17 Settembre 2025 - 10:37:45

di Martina Colabianchi

È in programma oggi pomeriggio a Roma una riunione della commissione Salute della conferenza Stato-Regioni sul riparto del Fondo Sanitario Nazionale, e si tratta di una partita fondamentale da giocare per il governatore dell’Abruzzo Marco Marsilio e l’assessore alla Sanità Nicoletta Verì.

Presidente e assessore promettono di «dare battaglia» su una questione non più rimandabile sul fronte della sanità e delle aree interne, con la minaccia di non firmare l’intesa se non dovesse arrivare l’ok alla proposta targata Abruzzo, su cui ora convergerebbero anche altre regioni italiane. Se fino ad ora i fondi vengono divisi tra le regioni in base al numero dei residenti, la proposta di Marsilio e Verì è quella di destinarli in base alle differenze territoriali.

In occasione della presentazione del XIII rapporto Crea a L’Aquila, il presidente di Regione, interrogato dalla stampa, ha dichiarato:

«Abbiamo scoperchiato il vaso di pandora, perché destinare il Fondo Sanitario Nazionale quasi integralmente, al 98,5%, su base capitaria, è una profonda ingiustizia nei confronti delle regioni e dei territori che hanno una bassa densità demografica. Non si può non tenere conto di questo e della distribuzione della popolazione sul territorio. Non è la stessa cosa curare 1 milione e 300 mila persone chiuse dentro un’area metropolitana, in pochi km quadrati, con collegamenti e infrastrutture di collegamento che permettono spostamenti veloci, e lo stesso numero di persone distribuite, come in Abruzzo, per due terzi, se non di più, in Comuni che sono sotto i 5000, o addirittura 1000 o 500 abitanti, e molte volte è così».

«È evidente che c’è un costo in più che non viene calcolato, e che è quello che produce il deficit che stiamo fronteggiando – prosegue Marsilio -. Noi intendiamo porre riparo a questa stortura. Noi terremo fino alla fine, nella commissione di oggi, la nostra posizione a costo di non concedere l’intesa, noi e credo anche altre regioni, sulla ripartizione del Fondo con gli attuali criteri perché non vogliamo continuare a perpetuare un’ingiustizia e una iniquità che penalizza tutte le aree interne e tutte le regioni poco densamente popolate».