03 Settembre 2025 - 17:20:55
di Vanni Biordi
Oggi siamo dominati dalle intelligenze artificiali e dalle trasformazioni digitali, ma la cultura resiste e si rinnova nei luoghi storici che ne custodiscono l’essenza. È per questo che il palazzo storico Tre Marie dell’Aquila, domenica 7 settembre, ospita un doppio appuntamento che unisce l’arte visiva alla critica intellettuale. Dalle 10 del mattino, i visitatori potranno immergersi nella mostra personale dell’artista aquilano Pierpaolo Mancinelli, seguita alle 17 dalla presentazione del secondo numero di “Krínomai“, una rivista italiana di storia e critica delle Arti. Un evento a ingresso libero, promosso in un contesto cittadino che continua a puntare sulla rigenerazione culturale come motore di rinascita.
La giornata si aprirà con l’esposizione di Mancinelli, un pittore locale noto per le sue opere che fondono tradizione abruzzese e sperimentazioni contemporanee, spesso ispirate al paesaggio montano e alla resilienza umana. Il Palazzo Tre Marie, edificio storico nel cuore dell’Aquila, si presta perfettamente come cornice, simboleggiando il legame tra passato e presente che permea l’intera iniziativa.
Nel pomeriggio, il focus si sposta sulla rivista “Krínomai”, il cui secondo numero, 224 pagine a colori, rappresenta un ambizioso panorama dell’arte italiana. Dopo i saluti dell’imprenditore Alido Venturi, che sottolinea il ruolo economico della cultura, interverranno figure di spicco: la saggista Maria Grazia Lopardi con una lectio sull’Aquila simbolica, esplorando le radici esoteriche e mitiche della città; don Luigi Maria Epicoco, filosofo e teologo attivo pastoralmente a L’Aquila, che affronterà la teologia della Bellezza e il prof. Francesco Lenoci dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che analizzerà la valenza economica, ambientale e sociale del design e dell’arte. Le conclusioni saranno affidate alla vicedirettrice Pamela Blago e al direttore Francesco Danieli, storico e iconologo.
Questo format non è casuale perché ha come obiettivo quello di intrecciare discipline diverse, dalla simbologia alla teologia, dall’economia alla critica artistica, creando un “grandangolo” sull’arte, come lo definisce la rivista stessa. “Krínomai”, termine greco che evoca il giudizio critico e la purificazione alchemica, si posiziona come un ponte tra eredità storiche e sfide moderne, con un’attenzione particolare ai talenti emergenti, all’artigianato artistico e alle imprese innovative.
Il secondo numero di “Krínomai” amplia l’orizzonte rispetto al primo, dedicando spazio maggiore alla poesia con contributi di Regina Resta, Francesco Rizzo, Rocco Marra e Paola Maritati. L’editoriale di Danieli affronta un tema attualissimo, il destino delle arti nell’era dell’IA, evidenziando opportunità creative ma anche rischi di creatività algoritmica che potrebbe diluire l’autenticità umana. Tra i saggi, spiccano interventi di autori di rilievo: Cesare Milanese su Carla Vistarini, paroliera e romanziera, Maria Grazia Lopardi sull’Aquila esoterica, Francesco Lenoci sul valore multifunzionale del design, l’ex viceministro Franco Danieli su Alessandro Kokocinski, Paolo Vincenti su Giorgio Maniace, Maria Teresa Funtò su Pietro Cavoti e Gioacchino Toma, Cesare Orlando sulla rivoluzione punk in era Thatcher, Vincenzo Sardelli sulla performance “Butchers Capsule” al FOG 2025, Giancarlo Capra sul tattoo come arte antropologica, Danieli stesso su Cristoforo Solari e Blago su Roberto Ferri, con una postfazione per la rubrica KrinoKids dedicata ai più piccoli.
Recensioni di libri, a cura di Laura Minerva e Cesare Orlando, saggi critici su artisti e segnalazioni di imprese completano il quadro. La rivista, disponibile in formato cartaceo e digitale, dimostra un approccio inclusivo, autori prevalentemente accademici ma aperti al dialogo, lontani dal “dogmatismo cattedratico”, come sottolinea Danieli. È un balcone, un binocolo, una lente, un palcoscenico per il bello, dove la critica diventa processo alchemico di purificazione del sé.
Nel panorama editoriale italiano, “Krínomai” emerge come una risposta alla frammentazione culturale post-pandemia e digitale. Mentre l’IA minaccia di standardizzare la creatività, come nota l’editoriale, la rivista riafferma il ruolo umano nell’arte, collegando figure storicizzate, come Solari o Kokocinski, a fenomeni contemporanei come il punk, il tattoo e la performance. A L’Aquila, questo doppio evento assume un valore aggiunto, il palazzo Tre Marie, restaurato dopo il sisma, ospita un’iniziativa che intreccia il linguaggio locale e nazionale. Lopardi ed Epicoco, entrambi legati al territorio, enfatizzano la dimensione simbolica e spirituale, mentre Lenoci introduce un’ottica economica, ricordando come l’arte generi valore ambientale e sociale, un messaggio cruciale per regioni come l’Abruzzo, dove il turismo culturale può contrastare lo spopolamento.
I rapporti tra gli elementi sono evidenti: la mostra di Mancinelli funge da preludio visivo alla presentazione, incarnando i temi della rivista. Gli interventi creano un dialogo interdisciplinare, dove teologia, economia e critica si fondono, riflettendo l’approccio grandangolare di “Krínomai”. In un panorama editoriale dominato da riviste specializzate, questa pubblicazione si distingue per l’eclettismo, inclusivo di poesia e rubriche per bambini, promuovendo un’arte accessibile e multigenerazionale.
Se “Krínomai” ambisce a essere una fornace di idee per purificare il sé attraverso il bello, l’iniziativa aquilana ne amplifica il potenziale rigenerativo. Però, se posso permettermi anch’io un pensiero, in un’era di overload informativo, il rischio è che tutto questo eclettismo diluisca la profondità. Mi spiego meglio. l’ampia offerta di temi, dall’intelligenza artificiale al punk, potrebbe sfociare in una composizione affascinante ma poco coesa. Criticamente, la rivista eccelle nel contrastare pregiudizi, come sul tattoo, e nel valorizzare voci femminili, ma potrebbe approfondire di più le disuguaglianze di accesso all’arte in contesti come L’Aquila. In ultima analisi, eventi come questo ricordano che la cultura non è solo estetica, ma un atto di resistenza umana contro l’algoritmo, un invito a mettere in discussione se stessi prima degli altri, come auspica Danieli. Per chi cerca un antidoto alla superficialità digitale, domenica al Tre Marie potrebbe essere l’inizio di un’alchimia del tutto personale.