23 Settembre 2025 - 10:56:07

di Tommaso Cotellessa

Una fotografia del contesto socio-economico regionale, tra punti di forza e criticità ancora aperte. Questo è il risultato offerto dal Rendiconto Sociale regionale 2024 presentato dalla direzione dell’Inps Abruzzo a L’Aquila, nell’Auditorium del Gran Sasso Science Institute, alla presenza di istituzioni, parti sociali e rappresentanti delle amministrazioni locali.

Entrando nel dettaglio dei dati illustrati dall’istituto di previdenza vediamo che nel 2024 in Abruzzo l’Inps ha erogato 7,8 miliardi di euro in prestazioni, con un incremento del 2,6% rispetto al 2023, a fronte di una raccolta contributiva pari a 3,06 miliardi di euro (+4,6%). Il saldo resta dunque negativo per 4,7 miliardi, a testimonianza del peso dell’Istituto nel sostenere famiglie, lavoratori e imprese.

Particolarmente significativo l’aumento dei contributi da parte di artigiani (+15,9%) e commercianti (+10,1%), segno di un tessuto produttivo che, pur restando composto soprattutto da micro e piccole imprese, mostra segnali di consolidamento.

Il tasso di occupazione abruzzese sale al 62,1%, in linea con la media nazionale, mentre la disoccupazione scende al 7,1%. Numeri incoraggianti, che però vanno letti con cautela. Ad aiutarci in tal senso è il direttore regionale dell’Inps Luciano Busacca che, ai microfoni di Laqtv, ha commentato il dato relativo all’occupazione:

«C’è un tasso di occupazione positivo ma il problema è capire che tipo di assunzione è. Dai dati risulta che si tratta soprattutto di contratti non stabili, a tempo determinato o stagionali. Una situazione che resta una criticità».

Busacca ha richiamato anche l’attenzione sul fenomeno dei Neet (Not in Education, Employment or Training, ovvero persone che non sono impiegate in percorsi di studio, formazione o di lavoro): «In Abruzzo il 17% dei giovani tra i 15 e i 29 anni – circa 31mila ragazzi – non studia, non si forma e non lavora. Un dato allarmante, perché mentre a livello nazionale i Neet calano del 6%, nella nostra regione aumentano del 17%».

Il Rendiconto mette in luce ancora forti squilibri tra uomini e donne. Nel settore privato oltre la metà delle lavoratrici è costretta al part-time (contro il 16% degli uomini), e la retribuzione media giornaliera maschile è del 40% più alta: 94,1 euro per gli uomini, 67 euro per le donne.

«Il tema dei divari di genere – ha sottolineato Busacca – resta centrale: l’uomo è molto più retribuito della donna, e questo differenziale si ripercuote anche in ambito previdenziale, con pensioni mediamente più basse per le lavoratrici».

Altro punto critico è la dinamica demografica. Nel 2024 la popolazione residente è scesa a 1,27 milioni di abitanti, con un saldo negativo di -6.686 persone.
Il saldo migratorio positivo (+1.354 unità) non riesce a compensare il calo naturale.

«Il saldo demografico negativo è un aspetto molto rilevante – ha osservato Busacca –. Abbiamo circa 8.000 persone in meno per la differenza tra nascite e decessi, e questo non viene colmato dalle immigrazioni perché c’è molta emigrazione in uscita: circa 2.800 abruzzesi nel 2024, di cui il 57% sono giovani tra i 18 e i 39 anni. Un dato che deve preoccupare e che l’INPS vuole attenzionare alla società regionale».

Sul fronte delle prestazioni assistenziali, nel 2024 si registra un aumento del 2,3%, per un totale di 102.421 prestazioni vigenti, che ormai rappresentano un quarto del complesso pensionistico-assistenziale.
Cresce anche il ricorso alle indennità di disoccupazione (oltre 81mila beneficiari), mentre le ore di Cassa Integrazione Guadagni aumentano del 30%, trainate dalla CIGO.

Il quadro tracciato dall’INPS restituisce un Abruzzo in chiaroscuro: occupazione e contributi in crescita, ma segnato da precarietà contrattuale, disuguaglianze di genere, declino demografico e fuga dei giovani. Sfide che, come ha rimarcato Busacca, richiedono non solo analisi, ma politiche mirate per garantire un futuro più solido alla regione.

Presente anche l’assessore regionale al Welfare Roberto Santangelo che ha sottolineato l’importanza di questo strumento, paragonandolo al Bilancio Sociale degli ECAD che mira a restituire alla comunità una visione chiara dell’impatto delle politiche sociali.

«Il welfare richiede un’integrazione tra varie istituzioni e cittadini. Solo attraverso una lettura condivisa dei dati possiamo progettare interventi mirati e sostenibili», ha affermato Santangelo.

Nel suo intervento, l’assessore ha evidenziato anche due dati particolarmente significativi: in Abruzzo il tasso di disoccupazione è passato dall’8,9% del 2022 al 6,1% del 2024, mentre le entrate contributive hanno registrato un incremento del 4,65% tra il 2023 e il 2024.

L’assessore ha ringraziato il direttore regionale Busacca e tutto il personale dell’Istituto per il costante impegno al servizio della comunità, nonché il presidente del Civi Inps, Roberto Ghiselli, e del Comitato abruzzese, Primiano Biscotti, per il dialogo proattivo con le istituzioni locali.

«I dati testimoniano che l’Abruzzo è tornato solo nel 2023 al livello del Pil del 2008, quello precedente alla crisi finanziaria globale. La performance dell’Abruzzo è quindi in linea con quella del Paese e migliore di quella del Mezzogiorno, che deve ancora recuperare i danni causati dalle politiche di austerità con cui i governi a trazione Pd hanno gestito la crisi e che si manifestano in fenomeni che sul territorio abruzzese destano tuttora allarme, come l’aumento del numero dei NEET – giovani che non lavorano e non si formano –  riportato dai numeri dell’Inps, un dato particolarmente eloquente in una Regione che dispone di un sistema di formazione terziaria di assoluta eccellenza, ma che resta una esportatrice netta di capitale umano».

Così il presidente della Commissione bicamerale di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di assistenza e previdenza sociale, l’Onorevole Alberto Bagnai.

«Il dato riferito alla crescita del Pil, che si riflette sull’aumento dell’occupazione confermata dai dati dell’Inps, è dunque particolarmente positivo soprattutto se letto alla luce della crisi di settori industriali trainanti per la nostra Regione come quello dell’automotive, compromesso da quel “green deal” da cui oggi tutti prendono le distanze. La prevalenza di un modello articolato sui distretti industriali di PMI aperte ai mercati globali e fortemente differenziate è indubbiamente un fattore di vitalità dell’economia abruzzese, così come lo sono gli importanti investimenti fatti dal Governo nelle infrastrutture del territorio, un impulso pari a quasi il 10% del Pil della Regione, che sebbene distribuito nei vari anni di realizzazione dei cantieri, sarà di grande stimolo al sistema produttivo regionale», ha concluso.