18 Ottobre 2025 - 11:24:56
di Redazione
«Un’educazione sessuo-affettiva adeguata a scuola contribuisce a relazioni sane».
A seguito del DDL del 23/5/2025 del ministro Valditara, i presidenti degli Ordini di Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Puglia, Sicilia e Veneto sono concordi: limitare o escludere la possibilità di promuovere attività educative sui temi della sessuo-affettività significa privare le giovani generazioni di strumenti fondamentali per comprendere e gestire i cambiamenti fisici ed emotivi legati alla crescita, che sono strettamente connessi alle dinamiche relazionali e alla costruzione della propria identità personale e sociale.
Chiedono di essere ascoltati dal Ministro Valditara nelle sedi opportune, a seguito del DDL “Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico”, del Ministero dell’istruzione e del
Merito del 23/5/2025, dove nell’articolo 1 si legge che si intende rafforzare il principio di corresponsabilità educativa tra scuola e famiglia già previsto nella normativa vigente attraverso il Patto educativo di corresponsabilità, emergono alcune perplessità, sollevate dai presidenti degli Ordini territoriali.
«Imporre la condivisione preventiva di tutto il materiale didattico utilizzato per la materia sessuo-affettiva, fa chiedere perché non sia richiesto per le altre attività extracurriculari o progettuali. Resta, inoltre, da chiarire se la disposizione comporti l’obbligo di sottoporre preventivamente alla famiglia ogni dispensa, immagine, slide o supporto didattico, e per quale ragione tale richiesta sia limitata esclusivamente agli interventi di educazione sessuo-affettiva – scrivono in una nota -. Il comma 4 dello stesso articolo del DDL, inoltre, introduce una disposizione che esclude in ogni caso, per la scuola dell’infanzia e per la scuola primaria, la possibilità di realizzare attività didattiche e progettuali aventi a oggetto temi attinenti Il 18 settembre 2025, un emendamento presentato dall’On. Giorgia Latini (n. 1.41) ha proposto di estendere tale divieto anche alla scuola secondaria di primo grado».
«La letteratura scientifica e le principali istituzioni e organizzazioni internazionali (OMS, 2010; UNESCO, 2018; Parlamento Europeo, 2022) concordano nel ritenere che la sessualità costituisca una dimensione relazionale, affettiva ed emozionale dell’essere umano, soggetta a maturazione progressiva e a trasformazioni significative durante l’infanzia e l’adolescenza. La costruzione dell’identità di genere e la consapevolezza del proprio corpo si sviluppano infatti gia nei primi anni di vita, attraverso esperienze di socializzazione, linguaggio, gioco e interazione con il contesto familiare e scolastico – prosegue la nota – Un’educazione sessuo-affettiva adeguata all’età contribuisce a promuovere comportamenti relazionali sani, a prevenire fenomeni di bullismo, violenza di genere e uso distorto dei media digitali, e a rafforzare le competenze emotive e sociali di bambini e adolescenti. Intervenire precocemente su tali dinamiche permette di agire in modo preventivo ed efficace sull’insorgenza di nuclei relazionali disfunzionali, prima che si trasformino in veri e propri atti di prevaricazione e maltrattamento. Eppure, nel nostro Paese, continua a mancare una strategia strutturata di prevenzione: prevalgono azioni episodiche, frammentate, dipendenti da fondi e bandi contingenti, in una visione settorializzata ed emergenziale della salute pubblica».
«Limitare o escludere la possibilità di promuovere attività educative sui temi della sessuo-affettività significa privare le giovani generazioni di strumenti fondamentali per comprendere e gestire i cambiamenti fisici ed emotivi legati alla crescita, che sono strettamente connessi alle dinamiche relazionali e alla costruzione della propria identità personale e sociale. Significa, inoltre, rinunciare a un intervento preventivo e formativo che la scuola, in collaborazione con le famiglie e le istituzioni, è chiamata a garantire per la tutela del benessere psico-sociale dei minori. Significa non rispondere alle migliaia di richieste di aiuto che ci arrivano dalle scuole e dagli studenti che annualmente richiedono interventi qualificati e professionali sul tema. Evidenzia una visione settorializzata della salute pubblica che agisce ed interviene solo a valle di situazioni di disagio e problematicità senza agire preventivamente per limitarli», aggiungono i presidenti degli ordini regionali».
«Come presidenti degli Ordini territoriali e in quanto professionisti della salute, esprimiamo profonda preoccupazione per le implicazioni culturali e sociali derivanti da un eventuale divieto generalizzato e chiediamo ufficialmente che il Ministro dell’istruzione e del Merito e i membri della Commissione Cultura vogliano audirci nelle sedi parlamentari competenti per rappresentare alle istituzioni l’importanza di un’educazione affettiva e sessuale tempestiva, continuativa e scientificamente fondata.
La tutela dei minori passa anche — e soprattutto – attraverso la conoscenza, l’ascolto e la costruzione di contesti educativi sicuri e consapevoli».