06 Novembre 2025 - 13:30:38

di Beatrice Tomassi

A partire dal primo novembre, la città dell’Aquila ha perso l’Ufficio dirigenziale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Si tratta dell’unico capoluogo di regione in tutta Italia che ha subito la riorganizzazione dell’ente, sancita da una riforma ministeriale di marzo 2024 che prevede il declassamento di numerose sedi locali.

In altre parole, di fatto l’ufficio dell’Aquila è stato declassato e dipende ora direttamente dalla sede regionale individuata a Pescara.

A partire da fine ottobre, tuttavia, nel capoluogo è giunto un nuovo ufficio, quello tecnico, direttamente sotto il controllo di Roma.

Incarico di prestigio o contentino? Per gli esponenti di opposizione non c’è dubbio. Ed ecco che dopo sessioni burrascose del Consiglio Comunale e scontri politici, la protesta arriva direttamente in Prefettura.

«L’Aquila è finita sotto Pescara. – tuona il consigliere comunale di opposizione Paolo Romano È quello che abbiamo provato a denunciare con i sindacati, come parti politiche, per cercare di sospendere una riforma che avrebbe fatto male al nostro territorio. Di fatto questa, oggi, è diventato realtà. L’ufficio tecnico, di cui ha parlato anche il sindaco Biondi, è un contentino, non è altro che uno strumento per far stare zitto il territorio. Purtroppo, la realtà e gli atti amministrativi parlano da sé, tutti gli operatori economici da oggi, anche per un contrassegno o per un timbro, dovranno andare a Pescara con ripercussioni sul personale e sulla sede di piazza Santa Giusta».

Si tratta di una decisione, dunque, con ricadute in termini economici, con il baricentro che si sposta dalle aree interne alla costa, e che comporta conseguenze significative anche per i 45 dipendenti attualmente in servizio.

«Dobbiamo provare a fare in extremis la sospensione di questa riforma. – la conclusione di Romano – L’Aquila viene da un sisma, da una ripresa economica e sociale e non può permettersi questo declassamento. Proveremo, quindi, a fermare questa riforma, a bloccare il tempo e provare a ridiscutere e a modificare una norma che non è giusta per il nostro territorio».