18 Settembre 2025 - 16:41:04

di Vanni Biordi

Un incendio si è sviluppato oggi pomeriggio all’interno di un appartamento del Progetto Case di Sant’Antonio, a L’Aquila, uno dei complessi residenziali sorti dopo il sisma del 2009 e destinato ad ospitare in parte gli spazi del Centro nazionale del Servizio civile universale. Il rogo ha richiesto l’intervento tempestivo di due squadre dei Vigili del Fuoco, che hanno domato le fiamme evitando conseguenze più gravi. Le cause dell’incendio risultano ancora incerte, ma l’episodio si inserisce in un contesto più ampio di degrado e fragilità sociale che caratterizza l’area da tempo.

Il Progetto Case, nato come risposta emergenziale al terremoto, oggi manifesta segnali preoccupanti di abbandono e marginalità, con denunce di incuria, spaccio, vandalismo e presenza di rifiuti pericolosi. Gli abitanti, tra cui famiglie con anziani e bambini, lamentano la necessità di una presenza istituzionale più costante e strutturata, che vada oltre interventi episodici di pulizia o riparazione. Questo scenario alimenta un clima di insicurezza e sfiducia verso il futuro del quartiere, che avrebbe dovuto rappresentare un modello di rigenerazione urbana post-sisma.

Dal punto di vista istituzionale, il complesso di Sant’Antonio è destinato a ospitare il centro nazionale del Servizio civile universale, progetto di rigenerazione urbana con un investimento di circa 60 milioni di euro, che ambisce a trasformare una parte significativa di queste aree in poli di eccellenza nazionale con ricadute positive sull’indotto locale. Però, la persistenza di episodi come l’incendio e lo stato di degrado rischiano di compromettere questa forma di riqualificazione, mettendo a rischio le aspettative di sviluppo economico e sociale che il Servizio civile dovrebbe invece stimolare.

La vicenda dell’incendio, quindi, è emblematica di una problematica più ampia: come può un’area fragile, testimonianza delle conseguenze del terremoto, essere trasformata in uno spazio di innovazione e crescita se le condizioni di sicurezza, cura urbana e coesione sociale rimangono precarie? La risposta non può limitarsi all’emergenza o alla semplice ricostruzione edilizia, ma richiede una strategia integrata di rigenerazione che coinvolga istituzioni, cittadini e attori privati, con una visione a lungo termine che valorizzi il potenziale umano e territoriale del quartiere. Se si vuol davvero concretizzare il “modello L’Aquila” di rinascita, bisogna evitare che gli spazi destinati al Servizio civile diventino semplici enclavi simboliche in un contesto di disattenzione e abbandono. Occorre affrontare con coraggio e continuità le sfide di inclusione, sicurezza e manutenzione, altrimenti la promessa di rinascita rischia di rimanere una vuota illusione, mentre il degrado continua a erodere la dignità di chi vive in quei luoghi. Questo episodio dunque impone una riflessione urgente: la vera ricostruzione non passa solo dal mattone, ma dalla capacità di rigenerare il tessuto sociale e culturale, attraverso un impegno partecipato e consapevole che non lascia indietro nessuno.

Alcuni residenti delle piastre 5, 6 e 7 del Progetto Case di Sant’Antonio, si erano radunati in protesta un anno fa a seguito dell’interruzione di alcuni servizi essenziali quali acqua calda, luce e ascensore, a causa di problemi tecnici.

Gli inquilini in protesta erano parte di coloro che dovevano lasciare i propri appartamenti per fare spazio, dopo necessari interventi di manutenzione, alla Scuola Nazionale per il Servizio Civile Universale.
Il progetto, che nello specifico di Sant’Antonio dovrebbe coinvolgere le piastre 5, 6 e 7 rientra nel più ampio “Progetto di metamorfosi” del Comune dell’Aquila per le abitazioni provvisorie, spesso danneggiate e usurate dal tempo e dall’abbandono. Per quanto riguarda il polo nazionale del Servizio Civile Universale, ad essere demolite saranno in tutto 18 piastre sparse in vari moduli provvisori sul territorio. Il Progetto Case di Sant’Antonio, secondo il progetto, ospiterà il quartier generale mentre gli allievi, fino a 2500 in tutto e provenienti da ogni parte del Paese, troveranno sistemazione nelle diverse palazzine post-sisma.

Gli inquilini del Progetto Case di Sant’Antonio, a cui comunque il Comune dell’Aquila ha garantito il trasferimento in altre abitazioni, non sono gli unici interessati dallo “sfratto”: è già accaduto nel Progetto Case di Sassa NSI dove, a settembre 2021, iniziarono i trasferimenti delle famiglie assegnatarie per lasciare il posto al progetto della Scuola Nazionale dei Vigili del Fuoco che, però, ancora non vede la luce.