24 Ottobre 2025 - 20:32:52

di Martina Colabianchi

L’ex funzionario della Squadra Mobile di Palermo ed ex prefetto Filippo Piritore, anche ex questore dell’Aquila, è stato arrestato per depistaggio nelle indagini per la morte di Piersanti Mattarella, ex presidente della Regione Sicilia ucciso il 6 gennaio del 1980.

Motivo dell’arresto, un guanto di pelle recuperato nella Fiat 127 usata dai killer che, secondo l’accusa, sarebbe stato fatto sparire proprio da Piritore. Una prova importante che, se correttamente repertata, avrebbe potuto essere un rilevante elemento per risalire ai responsabili.

Ma, ed è questa la prima anomalia rilevata dagli inquirenti, questo non avvenne. Eppure il 7 gennaio 1980 lo stesso Piritore, già in possesso dal giorno prima dei beni trovati sull’auto degli assassini, attribuì all’oggetto, capendone l’importanza, una destinazione diversa rispetto al resto del materiale che invece fu restituito al proprietario della macchina che i killer avevano rubato e usato per la fuga.

Stando alla documentazione a firma di Piritore ritrovata dalla squadra Mobile, il guanto sarebbe stato recapitato all’allora sostituto procuratore Pietro Grasso, magistrato titolare delle indagini sull’omicidio Mattarella attraverso l’agente della Scientifica Di Natale. Tuttavia, secondo i pm, è poco comprensibile che un oggetto, su cui si sarebbero dovuti fare accertamenti, sia stato consegnato dalla squadra Mobile (tramite un appartenente alla polizia Scientifica che semmai avrebbe dovuto riceverlo per svolgere le analisi), al magistrato che nessuna indagine tecnica avrebbe potuto compiere.

«L’anomalia diventa ancor più sospetta – per la procura palermitana – se si considera che non solo il guanto è sparito, ma non risulta nemmeno alcun verbale di consegna o atto equivalente a firma del pm o della sua segreteria».