27 Agosto 2025 - 10:57:16
di Vanni Biordi
In un territorio segnato da ferite storiche e da un cammino collettivo verso la guarigione, la mostra fotografica (dis)CONNESSIONI emerge come un appuntamento imperdibile del Festival del Cammino del Perdono 2025.
Inaugurata il 26 agosto presso il suggestivo Palazzo Benedetti in Via Sassa a L’Aquila, la mostra rimarrà aperto al pubblico fino al 31 agosto, con orari di visita dalle 16 alle 22. Non si tratta solo di un’esposizione artistica, ma di un vero e proprio viaggio espressivo nato dall’incontro tra giovani vulnerabili e il potere trasformativo dell’immagine.

La narrazione di (dis)CONNESSIONI affonda le radici in un’esperienza educativa e formativa rivolta ai minori ospitati presso la comunità Mani Tese, un ente che da anni si occupa di accoglienza e supporto per adolescenti in situazioni di difficoltà. In collaborazione con il fotografo Alessandro Fusco di GAM246 – un collettivo creativo noto per i suoi progetti che intrecciano arte e sociale – i ragazzi hanno intrapreso un percorso di scoperta personale attraverso l’obiettivo fotografico. Immaginate un gruppo di giovani, spesso isolati dalle reti familiari e sociali tradizionali, che imparano a catturare frammenti del loro mondo: paesaggi aquilani ancora in ricostruzione, volti di compagni di comunità, oggetti quotidiani che simboleggiano rotture e ricongiunzioni. Le foto non sono mere istantanee, ma storie visive che narrano di disconnessioni, emotive, culturali, territoriali, e al contempo di nuove connessioni possibili.

Interpretando gli eventi, emerge un significato profondo: la fotografia qui non è solo uno strumento tecnico, ma un linguaggio universale che permette ai partecipanti di elaborare traumi e aspirazioni. In un contesto come quello del Festival del Cammino del Perdono, che celebra temi di riconciliazione e rigenerazione spirituale, questa mostra interpreta il “perdono” non come atto astratto, ma come processo concreto di ri-connessione con se stessi e con gli altri. Le immagini esposte, che spaziano da ritratti introspettivi a scorci urbani, invitano il visitatore a riflettere su come le disconnessioni della vita quotidiana possano trasformarsi in opportunità creative, specialmente in una città come L’Aquila, ancora segnata dal terremoto del 2009.
Analizzando il contesto più ampio, (dis)CONNESSIONI si inserisce in un panorama post-pandemico e post-sismico dove i temi di isolamento e riconnessione sono centrali. L’Aquila, simbolo di resilienza dopo il disastro del 2009, ospita un festival che evoca il “cammino” come metafora di perdono e rinascita, ispirato forse a tradizioni spirituali come il Cammino di Santiago, ma adattato al contesto abruzzese. In un’Italia dove le comunità per minori affrontano sfide crescenti, dal sovraccarico dei servizi sociali alla necessità di approcci innovativi per l’integrazione, progetti come questo rappresentano un modello virtuoso. Non solo educano all’arte, ma combattono la stigmatizzazione, offrendo ai giovani strumenti per narrare la propria storia in un’era dominata dai social media, dove l’immagine è spesso superficiale ma qui diventa profonda e terapeutica.

In chiosa critica, attraverso la fotografia, i ragazzi hanno trovato un linguaggio espressivo e creativo per raccontarsi, osservare e immaginare nuove connessioni con il mondo che li circonda. Questa esperienza non è solo un evento effimero, ma un seme per future iniziative che potrebbero trasformare l’arte in uno strumento di empowerment sociale, ricordandoci che, in un mondo sempre più disconnesso, la vera connessione nasce dalla vulnerabilità condivisa.