09 Ottobre 2025 - 09:31:51

di Tommaso Cotellessa

La capacità di adattamento è una delle più grandi virtù dell’essere umano, è ciò che ha evitato l’estinzione della specie, ma è anche una straordinaria abilità nel mondo del mercato.

Nel continuo e irrefrenabile cambiamento di scenari che viviamo nel nostro tempo infatti, il rischio è rimanere indietro, cedere il passo. L’unica alternativa è trovare modalità di adattamento per sopravvivere e fronteggiare le nuove sfide facendosi trovar pronti.

Secondo i dati diffusi dalla Cia Abruzzo questa capacità di adattamento è stata dimostrata in maniera encomiabile dell’agricoltura abruzzese, che si è resa disponibile a questo cambio di volto e sembra puntare sempre più sull’esplorazione delle nuove prospettive dischiusi dalle sfide del presente, come ad esempio i cambiamenti climatici, lo spopolamento delle aree interne e l’innovazione tecnologica.

La riconversione in questione vede le impese agricole ampliare le proprie attività, affiancando alla produzione tradizionale nuovi servizi legati al turismo rurale, alla trasformazione dei prodotti e all’energia rinnovabile.

In Abruzzo, sono 1.695 le aziende agricole che svolgono anche attività connesse, pari al 3,8% del totale delle imprese del settore. Il dato, elaborato su base Istat (Censimento Agricoltura 2020) e divulgato da Openpolis, colloca la regione leggermente sotto la media nazionale (5,7%), ma conferma una dinamica di trasformazione ormai avviata.

Le attività più diffuse sono quelle agrituristiche (547 aziende), seguite dalla trasformazione di prodotti vegetali (267) e animali (237). In crescita anche la produzione di energia da fonti rinnovabili, praticata da 159 imprese, di cui la maggior parte (144) attraverso impianti fotovoltaici.

«La multifunzionalità è il futuro dell’agricoltura abruzzese – sottolinea Nicola Sichetti, Presidente Cia Abruzzo – perché consente alle imprese di diversificare il reddito e rafforzare il legame con il territorio. L’agricoltore oggi non è solo produttore di cibo, ma anche custode del paesaggio, promotore di turismo e protagonista della transizione ecologica».

A guidare la trasformazione è la provincia di Teramo, che conta 487 aziende agricole multifunzionali, seguita da Chieti (540), L’Aquila (338) e Pescara (330). Il comune di Teramo è quello con il maggior numero di imprese agricole con attività connesse (46), mentre Anversa degli Abruzzi (L’Aquila) si distingue per l’incidenza più alta: qui la metà delle aziende agricole (50%) ha già adottato un approccio multifunzionale.

Il fenomeno è particolarmente rilevante nei comuni cintura e intermedi, dove si concentrano oltre mille aziende, ma l’incidenza percentuale più elevata si registra nei territori ultraperiferici (5,8%), segno di un crescente ruolo dell’agricoltura come presidio economico e ambientale nelle aree più marginali.

Cia Abruzzo richiama l’attenzione sulle difficoltà che ancora frenano la piena integrazione tra agricoltura e altre attività locali. Nonostante la legge regionale 14/2015 abbia istituito i Distretti rurali, il processo di coordinamento tra imprese, enti e istituzioni resta in fase embrionale.

«Serve una governance territoriale più forte e strumenti mirati per accompagnare le aziende che vogliono innovare – aggiunge Sichetti – Le attività connesse generano valore economico, ma anche sociale e ambientale. È il momento di fare sistema per trasformare queste esperienze isolate in un vero modello di sviluppo rurale».