29 Ottobre 2025 - 19:00:50
di Vanni Biordi
Il richiamo del consigliere regionale della Lega, Carla Mannetti, per la rimozione della cartellonistica fatiscente e disordinata lungo le strade di Campo Imperatore, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, accende i riflettori su una questione cruciale: il rispetto e l’applicazione delle normative paesaggistiche in un’area di straordinario valore naturalistico. La denuncia evidenzia una discrasia tra l’imponente bellezza del luogo e l’incuria che ne deturpa l’immagine, un problema di decoro che si traduce in un vulnus alla tutela del bene paesaggio.
Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga è un’area protetta istituita con la Legge Quadro sulle Aree Protette, la legge 394 del 1991, un riconoscimento che impone un elevato livello di tutela ambientale e paesaggistica. L’area di Campo Imperatore, in particolare, rientra in una zona di altissima naturalità, soggetta a diversi vincoli paesaggistici che richiamano il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, in particolare la legge 42 del 2004 e specificatamente regolamentata dal Piano del Parco.
Il Piano del Parco, approvato da Abruzzo, Lazio e Marche, definisce le linee guida per la conservazione e la valorizzazione del territorio, suddividendo l’area in zone a diverso regime di salvaguardia. Nelle aree di maggiore pregio, come le altitudini di Campo Imperatore, le norme sono particolarmente stringenti in merito a qualsiasi intervento che possa alterare la percezione visiva e l’equilibrio ecologico.
La cartellonistica, anche se relativa alla segnaletica stradale (di competenza provinciale) o a messaggi informativi e promozionali, ricade pienamente nell’ambito della tutela paesaggistica. Il disordine, la sovrapposizione e il deterioramento dei cartelli, come lamentato dal consigliere regionale Mannetti, violano i principi di decoro e armonia che dovrebbero ispirare qualsiasi installazione in un contesto naturale vincolato. L’obiettivo delle normative non è solo la conservazione della natura, ma anche la salvaguardia della sua percezione, prevenendo il cosiddetto “inquinamento visivo”.
La lettera indirizzata alla Provincia dell’Aquila è pertinente poiché le strade provinciali e la relativa segnaletica ricadono sotto la sua gestione. Tuttavia, trattandosi di un’area protetta, l’intervento deve necessariamente coordinarsi con l’Ente Parco e le autorità regionali preposte alla tutela del paesaggio.
La responsabilità della Provincia ricade sugli interventi di manutenzione, riorganizzazione e rimozione della segnaletica deteriorata e non più funzionale. L’armonizzazione della cartellonistica esistente è un obbligo per rispettare il vincolo paesaggistico.
Importante anche il ruolo dell’Ente Parco. È l’organo che deve vigilare sull’applicazione del Piano del Parco e delle misure di salvaguardia, spesso in via consultiva o autorizzativa per nuove installazioni, garantendo che il posizionamento e l’estetica dei segnali siano coerenti con l’ambiente alpino. In ultimo c’è da considerare il principio di armonizzazione. Le norme paesaggistiche per le aree protette richiedono l’utilizzo di materiali, colori e dimensioni che siano il meno impattanti possibile, spesso privilegiando l’uso del legno o tonalità neutre e riducendo al minimo il numero di elementi esposti.
Il degrado evidenziato dal consigliere regionale Carla Mannetti mette in luce una mancanza di manutenzione programmata e di un probabile disordine autorizzativo nel tempo, dove cartelli di diversa natura si sono accumulati senza un piano unitario. Questa incuria, secondo l’esponente della Lega, genera un impatto negativo sull’immagine del Gran Sasso, compromettendo l’esperienza dei visitatori e svilendo lo sforzo di tutela.
L’appello di Mannetti rappresenta l’occasione per avviare un censimento immediato della cartellonistica fatiscente e abusiva per la rimozione. Sviluppare, in collaborazione tra Provincia ed Ente Parco, un Piano di Segnaletica Unitario per l’intera area di Campo Imperatore e le vie di accesso, che stabilisca criteri rigorosi per materiali, design, dimensioni e posizionamento, in coerenza con le zone di protezione più stringenti e utilizzare l’intervento come un’opportunità per sensibilizzare gli enti e la cittadinanza sul valore del paesaggio come bene primario e sulla necessità di una gestione attenta e rispettosa.
La tutela del paesaggio non è un banale vincolo burocratico, ma la premessa per la valorizzazione sostenibile di Campo Imperatore come «simbolo dell’Abruzzo e dell’Appennino». In buona sostanza, la Mannetti chiede di intervenire sul disordine visivo come atto di responsabilità per contribuire a preservare l’integrità e la maestosità di uno dei panorami più suggestivi d’Italia.
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