Tragedia sfiorata a Tornareccio: un minore con problemi psichici accoltella il padre

05 Settembre 2025 - 19:22:43

di Vanni Biordi

Un grave episodio di violenza domestica ha scosso la tranquilla comunità di Tornareccio, in provincia di Chieti, dove un ragazzo minorenne, affetto da problemi psichici, ha aggredito il padre alle spalle con un coltello da cucina. L’intervento tempestivo della nonna del giovane ha evitato una tragedia ancora più grave, sebbene la donna sia rimasta lievemente ferita a una mano nel tentativo di fermare l’attacco. Il padre, un uomo di 40 anni, è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Santissima Annunziata di Chieti, dove è stato sottoposto a un intervento chirurgico. Le sue condizioni restano gravi, ma è sotto stretta osservazione medica. Il ragazzo, invece, è stato rintracciato dai carabinieri e si trova attualmente nell’ospedale di Lanciano, mentre le indagini sono coordinate dalla Procura della Repubblica del Tribunale per i Minorenni dell’Aquila.
L’aggressione si è verificata in un contesto familiare già complesso. Il giovane, che non parla italiano, era arrivato a Tornareccio da circa due mesi, su iniziativa del padre, anch’egli residente all’estero. L’obiettivo era quello di far ottenere al ragazzo la cittadinanza italiana al compimento della maggiore età, previsto per dicembre. La scelta di stabilirsi temporaneamente dalla nonna, nel piccolo borgo abruzzese, sembrava rispondere a questa necessità burocratica, ma ha portato alla luce fragilità relazionali e psicologiche che forse non erano state adeguatamente considerate.
Secondo le prime ricostruzioni, il ragazzo soffre di disturbi psichici, un elemento che aggiunge ulteriore complessità al caso. Non è chiaro se il giovane fosse seguito da specialisti o se il suo stato di salute mentale fosse stato adeguatamente monitorato prima dell’arrivo in Italia. La barriera linguistica, unita alla lontananza dal contesto abituale e alla convivenza in un ambiente nuovo, potrebbe aver contribuito a esacerbare il disagio del minore, culminato nell’atto violento.
I carabinieri di Atessa hanno effettuato un sopralluogo nell’abitazione dove si è consumata l’aggressione, raccogliendo elementi utili a ricostruire la dinamica dei fatti. La Procura per i Minorenni dell’Aquila ha aperto un fascicolo per chiarire le circostanze dell’episodio, con particolare attenzione alle condizioni psicologiche del ragazzo e al contesto familiare. Le indagini dovranno accertare se vi siano state omissioni o segnali ignorati che possano aver contribuito all’escalation della violenza.
L’episodio di Tornareccio non può essere letto come un caso isolato, si inserisce in un quadro più ampio di fragilità sociali e familiari. La vicenda evidenzia alcune criticità ricorrenti. La gestione dei minori con problemi psichici, spesso lasciati senza un adeguato supporto psicologico o psichiatrico, e le difficoltà di integrazione in contesti nuovi, specialmente per chi proviene da realtà diverse e non padroneggia la lingua. Il desiderio del padre di assicurare al figlio la cittadinanza italiana, un atto in sé lodevole, sembra aver sottovalutato le complessità legate al benessere psicologico del ragazzo e alla sua capacità di adattamento.
In piccoli centri come Tornareccio, inoltre, l’accesso a servizi specialistici per la salute mentale è spesso limitato, e le famiglie si trovano a gestire situazioni complesse senza un supporto adeguato. Questo caso fa riflettere sulla necessità di rafforzare le reti di assistenza territoriale, soprattutto per i minori con fragilità psicologiche, e di promuovere una maggiore sensibilizzazione sulle problematiche legate alla salute mentale.
La vicenda di Tornareccio è un monito sulle conseguenze di un sistema che troppo spesso lascia le famiglie sole di fronte a situazioni di disagio psichico. La salute mentale, ancora stigmatizzata e sottovalutata, richiede un approccio integrato che coinvolga servizi sanitari, sociali e scolastici. L’aggressione non è solo il gesto di un minore in difficoltà, ma il segnale di un disagio più profondo, che forse poteva essere intercettato prima. La barriera linguistica e culturale, unita alla precarietà di un contesto familiare transnazionale, ha amplificato le tensioni, trasformando un progetto di integrazione in una tragedia sfiorata. Le istituzioni, come mi ha spesso ripetuto Enrico Perilli, presidente dell’Ordine degli psicologi d’Abruzzo, devono investire in prevenzione, supporto psicologico e politiche di inclusione, per evitare che episodi come questo si ripetano.