05 Novembre 2025 - 15:25:31
di Vanni Biordi
L’economia abruzzese chiude un 2025 di sostanziale stabilità, mostrando una notevole resilienza in un contesto globale segnato dalle incertezze.
Secondo le analisi condotte dalla Banca d’Italia e sintetizzate nell’indicatore trimestrale dell’economia regionale, nel primo semestre l’attività produttiva abruzzese è stimata in crescita di circa lo 0,6 per cento. Un dato in perfetta sintonia con l’andamento del Prodotto Interno Lordo a livello nazionale e che replica la performance dell’anno precedente.
A trainare i risultati, e a compensare alcune criticità settoriali, è stata in primis la performance dell’export. Nonostante la fiducia delle imprese manifatturiere del Mezzogiorno, rilevata da Istat, si sia stabilizzata sui livelli minimi del 2022, le vendite estere abruzzesi sono comunque cresciute del 10,1% nel semestre rispetto al 2024.
Il merito è quasi interamente ascrivibile al settore farmaceutico, che ha fatto registrare un eccezionale incremento delle vendite all’estero, pari al +68%. Questo boom ha più che neutralizzato la flessione registrata nel comparto dell’automotive, storico pilastro regionale, dove è proseguito il calo della produzione di veicoli commerciali leggeri. Positivi anche i contributi di macchinari, gomma, plastica e del settore alimentare.
Il quadro emerso dal sondaggio della Banca d’Italia nelle imprese manifatturiere con più di 20 addetti è di sostanziale stabilità del fatturato nei primi tre trimestri, con previsioni di un lieve miglioramento per l’ultima parte dell’anno e l’inizio del 2026.
Gli investimenti per l’anno in corso sono stati lievemente rivisti al rialzo. Il problema da risolvere è il perdurante clima di incertezza geopolitica e le tensioni sul commercio mondiale che agiscono da freno. La propensione a intensificare la spesa per investimenti è, infatti, prevista sostanzialmente stabile per il 2026, segno di una prudenza dettata dal quadro internazionale.
Un vero e proprio motore per la crescita si è rivelato il settore delle costruzioni. L’edilizia ha ampiamente beneficiato del forte stimolo garantito dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che ha alimentato l’attività pubblica, compensando con largo margine il calo dell’edilizia privata, conseguenza della rimodulazione degli incentivi fiscali.
A questo si aggiunge l’impulso decisivo delle attività di ricostruzione nelle aree colpite dai terremoti del 2009 e del Centro Italia 2016 e 2017. Il miglioramento delle condizioni di finanziamento ha inoltre inciso positivamente sul mercato immobiliare, che ha visto rafforzarsi la ripresa delle compravendite con un robusto +10,4 per cento.
Il settore terziario presenta segnali eterogenei ma nel complesso positivi. Il commercio ha avuto una debole espansione, ma i consumi delle famiglie hanno mostrato tenuta registrando un +0,7%, a valori costanti. Il comparto che ha brillato è stato però il turismo con i flussi che sono cresciuti del +18,6% nei primi nove mesi, superando il ritmo dell’anno precedente, sia per la componente nazionale che per quella estera.
Il mercato del lavoro prosegue la sua fase espansiva con il numero di occupati aumentato del +2,5% nella media del semestre, specialmente tra i lavoratori autonomi e nelle costruzioni. Il tasso di attività è salito al 67,1% e quello di disoccupazione è sceso al 7,2%. Le difficoltà in alcune realtà industriali, però, hanno portato a un marcato ricorso agli strumenti di integrazione salariale come la Cassa Integrazione Guadagni nei primi sei mesi, con un aumento del +169% delle ore autorizzate, a riprova delle tensioni in specifici comparti, come l’Automotive. Sul fronte economico-finanziario, il sondaggio indica un quadro di solidità con oltre i tre quarti delle aziende che prevedono un risultato di gestione positivo per il 2025. La liquidità aziendale rimane su livelli storicamente elevati.
I prestiti alle imprese hanno ripreso a crescere, anche se in misura contenuta attestandosi a +0,4% nel mese di giugno, trainati unicamente dalla domanda delle aziende più grandi. I prestiti alle famiglie, invece, segnano un più deciso +3,1%, grazie alla ripresa delle erogazioni di mutui e al credito al consumo. Per concludere, la qualità degli affidamenti bancari è in miglioramento, con particolare riscontro per le imprese di maggiore dimensione e per quelle del settore costruzioni.
In buona sostanza, la fotografia dell’economia abruzzese, in questo 2025, si presenta come un mosaico di luci e ombre, ma con un bilancio finale sorprendentemente in attivo. L’immagine che ne emerge è quella di una regione che ha saputo scommettere, con successo, sull’alta specializzazione della Farmaceutica, un settore che, come un cigno nero positivo, ha generato un surplus di export capace di oscurare i segnali di rallentamento altrove.
I dati però non permettono facili trionfalismi. Il triplicarsi della Cassa Integrazione è un campanello d’allarme fastidioso, puntato sull’Automotive. Un settore strategico che risente della transizione energetica e delle incertezze globali più di altri. La regione, insomma, sta camminando con una “gamba zoppa”, una fortissima spinta di investimenti pubblici, grazie al Pnrr e alla Ricostruzione, e un’eccellenza industriale, come la Farmaceutica, che compensano un indebolimento strutturale in un’altra sua industria storica.
Per il 2026 dobbiamo essere capaci, pronti e volenterosi ad un duplice impegno: tradurre l’onda lunga del PNRR e della Ricostruzione in una crescita duratura, al di là degli incentivi temporanei ed elaborare strategie concrete per sostenere la riconversione e la tenuta occupazionale nel settore dell’auto. Solo così, a mio avviso, l’Abruzzo potrà trasformare la resilienza in un vero e proprio decollo.
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