03 Novembre 2025 - 09:55:25
di Tommaso Cotellessa
Ha provocato un moto di indignazione e la richiesta di un’immediata inversione di rotta la proposta di legge annunciata dalla maggioranza di centro destra al governo della Regione Abruzzo sul tema del sistema idrico.
Ad intervenire è stato il segretario regionale del Partito Democratico abruzzese, Daniele Marinelli, assieme al capogruppo dem in Consiglio regionale, Silvio Paolucci, i quali, ricordando la crucialità di un tema di pubblico interesse come quello dell’acqua, hanno invocato «una riforma seria, fondata su basi tecniche e sulla partecipazione dei Comuni».
Il testo per i dem non soddisferebbe queste caratteristiche, andando ad esautorare il ruolo dei comuni, non riconoscendogli il proprio di primi interlocutori e destinatari del disagio dei cittadini. Per gli esponenti dell’opposizione la maggioranza avrebbe scelto la via della fretta, con un metodo che viene interpretato come l’adozione di «una sorta di legge delega alla Giunta, senza metodo e senza ascolto, confermando un modo di governare fondato sull’improvvisazione. Una prospettiva preoccupante e che arriva in grave ritardo», con queste parole Marinelli e Paolucci esprimono un giudizio duro e definitivo contro l’operato della maggioranza.
«Servono investimenti che la destra non ha fatto e che ora riteniamo urgenti, ma quella partorita da una parte della maggioranza non è una riforma del sistema idrico, bensì un’altra scatola vuota, scritta in fretta per stare su un argomento fino a oggi colpevolmente trascurato e senza un’idea di fondo e soprattutto di prospettiva» sottolineano gli esponenti, considerando l’iniziativa legislativa come «l’ennesima prova della superficialità con cui la destra governa da oltre sette anni una regione che avrebbe invece bisogno di programmazione, studio e metodo, non di leggi scritte per slogan o per bilanciare equilibri interni alla maggioranza».
Oltre alla critiche però dal Partito Democratico abruzzese arriva anche una proposta di indirizzo. Marinelli e Paolucci si fanno sostenitori di un approccio che porti verso la costituzione di una in house, un obiettivo da raggiungere attraverso studio preliminare, un’analisi costi-benefici, un riferimento su come si intenderebbero ottenere le asserite economie di scala o migliorare l’efficienza del servizio.
Ad oggi, però, – come lamentano ancora i dem – è impossibile effettuare uno studio di questo tipo, in quanto non è disponibile «nessun dato, nessuna proiezione, nessuna visione, solo l’obiettivo di migliorare una situazione abbandonata per anni, nonostante la consapevolezza della sua gravità. L’unico elemento desumibile, quello di passare da sei ambiti territoriali a due sub-ambiti rispetto all’attuale ATUR (Ambito Territoriale Unico Regionale), non è accompagnato da alcuna spiegazione tecnica o amministrativa: non si capisce come ci si arriverà, né quali azioni lo consentiranno e nemmeno come questi ambiti saranno configurati, né secondo quali criteri territoriali, gestionali o finanziari».
«Ancor più grave – incalzano i due – è che la decisione venga rimessa alla Giunta regionale, senza alcuna istruttoria pubblica o confronto con i Comuni, i sindaci e gli operatori. Una delega in bianco, che dimostra l’assenza di visione e la confusione politica che regna nella maggioranza. È l’ennesimo atto costruito sulla sabbia, dove si annunciano riforme ma si rinvia tutto a fasi successive, come se il governo regionale non avesse alcuna capacità di scelta o di sintesi interna. È indispensabile che l’Abruzzo costruisca un sistema idrico integrato efficiente, pubblico e trasparente, capace di ridurre sprechi, disservizi e dispersioni, garantendo al tempo stesso la sostenibilità economica e ambientale. Per farlo servono dati, analisi e coinvolgimento dei territori».
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