22 Ottobre 2025 - 15:51:02
di Vanni Biordi
La recente pubblicazione della Terza Indagine Nazionale sullo stato di attuazione delle Reti Tempo‑dipendenti, condotta da Agenas analizzando i dati del 2022 e presentata nel marzo 2024, rappresenta uno specchio importante per valutare come le Regioni italiane stiano attuando le cosiddette “reti tempo‑dipendenti”, ossia quei percorsi assistenziali che devono intervenire con tempestività nei casi di infarto acuto, ictus, trauma grave, emergenza‑urgenza.
Per la Regione Abruzzo lo scenario che emerge non è confortante: la regione risulta oscillare tra il nono e il quartultimo posto tra le 21 Regioni/Province autonome valutate nelle reti tempo‑dipendenti.
In particolare alcuni dati chiave come la percentuale di abbandono del pronto soccorso, cioè pazienti che accedono al Pronto Soccorso e poi decidono di andarsene prima della visita o della chiusura della cartella clinica, in Abruzzo è pari a circa 10,48%, ben al di sopra della media nazionale che è del 6,29%.
Quanto alla rete cardiologica per l’emergenza, l’Abruzzo presenta una percentuale di infarti trattati con angioplastica entro 90 minuti dal ricovero, lo standard previsto dal DM 70/2015, pari a circa 58,25%.
Purtroppo, non sono ancora stati approvati in Abruzzo né il Piano di Rete né il relativo sistema di monitoraggio e indicatori specifici per valutare i meccanismi organizzativi delle reti, né risulta un finanziamento dedicato stanziato.
In buona sostanza la regione Abruzzo ha formalizzato le reti tempo‑dipendenti, ma allo stesso tempo mancano passaggi fondamentali di programmazione, governance e risorse dedicate.
Dall’analisi del report di Agenas e delle segnalazioni relative all’Abruzzo emergono alcune criticità rilevanti come appunto la governance e la programmazione.
Come già detto, la regione ha formalizzato la rete ma non ha ancora approvato un piano organico né dotato di indicatori e finanziamenti specifici. Questo comporta una debolezza nel tradurre la rete da concetto a realtà operativa.
Le reti tempo‑dipendenti richiedono tempi stretti di intervento. Ad esempio, nel caso dell’infarto, l’angioplastica deve essere effettuata entro 90 minuti. Un’ora e mezza. Un dato del 58,25% per l’Abruzzo mostra che quasi 4 casi su 10 non rispettano questo standard. In una rete efficiente, la soglia è orientativamente superiore al 60%. L’Abruzzo è segnalata tra quelle regioni meno servite e in zone più interne, dove la tempistica risulta più critica.
Il dato del 10,48% di abbandono del pronto soccorso è indice di un gran bel problema. Questo perché per un abruzzese che si presenta al Pronto Soccorso deve affrontare lunghe attese, sovraffollamento e difficoltà oggettive, reali o percepite nella presa in carico. Questo fenomeno è un campanello d’allarme perché indica che il sistema non riesce a trattenere il cittadino fino a una diagnosi o una terapia effettiva.
Le reti tempo‑dipendenti non sono solo ospedaliere, richiedono integrazione con territorio, trasporto, accesso rapido, diagnostica efficiente, percorso riabilitativo. Il report evidenzia che nei contesti più interni e meno serviti queste integrazioni fanno più fatica.
Il quadro nazionale mostra un’Italia a due velocità: Nord più veloce nelle risposte, Sud e aree interne più in difficoltà. L’Abruzzo, che ha zone interne montane, ne risente.
Alla luce di queste criticità, mi permetto di consigliare, ma solo perché sono facilmente delineabili, alcune azioni strategiche che la Regione Abruzzo dovrebbe intraprendere oggi per migliorare la performance delle reti tempo‑dipendenti. Intanto, l’Abruzzo dovrebbe approvare rapidamente il Piano di rete, definire formalmente il piano regionale per le reti tempo‑dipendenti con obiettivi precisi, indicatori di processo, esito, output e responsabilità chiare. Solo così si potrà passare da un livello formale di rete a un livello operativo e monitorato.
Altro capitolo importante sarebbe quello di allocare finanziamenti dedicati perché assicurare stanziamenti specifici per gli ospedali, il trasporto, il territorio, la formazione e le tecnologie devono essere azioni che non restino sulla carta ma vengano realizzate concretamente.
Fondamentale ridurre i tempi di intervento per infarto e ictus. La rete cardiologica e la rete ictus, in Abruzzo viene segnalata tra le più deboli, deve incrementare la percentuale di interventi angioplastici entro 90 minuti, potenziare le stroke unit e assicurare percorsi H24 nelle aree montane e rurali. La dimensione geografica della regione richiede strategie adattate coem hub/spoke, telemedicina ed elisoccorso.
Dobbiamo migliorare l’accessibilità e ridurre l’abbandono del pronto soccorso. Intervenire sui pronto soccorso significa accorciare i tempi di attesa, migliorare il triage, garantire operatori e posti letto sufficienti, prevedere sistemi di accoglienza ed orientamento al paziente. Ridurre l’abbandono al di sotto della media nazionale è un obiettivo realistico e soprattutto molto utile.
Integrare ospedale e territorio: rafforzare i collegamenti con l’emergenza territoriale (118), con l’assistenza domiciliare, con le strutture di riabilitazione, in modo che il paziente non resti senza percorso dopo la fase acuta. Inoltre, implementare forme di telemedicina e mobile unit nelle aree interne.
È importante poi aggiornare la formazione e la tecnologia. Garantire un aggiornamento continuo del personale, protocolli condivisi, monitoraggio in tempo reale dei pazienti e dotarsi di tecnologie adeguate come il telestroke, l’emodinamica 24h e il trasporto rapido.
Infine, la Regione Abruzzo deve attuare un sistema di rilevazione regionale, con report periodici, benchmarking interno, analisi delle cause di ritardo e abbandono, identificazione dei punti deboli e diffusione delle best practice. Sarebbe il caso di coinvolgere anche associazioni di cittadini e sistemi di feedback.
La posizione della regione Abruzzo nell’ambito dell’indagine di Agenas sulle reti tempo‑dipendenti è motivo di preoccupazione ma anche di stimolo al cambiamento. Il ritardo nell’approvazione del piano, la performance inferiore agli standard in alcune aree chiave, e un tasso elevato di abbandono del pronto soccorso segnalano che la rete è «formalmente presente» ma ancora non pienamente operativa in modo uniforme e tempestivo.
Alla luce del contesto nazionale che evidenzia grandi differenze tra regioni, l’Abruzzo ha una finestra luminosa di opportunità, però si deve intervenire in modo mirato, performante e rapido perché questo può tradursi in risparmi di vite, in migliore qualità dell’assistenza e in maggiore fiducia dei cittadini. Realizzare una rete tempo‑dipendente efficiente non è solo un obbligo tecnico‑organizzativo, ma un vero e proprio imperativo etico nei confronti delle persone che ogni giorno accedono al sistema sanitario in situazioni difficili, se non critiche.
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