17 Settembre 2025 - 11:43:11
di Martina Colabianchi
Con un valore del 35%, l’Abruzzo si colloca a un livello medio, tra le regioni italiane, per i livelli di performance regionali del Sistema Sanitario Nazionale.
A dirlo sono i dati del XIII rapporto Crea, presentato a L’Aquila nel centro congressi Luigi Zordan.
Il rapporto dipinge un quadro in miglioramento per la nostra regione rispetto al 2019, quando i livelli di performance si attestavano al 27%, registrando la maggior crescita in Italia negli ultimi anni insieme alla Campania.

In vetta c’è il Veneto con una percentuale del 55%, mentre a chiudere la classifica è la Calabria che registra un valore pari al 23%.
«Il nostro è un rapporto che va a misurare i livelli di tutela della salute nelle diverse regioni, quindi non considerando solo la componente pubblica, ma anche quello che è il ricorso da parte delle famiglie alle spese private – spiega la presidente del Crea Sanità Daniela D’Angela -. Una valutazione globale che include sia la dimensione sanitaria, sia la dimensione sociale. È emerso che, complessivamente, abbiamo un livello di performance che oscilla da un valore minimo del 23% della Calabria e un valore massimo del 55% che è raggiunta dalla Regione Veneto, ma considerando che anche il Veneto è ben distante da un valore ottimale».
«Abbiamo regioni, quali ad esempio l’Abruzzo, che si collocano in una fascia intermedia con un livello di performance pari al 35%, e uno tra i livelli più alti tra le regioni del sud. Andando ad analizzare nel dettaglio, vediamo come negli ultimi anni c’è stato un miglioramento in tutte le realtà della performance che ha interessato soprattutto quelle del Centro e del Sud. L’Abruzzo, dopo la Campania, – conclude – è la seconda regione che è migliorata di più rispetto alle altre».
Soddisfatto il presidente di Regione Marco Marsilio per un Abruzzo in crescita secondo dati che, apparentemente, contrastano con quelli basati sui punteggi Lea «che ci hanno penalizzato e che nell’ultimo anno ci hanno collocato in una posizione bassa in classifica. La sanità non si misura solo sui punteggi Lea sui quali, peraltro, i nostri attuali punteggi riferiti all’anno 2024 e che verranno pubblicati verso la fine dell’anno hanno ampiamente recuperato quel deficit e ci pongono ampiamente ben sopra la sufficienza. Questo dimostra il fatto che le ragioni che avevamo addotto per giustificare questi punteggi bassi, in due delle tre aree funzionali, erano corrette. Era un momento di transizione di una riforma che abbiamo fatto sulla medicina territoriale e sulla prevenzione, e che abbiamo pagato con qualche rallentamento nell’offerta del servizio in un certo momento, ma che è stato rapidamente riassorbito».

Se è giusto guardare in positivo ad una regione che, tutto sommato, recupera terreno, c’è in generale ancora poco da gioire se si guarda ad alcuni indicatori specifici che risultano ancora avere un punteggio al di sotto della media nazionale. Se migliora il valore relativo alla spesa sociale dei Comuni per interventi di integrazione sociale e assistenza domiciliare, diverso è il caso della spesa sanitaria pubblica pro-capite il cui valore è sceso rispetto al 2019 attestandosi anche sotto la media.

Risultano ancora sotto la media, seppur in miglioramento, l’indice di implementazione di una rete oncologica integrata e il tasso di utilizzo del FSE. Un ottimo dato è quello relativo al tasso di anziani trattati in assistenza domiciliare integrata, sopra la media nazionale e in crescita rispetto al 2019, mentre la prevenzione resta ancora un punto debole con un valore sotto la media nazionale e addirittura in calo rispetto al 2019.
Insomma, tanto si è fatto, ma tanto ancora c’è da fare.