23 Settembre 2025 - 15:34:51

di Martina Colabianchi

Moto che sfrecciano a tutta velocità, in barba ai limiti, a volte addirittura tagliando le curve nel corso di quelle che sembrerebbero delle vere e proprie gare. È la denuncia dell’associazione Salviamo l’Orso, che lancia nuovamente un allarme sul traffico motociclistico sulla SP83.

Già negli scorsi anni, ad opera di varie associazioni e privati cittadini, della vicenda erano stati interessate le amministrazioni comunali e la Prefettura dell’Aquila, purtroppo senza esito. L’associazione, quindi, torna ad appellarsi ai Comuni di Gioia dei Marsi, Pescasseroli, Opi, Campoli Appenninico, Civitella Alfedena, Villetta Barrea e Barrea per richiedere la definizione di un numero contingentato di veicoli
durante i fine settimana
con caselli di entrata da Campoli, Barrea e Gioia.

«Ci chiediamo – scrive l’associazione in una nota – se quest’area sia ormai considerata dai Carabinieri, dalle forze dell’ordine locali e dalla Prefettura come “Zona franca” in cui non vale il Codice Stradale o se, semplicemente, abbiano abdicato al loro ruolo di controllori e garanti del rispetto della legge e della sicurezza di chi non è un motociclista. Una strada che si snoda attraverso un Parco nazionale, in un ambiente particolare e prezioso, dove la fauna selvatica spesso attraversa la carreggiata, con le comitive di ciclisti ed i turisti che la risalgono rispettando il limite di velocità, meriterebbe un controllo ancora più accurato da parte di chi ne ha l’autorità. L’assenza di questi controlli trasmette invece un senso di sostanziale impunità a coloro che, ignorando ogni regola, mettono a repentaglio la sicurezza di tutti gli altri utenti».

«Nessuno vuole criminalizzare un’intera categoria ma è evidente che serve una stretta sui controlli e sanzioni pesanti per chi non rispetta il codice della strada ed il buon senso». Da qui, la proposta del numero contingentato di motociclisti che, spiegano infine, «trova già applicazione in contesti naturali come quelli dei Parchi nazionali americani così come in città storiche come Venezia. L’Abruzzo, al contrario, continua a comportarsi come una terra di nessuno dove chiunque può fare il proprio comodo senza rischiare nemmeno una multa».