16 Settembre 2025 - 16:17:03

di Martina Colabianchi

Salgono a tre gli indagati nel caso della dodicenne di Sulmona abusata, filmata e minacciata di diffusione dei video.

Si tratta di un altro minorenne, un ragazzo di 17 anni, ritenuto il presunto autore di un video che immortala la giovanissima vittima.

Il ragazzo sarebbe accusato di revenge porn così come gli altri due, un 14enne e un 18enne, che dovranno rispondere però anche di violenza sessuale in concorso.

I video, del resto, sarebbero stati anche diffusi: l’ipotesi è che la vittima dopo circa due anni di abusi e minacce, abbia iniziato a negarsi, fino a vedere i video osceni che la ritraevano diffusi nelle chat WhatsApp.

Da lì, il coraggio di denunciare tutto ai genitori. Proprio la testimonianza della vittima ha consentito agli investigatori di avviare rapidamente le indagini.

Le prime perquisizioni hanno già portato al sequestro dei dispositivi informatici dei presunti aggressori.

La comunità di Sulmona è ancora sotto choc per quanto accaduto e tante sono state, anche dalla politica, le reazioni di sconcerto di fronte ad una simile violenza perpetrata nei confronti di una bambina. Ultima, in ordine di tempo, quella della Lega della città peligna. «È necessario agire. Ora – si legge in una nota -. Servono spazi di dialogo reali e sicuri, in cui bambini, adolescenti e famiglie possano trovare ascolto, educazione e confronto. Serve una presenza più attiva delle istituzioni scolastiche e territoriali, con progetti continui sull’educazione alle relazioni, al rispetto, al corpo e al consenso. Serve insegnare a riconoscere e ad accettare un rifiuto, a gestire le emozioni e i conflitti senza ricorrere alla violenza, alla prevaricazione o alla vendetta digitale. Serve una rete sociale che protegga, formi e accompagni. Questa vicenda non deve chiudersi nel silenzio. Deve essere un punto di partenza per interrogarsi, per cambiare, per pretendere più responsabilità da parte di tutti. Alla ragazza diciamo che non è sola. Alla comunità diciamo che non possiamo restare in silenzio. Ai giovani diciamo che ci siamo, ma serve anche il loro coraggio per costruire una cultura diversa: quella del rispetto, del limite, della dignità».