02 Novembre 2025 - 09:16:51

di Martina Colabianchi

«Il sindaco Biondi, viaggiando spesso, sembra essere diventato un novello Gagarin che, guardando il mondo e L’Aquila dall’alto, vede tutto bellissimo non trascurando, a differenza del cosmonauta, frontiere e confini. Se non è in viaggio per paesi esotici (o lungo la A24…), il sindaco Biondi è arroccato in quel di Palazzo Margherita (chissà se ha possibilità di affacciarsi dalla Torre di Palazzo…) e per condurre da lì un’abile campagna di comunicazione, talmente abile da sapere bene che non conviene rispondere ufficialmente al comunicato del nostro consigliere Rotellini: meglio utilizzare il profilo social per sibilare che i 44 migranti di terra sono arrivati “a chiamata” per “una ragione economica” ossia quella di creare il problema, risolverlo e passare all’incasso. Sindaco, ci dica chi ha chiamato quei 44 disgraziati? Chi vuole creare disagi in città per chissà quale profitto quando è evidente che, dai disagi derivanti dalle migrazioni, è soprattutto una cultura lontana a quella della sinistra a trovarne vantaggio?».

Così, in una nota, Fabrizio Giustizieri, segretario provinciale Sinistra Italiana L’Aquila, e il segretario comunale Pierluigi Iannarelli.

È ancora l’arrivo, e lo stazionamento per giorni, di alcuni migranti davanti alla Prefettura del capoluogo ad animare il dibattito politico.

Alla richiesta del consigliere di Avs Rotellini di aprire un dormitorio pubblico nel capoluogo, parlando di «decine di persone che vivono tutto l’anno per strada, dormendo al freddo e al gelo, senza un tetto e senza un punto di riferimenti», il sindaco aveva infatti replicato a tono in un post su Facebook, parlando di un «arrivo a chiamata» dei migranti legato a movimenti antagonisti.

Per Giustizieri e Iannarelli si tratta di uno «scomposto nervosismo delle parole del sindaco» che «tradisce una profonda allergia alle critiche ed alle dinamiche democratiche».

«Le parole di Biondi, – proseguono – intrise di sarcasmo e insinuazioni, non rispondono nel merito alla questione sollevata: a L’Aquila ci sono persone che dormono nei palazzi abbandonati, migranti che non trovano accoglienza e una rete di volontari che ogni giorno si fa carico di un’emergenza sociale che le istituzioni dovrebbero affrontare con serietà e responsabilità. La povertà a L’Aquila, non solo quella dei migranti, non può essere affrontata con delle statistiche che ricordano i polli di Trilussa, né con la negazione del problema. Si affronta con politiche concrete, strutture adeguate e ascolto del territorio. Il progetto “Invisibili” è un passo avanti, lo riconosciamo (vede che non ci chiudiamo nella sola critica?) ma non basta e non può essere usato come scudo per evitare di fare di più».

«Riteniamo grave che il sindaco, invece di aprire un confronto costruttivo, scelga di delegittimare chi propone soluzioni e di insinuare motivazioni ideologiche o di basso profitto politico dietro l’arrivo dei migranti di terra. L’Aquila merita una politica che metta al centro le persone, non le polemiche. Il risentimento con cui il primo cittadino reagisce a ogni critica è ormai sotto gli occhi di tutti: abituato a muoversi tra una corte asservita di followers senza nome e volto che alimenta le sue manie di grandezza ed una maggioranza in consiglio comunale che, smontata e rimontata con perizia, è oramai chiusa al dibattito (dopo però aver preso il gettone di presenza…), l’uomo che doveva rompere il meccanismo sembra incapace di accettare il dissenso come parte vitale del confronto democratico».

I due esponenti della sinistra passano poi in rassegna alcune delle emergenze della città, legate anch’esse al discorso della dignità dei cittadini.

«Mentre il sindaco si compiace della propria immagine, – scrivono – la città affronta una realtà ben più drammatica: l’Asm è sull’orlo del fallimento, con conseguenze gravissime per i servizi pubblici e i lavoratori; Ie cittadine e i cittadini dei Progetti Case vivono in condizioni di degrado e insicurezza, abbandonati dalle istituzioni; le periferie sono relegate ad essere la terra di nessuno ed il centro subisce sperimentazioni architettoniche che potevamo tranquillamente risparmiarci. In più questa nostra amata città si sta reggendo, sostanzialmente, grazie alla sola economia della ricostruzione e la cosa è tanto più evidente se pensiamo al declassamento che stiamo subendo, come nel caso dell’Agenzia delle Dogane che, per l’Abruzzo, ha previsto un solo ufficio Accise, Dogane e Monopoli di livello dirigenziale con sede a Pescara».

«Non entriamo poi ora nella questione “Casa di Vetro” che merita un capitolo a parte. Non c’è nulla di grandioso in questo quadro. Il tessuto sociale si sgretola, i cittadini sono incattiviti come non mai e spesso la cattiveria nasce dall’insoddisfazione e dall’ingiustizia:  il primo cittadino di cui abbiamo bisogno dovrebbe mettere da parte l’arroganza e la supponenza e costruire dialogo e partecipazione. L’ambizione per L’Aquila dovrebbe essere quella di una guida che, pur mantenendo la propria identità, sia lontana dalla logica dei capipopolo e delle fazioni. Servono umiltà, capacità di ascolto e concretezza nelle azioni, – concludono Giustizieri e Iannarelli – per un’amministrazione che sappia guardare in faccia la realtà e non si riduca a un palcoscenico per ambizioni individuali. Vogliamo, da cittadini oltre che da esponenti politici, un sindaco che unisce, non certo uno che divide».