremoto del 2009 che ha devastato L’Aquila. «Viviamo tutto l’anno grazie ai cittadini aquilani», hanno ricordato gli orafi, citando anche il “Codice del Perdono” del 1998, un gioiello per la Dama della Bolla.

Nel 2005, il Comitato Perdonanza ha istituzionalizzato la figura della Dama della Croce, che sfila nel corteo storico portando l’opera su un cuscino. Le presentazioni pubbliche, spesso nella Basilica di Collemaggio, coinvolgono vescovi da tutta Italia per approfondire gli aspetti liturgici. Quest’anno, la croce verrà consegnata dal sindaco al cardinale per l’apertura della Porta Santa, intrecciando la 731ª Perdonanza con il Giubileo 2025.

«La Croce ha la sua origine nella Croce di Cristo, che Papa Celestino V ha colto e vissuto nella sua spiritualità più profonda – questo il commento dell’Arcivescovo dell’Aquila Antonio D’Angelo. È proprio a partire da questo mistero che lui ha meditato, contemplato nella sua vita, è cresciuto dentro questo mistero della misericordia di Dio. Quindi, il messaggio che noi portiamo è questo messaggio di misericordia e di amore di Dio, un amore infinito che va oltre quello che potrebbe essere la fragilità del peccato dell’uomo. L’amore è più forte del peccato, proprio per questo è capace di vincerlo. Quindi, Celestino nel corso della sua esistenza ha recepito e vissuto questo dono di Dio e lo ha lasciato come eredità a noi in particolare come Chiesa aquilana, ma a tutta l’umanità perché istituendo questa Bolla, istituendo la Perdonanza, ci ha voluto fare proprio questo dono».

«Questo progetto è esempio di eccellenza, di artigianalità, ma allo stesso tempo di un messaggio universale che deve toccare tutti – così la Dama della Croce Arianna De Santis sulla Croce del Perdono -. E questa è, secondo me, proprio la sfida più complessa: trovare la chiave giusta per emozionare la cittadinanza, riuscire ad individuare un messaggio che smuova le coscienze di tutti».

Interpretando l’evento, emerge come la Perdonanza Celestiniana – riconosciuta dall’UNESCO nel 2019 come patrimonio immateriale dell’umanità per aver anticipato di sei anni il primo Giubileo del 1300 – stia evolvendo da rito locale a polo attrattivo globale. In un contesto post-sismico, L’Aquila si reinventa come “crocevia di pellegrinaggi”, affiancandosi a mete come Santiago e Assisi. La croce 2025 simboleggia non solo la resilienza spirituale, ma anche un invito alla riconciliazione in un mondo diviso da conflitti e incertezze, riecheggiando il messaggio papale di speranza che “non delude”.

Nel panorama italiano, eventi come la Perdonanza rappresentano un connubio unico tra fede, arte e identità territoriale. L’Aquila, ferita dal terremoto ma in fase di ricostruzione, usa queste tradizioni per affermare la sua vitalità culturale. La donazione gratuita degli orafi «squisitamente gratuita», come l’hanno definita con un gioco di parole sul “per-dono”, contrasta con la commercializzazione di molte feste religiose, enfatizzando un impegno civico che non costa «neanche un euro alla collettività». Questo approccio rafforza il legame comunitario, trasformando la Perdonanza in un modello di sostenibilità spirituale e sociale.

Tuttavia, in un’era di secolarizzazione crescente, tali riti rischiano di essere percepiti come anacronistici se non accompagnati da un dialogo inclusivo. Il Giubileo 2025 offre un’opportunità per ampliare il messaggio di perdono oltre i confini cattolici, promuovendo valori universali di pace e solidarietà in un contesto globale segnato da migrazioni e crisi ambientali.

In buona sostanza, mentre la Croce del Perdono illumina il cammino della Perdonanza, è lecito interrogarsi se queste tradizioni riescano davvero a «illuminare il mondo intero», come auspicato dal sindaco Biondi. Pur apprezzando l’impegno gratuito e l’eccellenza artigianale, in un’epoca di disillusione spirituale, il vero “faro di speranza” potrebbe richiedere non solo simboli preziosi, ma azioni concrete per tradurre il perdono in giustizia sociale e ambientale. Altrimenti, rischia di rimanere un bel gesto confinato alle celebrazioni, senza incidere profondamente sui segni del nostro tempo.