27 Ottobre 2025 - 12:22:57

di Tommaso Cotellessa

Uno scontro frontale a tutto campo ha aperto l’ultima seduta del Consiglio comunale dell’Aquila. Una duro intervento del sindaco Pierluigi Biondi che ha affrontato le opposizioni senza risparmiare attacchi.

La bagarre in aula è scoppiata in seguito al posizionamento, da parte delle forze di opposizione, di uno striscione di protesta contro il declassamento dell’Agenzia delle Dogane, provvedimento governativo che prevede la soppressione della sede aquilana con il conseguente trasferimento a Pescara. Una decisione che renderebbe L’Aquila l’unico capoluogo d’Abruzzo privo di questo presidio.

Il momento di protesta, seguito all’esposizione dello striscione su cui era scritto «Biondi parlaci delle Dogane», è stato interrotto dal presidente del Consiglio comunale Roberto Santangelo, che ha richiamato all’applicazione del regolamento dell’assise civica, chiedendo l’immediata rimozione del cartello.

Ai richiami del presidente del Consiglio comunale, tuttavia, i consiglieri hanno opposto resistenza, chiedendo di poter mantenere esposto il messaggio per l’intera durata della seduta. Santangelo, insistendo sulla necessità di rispettare il regolamento, ha prima invitato i consiglieri a rimuovere autonomamente lo striscione e, di fronte al loro rifiuto, ha infine richiesto l’intervento della Polizia locale.

La decisione è stata giudicata eccessiva dal consigliere Paolo Romano, il quale chiedendo di intervenire sull’ordine dei lavori ha richiamato la maggioranza ad «un sussulto di dignità» dinanzi alla gravità della vicenda.

«Abbiamo il dovere di dare risposte oggi, perché tra una settimana sarà troppo tardi»,
ha dichiarato Romano, chiedendo inoltre al presidente di far intervenire il sindaco sul tema e di convocare, se necessario, una Conferenza dei capigruppo dedicata alla questione.

Il sindaco Pierluigi Biondi, presente in aula, non ha perso l’occasione per replicare, scegliendo un tono deciso e polemico. Ha esordito accusando l’opposizione di essere «alla ricerca di un quarto d’ora di celebrità» e ha precisato, con tono perentorio:

«Non è il presidente che mi dà la parola. Sono io che la chiedo e il presidente me la concede. Non siete voi a decidere quando devo intervenire».

Biondi ha poi rivendicato «La coscienza completamente a posto» sua e della sua maggioranza, rispondendo idealmente allo striscione che recitava Biondi parlaci delle Dogane”.
Nel suo intervento, il sindaco ha contrattaccato elencando una serie di mancanze attribuite ai governi cittadini di centrosinistra: dalla vicenda Accord Phoenix ai lavoratori del polo elettronico, dallo spostamento della sede centrale della Bper a Lanciano alla svendita dell’immobile delle Poste nel centro storico, fino alla crisi dell’Ama.

In contrapposizione, ha rivendicato i risultati ottenuti dal centrodestra: l’arrivo della sede nazionale dei Vigili del Fuoco all’Aquila, l’acquisto della Scuola della Guardia di Finanza da parte dell’Inail e l’inserimento in Legge di Bilancio del contributo straordinario da 15 milioni di euro per la città.

Non sono mancati gli attacchi personali: Biondi ha puntato il dito contro il deputato Baldarelli (Partito Comunista Italiano), l’ex sindaco Massimo Cialente, l’ex deputato Giovanni Lolli, Giovanni Legnini e la consigliera Stefania Pezzopane, accusata di essere stata “ininfluente” per le necessità della città.

Le parole del sindaco hanno suscitato forte indignazione tra i banchi dell’opposizione, da cui si sono levate grida e proteste. Biondi ha replicato con tono ironico:

«Volete che io parli, oppure vi agitate quando solletico la vostra coscienza sporca?»

Il sindaco ha poi interrotto il proprio intervento denunciando «l’indegno dileggio del sindaco» e accusando le opposizioni di aver trasformato l’aula in «un mercato».

La seduta si è conclusa tra applausi e una standing ovation rivolta al sindaco dai banchi della maggioranza.

