Quarta udienza Amarena: Appennino Ecosistema chiede l’applicazione delle norme sulla tutela penale dell’ambiente

25 Settembre 2025 - 16:29:33

Nel procedimento penale contro LEOMBRUNI Andrea per l’uccisione
dell’orsa Amarena (avvenuta il 1° settembre dello scorso anno a San
Benedetto dei Marsi), che vedrà la quarta udienza domani, 26 settembre
2025, alle ore 14:00, davanti al Tribunale di Avezzano, Appennino
Ecosistema sarà presente come parte civile, insieme ad altri quaranta
tra Enti ed Associazioni. L’Associazione Appennino Ecosistema, infatti,
fa parte della Global Alliance for the Rights of Nature, un’alleanza
internazionale di centinaia di esperti, associazioni e istituzioni
impegnati a far riconoscere i diritti della Natura come soggetto
giuridico da rispettare in quanto tale
(www.garn.org/our-members/). In questo senso, l’Associazione si
propone come “tutore” degli interessi dell’ecosistema appenninico, in
attesa che anche l’ordinamento giuridico italiano gli conferisca i
diritti soggettivi che merita, dopo il primo passo compiuto nel 2022 con
l’introduzione tra i principi fondamentali della nostra Costituzione
della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi,
definiti più volte dalla Corte Costituzionale come “interessi pubblici
di valore costituzionale primario ed assoluto”.
Nella precedente udienza del 18 luglio scorso la difesa dell’imputato
aveva chiesto di dichiarare la nullità degli atti di polizia giudiziaria
compiuti dai Carabinieri relativi ai sopralluoghi effettuati
nell’immediatezza e sul luogo dei fatti (ore 1:23 del 1° settembre 2023)
e di tutti gli atti successivi, in quanto privi di preavviso
all’imputato (che in quel momento non era ancora neppure indagato).
Nonostante l’assoluta inconsistenza della richiesta e la palese manovra
dilatoria, evidenziate dal Procuratore e dalle parti civili, il Giudice
non aveva voluto prendere una decisione, riservandosi di farlo con
apposita ordinanza, che sarà resa nota nell’udienza di domani, quando il
processo penale dovrebbe finalmente avviarsi alla fase dibattimentale.
Appennino Ecosistema ha rinnovato la richiesta al Pubblico Ministero di
procedere penalmente contro il responsabile dell’uccisione dell’orsa
Amarena non semplicemente per il reato di uccisione di animali (art.
544-bis c.p., applicabile a chiunque uccida qualsiasi animale senza
necessità o per crudeltà, con una pena irrisoria della reclusione da 4
mesi a 2 anni, con la necessità di dover dimostrare il dolo), ma anche
per i ben più appropriati e gravi reati di uccisione di specie
selvatiche animali protette (art. 727-bis c.p., che vieta l’uccisione di
esemplari appartenenti ad una specie animale selvatica protetta, con la
pena dell’arresto da 1 a 6 mesi o l’ammenda fino a € 4.000, ma in questo
caso senza necessità di dover dimostrare il dolo) e soprattutto di
inquinamento ambientale (art. 452-bis o almeno 452-quater, che puniscono
con la reclusione da 2 a 6 anni e con la multa da € 10.000 a 100.000
“chiunque abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramento
significativi e misurabili di un ecosistema, della biodiversità, della
flora o della fauna”), introdotti nel nostro codice penale solo nel 2011
(il primo) e nel 2015 (il secondo) in recepimento della Direttiva UE
sulla tutela penale dell’ambiente (Dir. 2008/99/CE). Infatti, sostiene
il Presidente di Appennino Ecosistema (il giuri-ecologo Bruno
Petriccione), “l’uccisione di una femmina di orso bruno marsicano,
entità biologica gravemente minacciata di estinzione e per questo
tutelata in modo prioritario a livello nazionale, europeo e mondiale,
costituisce certamente una gravissima minaccia ed un grave danno
concreto alle possibilità di sopravvivenza dell’orso bruno marsicano
(decurtando la sua già esigua popolazione del 5%) e quindi un grave
danno al suo habitat, all’ecosistema del quale è parte fondamentale ed
in generale alla biodiversità di tutti gli Appennini Centrali. I nuovi
gravi reati di delitto ambientale citati sono stati introdotti solo nel
2015 nel nostro ordinamento giuridico a seguito della paventata apertura
di una procedura di infrazione contro l’Italia, da parte della
Commissione Europea, per l’insufficienza delle norme penali italiane
poste a tutela dell’enorme patrimonio di biodiversità dell’UE,
successivamente alla precedente uccisione volontaria di un orso bruno
marsicano, rimasta impunita, avvenuta a Pettorano sul Gizio nel 2014.
Porre allo stesso livello l’offensività dell’uccisione di un orso bruno
marsicano e quella di una gallina sarebbe un assurdo giuridico, oltre
che una gravissima offesa a tutti i cittadini onesti e rispettosi della
fauna e della flora selvatiche, che continuano a sforzarsi di far parte
di comunità umane in equilibrio con tutte le altre componenti
dell’ecosistema”.