13 Ottobre 2025 - 18:30:14

di Vanni Biordi

La XXXIII edizione del Premio nazionale Paolo Borsellino, dal 13 al 24 a L’Aquila, Pescara, Teramo e Chieti, è stata presentata ufficialmente nella Sala Conferenze di Palazzo Margherita, confermando anche quest’anno l’importanza di un riconoscimento che celebra l’impegno nella lotta alla mafia e la promozione della legalità in Italia. La cerimonia vedrà la partecipazione di Manfredi Borsellino, figlio del giudice antimafia ucciso nel 1992, un simbolo forte che richiama il sacrificio e l’impegno civile imprescindibile nella battaglia contro il crimine organizzato.

La conferenza stampa ha raccolto figure di rilievo istituzionale e civile: dal Vicesindaco dell’Aquila Raffaele Daniele al Prefetto Renato Cortese, Presidente del Premio, fino al Procuratore David Mancini. Figure che rappresentano l’ampio fronte delle istituzioni coinvolte quotidianamente nella tutela della legalità e della sicurezza, segnando un terreno comune tra politica, giustizia e forze dell’ordine. Il Premio Borsellino si articola in diverse categorie che sottolineano il ruolo cruciale delle forze dell’ordine, della magistratura, della cultura, del giornalismo, dell’economia e dell’impegno civile. Tra i premiati spiccano Vittorio Rizzi, Direttore Generale del DIS, noto per la soluzione del cold case dell’Olgiata, e Andrea De Gennaro, Comandante Generale della Guardia di Finanza, impegnato nella lotta alla criminalità economica e al narcotraffico.

Altri nomi di rilievo sono Lamberto Giannini, ex Capo della Polizia con esperienza antiterrorismo, e Fabio Ciciliano, capo della Protezione Civile che coniuga emergenze e legalità. Magistrati come Paolo Guido di Bologna e Ilaria Calò procuratore aggiunto di Vercelli rappresentano la frontiera giudiziaria contro la mafia, con operazioni che segnano tappe fondamentali come la cattura di Matteo Messina Denaro e il riconoscimento della mafia romana. Anna Maria Frustaci della DDA di Catanzaro incarna con coraggio la lotta alla ’ndrangheta, vivendo sotto scorta. Per la cultura e l’impegno civile, i premiati come Don Luigi Epicoco, sacerdote e filosofo, e l’associazione Addio-Pizzo, nata a Palermo, testimoniano che la cultura e il consumo critico sono armi potenti contro la criminalità organizzata. Daniel Sorza e Nicolò Mannino arricchiscono il premio con esempi concreti di gratitudine sociale e impegno educativo. Nomi come Attilio Bolzoni e Gaia Tortora, invece, dimostrano come l’informazione d’inchiesta mantenga viva l’attenzione sul tema mafia e legalità, contribuendo a una cultura civica robusta. Nicola Mattoscio e Pierpaolo Bombardieri sottolineano come la sostenibilità economica e il lavoro dignitoso siano parte integrante di una società libera e giusta. Il riconoscimento a Bruno D’Alfonso, che ha riaperto il caso dell’uccisione del padre a opera delle Brigate Rosse, è un invito a trasformare il dolore in impegno civile e a non dimenticare mai. Dobbiamo assolutamente sottolineare l’’importanza di un premio che supera il ricordo.

Il Premio Paolo Borsellino, infatti, non è solo un momento commemorativo, ma un’occasione per riflettere sul contesto attuale della lotta alla criminalità organizzata in Italia. La presenza di uomini e donne che si dedicano quotidianamente alla tutela dello Stato, alla promozione di una cultura antimafia e al rispetto dei valori democratici evidenzia una società che resiste e si rinnova. Il contesto sociale e politico in cui si inserisce questo premio evidenzia sfide crescenti, tra infiltrazioni mafiose in diversi territori, nuovi modelli di criminalità economica e la necessità di educare le nuove generazioni a un impegno civile consapevole. La partecipazione di esponenti dell’intelligence, delle forze dell’ordine, della magistratura e delle realtà associative testimonia un approccio integrato e multidisciplinare indispensabile per fronteggiare queste minacce. Quello che dobbiamo fare tutti è lavorare per un percorso comune che vada verso un futuro di legalità condivisa, perché in un’Italia che cerca nuove vie per sconfiggere la mafia e rafforzare la cittadinanza attiva, il Premio Paolo Borsellino rinnova il messaggio di speranza e coraggio.

Attraverso il riconoscimento di storie di vita, di dedizione e di lotta quotidiana, si crea una rete virtuosa che coinvolge istituzioni, società civile e giovani, facendo del ricordo non un punto fermo ma un trampolino verso un futuro più giusto. La presenza di Manfredi Borsellino, a trentatré anni dall’assassinio del padre, sottolinea come la memoria viva non solo nel dolore ma nell’azione concreta, un monito a non abbassare mai la guardia e a rinnovare ogni giorno la promessa di impegnarsi per la legalità e per la difesa dei valori democratici alla base di una società libera e civile.