26 Agosto 2025 - 18:22:35
di Vanni Biordi
In un’epoca segnata da individualismo e fretta quotidiana, la donazione d’organi emerge come un gesto supremo di altruismo, capace di intrecciare destini umani in una catena di vita e solidarietà. È proprio in questo contesto che si inserisce l’incontro svoltosi il 26 agosto al Monastero di San Basilio dell’Aquila.
Dal titolo evocativo “Per…doniamo: il percorso di un sì”, l’evento, aperto a tutta la cittadinanza, si è proposto come una riflessione profonda sulla donazione d’organi, esaltata dai valori di generosità che permeano i giorni della Perdonanza Celestiniana.
Tutto ha inizio con un invito collettivo: non un semplice convegno medico, ma un momento di dialogo comunitario moderato dal giornalista Angelo De Nicola e arricchito dalla partecipazione di don Luigi Epicoco, sacerdote e teologo noto per le sue riflessioni etiche e spirituali. Gli interventi principali sono affidati a figure autorevoli del settore: la dottoressa Daniela Maccarone, responsabile del Centro Regionale Trapianti Abruzzo e Molise, che ha delineato il quadro normativo e organizzativo; il professor Fabio Vistoli, direttore della Chirurgia Generale e dei Trapianti d’Organo, con un focus sulle procedure chirurgiche. Il professor Franco Marinangeli, a capo del reparto di Anestesia, rianimazione, terapia del dolore e cure palliative, che ha discusso gli aspetti clinici e palliativi e la dottoressa Diana Lupi, dirigente psicologo del Centro trapianti, che ha esplorato le dimensioni emotive e psicologiche del “sì” alla donazione.
Questo incontro non è isolato ma si innesta nel tessuto simbolico della Perdonanza, la celebrazione aquilana riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio immateriale dell’Umanità. Istituita da Papa Celestino V nel 1294, la Perdonanza rappresenta un tempo di perdono, pace e fraternità, dove il gesto di donare, sia esso spirituale o materiale, assume una potenza trasformativa. Qui, la donazione d’organi diventa metafora di un “perdono” esteso: donare un organo significa offrire una seconda chance a chi soffre, ma anche riscoprire in sé stessi un legame profondo con l’umanità. In questi giorni sacri, segnati da processioni e riti collettivi, l’evento spinge i partecipanti a riflettere su come un gesto personale possa generare speranza collettiva, trasformando il dolore in rinascita.
L’istantanea che emerge da questo appuntamento è ricca e interconnessa, mappando un network che va dal locale al nazionale, con echi internazionali. Il Monastero di San Basilio, il più antico monastero e cuore spirituale dell’Aquila, funge da crocevia simbolico, ospitando esperti da istituzioni regionali come il Centro trapianti Abruzzo e Molise e nazionali come le associazioni Astra (Associazione Scientifica Trapianti e Ricerca), Antr (Associazione Nazionale Trapianti di Rene) e Aido (Associazione Italiana per la Donazione di Organi). Queste realtà non solo promuovono la ricerca e il supporto ai trapiantati, ma creano ponti tra medici, psicologi, pazienti e comunità. L’incontro è stato inserito nella manifestazione “Cordata per l’Africa”, un’iniziativa benefica iniziata venerdì scorso e in corso fino al 29 agosto, volta alla raccolta fondi per progetti umanitari nel continente africano.
Questo legame amplia la geografia oltre i confini italiani, collegando la donazione d’organi a temi globali di equità sanitaria e solidarietà internazionale, dove l’Abruzzo, terra di resilienza post-sismica, si proietta come modello di generosità verso aree svantaggiate.
L’evento si colloca in un’Italia dove la donazione d’organi è regolata dalla legge 91/1999, che introduce il principio del silenzio-assenso, ma dove persistono sfide culturali e logistiche. In Abruzzo e Molise, regioni montane e spesso isolate, il Centro regionale trapianti gioca un ruolo cruciale nel coordinare prelievi e trapianti, affrontando tassi di donazione che, seppur in crescita (con oltre 20 donatori per milione di abitanti nel 2023), restano inferiori alla media nazionale. La Perdonanza, con la sua enfasi su valori cristiani di carità, offre un terreno fertile per superare resistenze culturali, specialmente in una città come L’Aquila, segnata dal terremoto del 2009 e dalla successiva ricostruzione. Qui, la donazione non è solo medica, ma un atto di ricostruzione comunitaria, che riecheggia il messaggio celestiniano di umiltà e dono.
In buona sostanza, pur lodando l’iniziativa per il suo approccio olistico, che unisce scienza, spiritualità e attivismo, non si può ignorare un potenziale limite: il rischio di idealizzare la donazione senza affrontare pienamente le controversie etiche, come il consenso informato nelle situazioni di fine vita o le disuguaglianze nell’accesso ai trapianti tra ricchi e poveri. In un mondo globalizzato, dove “Cordata per l’Africa” evoca solidarietà transcontinentale, sarebbe auspicabile un dibattito più incisivo su come estendere questi valori oltre i confini, evitando che la generosità resti un privilegio occidentale.
Resta un però innegabile: eventi come questo illuminano il cammino verso una società più empatica, dove il “sì” alla donazione diventa un perdono collettivo, un ponte tra vita e l’oltre.