Gruppo "Mia Moglie", Pezzopane: «Non basta indignazione, è violenza, va combattuta anche con impegno uomini e punita»

25 Agosto 2025 - 17:15:17

“La scoperta del mega gruppo MIA MOGLIE scuote le coscienze e indigna.
Ma non basta lo sdegno, ne’ basta la curiosità morbosa di sapere chi
erano le vittime per poi compatirle. Forse più interessante è sapere chi
erano gli uomini, visto che hanno compiuto reati gravi ai danni di donne
inconsapevoli. Vorrei inoltre leggere e sentire voci di uomini
indignati, schifati che si smarcano da questa violenza quotidiana, che
assume forme nuove, social, ma che è sempre la stessa antica idea di
possesso dell’uomo sulla donna. Persiste un patriarcato ancora troppo
robusto ed apparentemente inamovibile. Gli uomini si scambiavano foto
rubate delle proprie mogli e fidanzate per farne materia di commenti
disgustosi, violenti.
Per cambiare questa cultura di sopraffazione maschile è importante che
ci siano anche gli uomini in campo.
Erano oltre 31 mila iscritti, anche molti abruzzesi, avvezzi ad una
pratica degradante: vere e proprie aste social di donne ridotte a pezzi
come sul banco di un macellaio, un’esposizione pubblica non autorizzata,
seguita da commenti denigratori, violenti e morbosi, insulti e sarcasmo
osceno. Mariti, padri di famiglia, nonni, fidanzati, anziani e ragazzi
hanno preso parte a questo mercato subdolo e clandestino di immagini di
donne. Una inaudita violenza digitale definita da qualcuno dei colpevoli
“solo un gioco”.
Troppi maschi fanno la gara a chi “ce l’ha più lungo”, poi giocano a
chi ha la fidanzata/moglie più bella, da esporre, mostrare, mercificare.
La vicenda del gruppo “Mia Moglie” e di altri consimili si può
configurare come vera e propria violenza. Una donna abusata in chat mi
ha confessato di vergognarsi e che ha paura di denunciare. Le ho detto
semplicemente che è lui che deve nascondersi e vergognarsi, non lei. A
tutte queste donne esprimo solidarietà e vicinanza e disponibilità.
Bisogna fermare gli uomini che usano violenza, sono pessimi e presenti
in ogni livello sociale, culturale ed economico, bisogna spezzare omertà
e complicità. Il reato in questa vicenda è grave, è quello della
diffusione senza il consenso di immagini o video. Il codice penale
prevede la multa fino a 15 mila euro e il carcere da 1 a 7 anni. Tutto
aumenta se chi diffonde il materiale è il marito o compagno. E poi
diffondere le foto in un canale social, aumenta il numero di quanti
hanno visto quei corpi, o pezzi di corpo. Un danno ed una violenza
enormi. Persiste, nonostante le battaglie portate avanti dal femminismo
e le conquiste legislative, una gravissima sottocultura fatta di
patriarcato, misoginia, arroganza, voyeurismo, esibizionismo, violenza
scambiata per divertimento ed a pagare sono sempre le donne. Tradite –
come nel femminicidio o nella violenza in famiglia – da chi dice di
amarle. Ma questo non è amore. E’ solo possesso e uso del potere su un
corpo di donna. “MIA MOGLIE” si chiamava la chat, come a dire, quella
donna è mia e ci faccio quello che mi pare. La metto a disposizione dei
miei amici anonimi, squallidi anche loro, così ci divertiamo insieme.
Come nello stupro di gruppo, insieme ci si sente più forti.
Uomini di buona volontà, se ci siete, battete un colpo, fate qualcosa,
mettete le distanze, isolate i violenti. Non basta dire ” io non sono
come loro” servono parole e gesti quotidiani di rifiuto reale e
profondo.