Alle 12, tuttavia, i lavori non sono ripresi in quanto la maggioranza ha deciso di non rientrare in aula, in segno di protesta per l’atteggiamento delle opposizioni.

«Questa decisione, condivisa da tutti i gruppi della maggioranza, rappresenta un atto di responsabilità in un momento in cui il clima politico locale necessita di un immediato ritorno al rispetto e alla compostezza istituzionale – precisano subito dopo, in una nota, i capigruppo di maggioranza -. Riteniamo infatti che ciascun rappresentante eletto debba contribuire a mantenere il dibattito entro i limiti del confronto civile, adeguando i toni e i comportamenti alla dignità del ruolo che ricopre».

«Invitiamo pertanto l’opposizione a una seria riflessione sul proprio atteggiamento. Il confronto politico è e sarà sempre parte della vita democratica, ma le offese e le aggressioni verbali non appartengono a quel confronto e le respingiamo con fermezza al mittente. Il rispetto reciproco e la responsabilità istituzionale devono essere valori condivisi da tutti coloro che hanno l’onore di rappresentare la città», concludono.

In una nota, i consiglieri di minoranza hanno quindi preciato: «Questa mattina all’arrivo del sindaco Biondi in aula per lo svolgimento del Consiglio comunale, abbiamo esposto uno striscione per ricordare che i lavoratori dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli stanno subendo un nefasto countdown sul loro futuro, con lo striscione “Biondi, parlaci delle Dogane” abbiamo voluto lanciare un messaggio chiaro: solidarietà e vicinanza a lavoratori e sindacati, ma anche ribadire che intendiamo combattere per il mantenimento di un presidio strategico per il nostro territorio, che verrà cancellato in favore di Pescara. Basta silenzi, è il momento che il centrodestra dica la verità su cosa è accaduto da marzo 2024, cioè dall’ultimo comunicato congiunto di Biondi e Liris che promettevano soluzioni alla vicenda; oppure l’amministrazione abbia il coraggio di ammettere che avalla la peggiore riorganizzazione d’Italia toccata a un capoluogo di regione».

«Ma il sindaco ha preferito non rispondere – hanno aggiunto dalla minoranza- probabilmente perché non aveva nulla da dire sul tema, preferendo parlare di tutto fuorché delle Dogane senza alcun rispetto nei confronti della città e dell’assise. Anzi. Ha usato la vecchia tattica di insultare l’opposizione per spostare l’attenzione dalle sue mancanze, puntando il dito in maniera provocatoria e arrogante solo su fatti del passato senza mai toccare il problema delle Dogane. Come se noi parlassimo della Metropolitana di superficie o dei debiti della Perdonanza invece di discutere i problemi di oggi.  E mentre i sindacati stanno, di fatto, inviando lo stato di agitazione con preghiera di farsi audire dal Prefetto, la Giunta non risponde e il Sindaco si nasconde dietro gli insulti. Bisogna chiedere una proroga dell’entrata in vigore della riforma, come già avvenuto per i tribunali minori e poi lavorare a una modifica complessiva dell’impianto. L’Aquila non può diventare una semplice sede periferica, svuotata di competenze e centralità. Chi governa la città deve smettere di scaricare responsabilità e agire, finalmente, per difendere il ruolo istituzionale e strategico del capoluogo d’Abruzzo».

«Come se non bastasse, dopo una breve sospensione dei lavori, al rientro in aula il centrodestra ha abbandonato il consiglio. Ovviamente racconteranno che si è trattato di una scelta forte per redarguire le opposizioni (evidentemente colpevoli solo di aver chiesto conto del destino delle Dogane), la verità però è un’altra, non avevano abbastanza consiglieri presenti, il numero legale sarebbe caduto ugualmente – hanno concluso – Quindi il bilancio della giornata è quello di un sindaco che non risponde di un presidio che viene tolto alla città, con relative unità occupazionali a rischio, e di una maggioranza che viene in aula per non discutere nemmeno uno dei punti all’ordine del giorno, prende il gettone e poi fa rinviare il consiglio. C’è solo un commento: venite a lavorare in aula a risolvere i problemi della città».