15 Novembre 2025 - 18:57:49

di Tommaso Cotellessa

Nelle ultime settimane la città dell’Aquila è finita al centro di un’improvvisa e intensa esposizione mediatica. Sui social, soprattutto su TikTok, piattaforma molto frequentata dai più giovani, il capoluogo abruzzese sta circolando in centinaia di contenuti che ne raccontano il volto quotidiano. Un’attenzione che, sorprendentemente, non nasce dall’avvicinarsi del 2026, anno in cui L’Aquila sarà Capitale italiana della cultura, ma da una crescente narrazione che la descrive come una città in cui sarebbe particolarmente facile ottenere accoglienza.

Non è chiaro quanto questa fama abbia basi solide: ciò che è certo è che da diverse settimane TikTok ospita numerosi video che presentano L’Aquila come un luogo privilegiato per ottenere un permesso di soggiorno o per muovere i primi passi in Italia. Nei contenuti circolanti in queste ore, una vera e propria bolla digitale racconta la città attraverso gli occhi di migranti, richiedenti asilo e del sistema di supporto informale che trovano al loro arrivo.

Tra le figure più visibili emerge il profilo del giovane afghano @khybershinwari17, oltre 23 mila follower e quasi 400 mila like. Si presenta come vlogger e si rivolge in pashto a una community di connazionali sparsi tra Europa e Asia, pubblicando contenuti da diverse città italiane. Negli ultimi giorni ha realizzato alcuni video all’Aquila, riprendendo scorci del centro storico e la mensa dei poveri di Celestino, ormai diventata uno dei primi punti di riferimento per chi arriva in città grazie al passaparola tra le comunità afghane e pakistane.

Nelle clip il creator scherza sul cibo definendolo “langar”, termine che indica la cucina comunitaria gratuita tipica dei templi sikh. Un riferimento ironico utilizzato per raccontare la mensa e la distribuzione dei pasti. Nei suoi video mostra momenti di quotidianità della comunità afghana, senza tuttavia lanciare inviti espliciti a raggiungere L’Aquila come meta preferenziale per chiedere protezione.

I contenuti di Khyber Shinwari si affiancano a quelli di un altro influencer, @Hayatkhan, che nelle scorse settimane aveva pubblicato video molto più diretti, descrivendo la città come una meta ottimale per chi cerca accoglienza in Italia. Le narrazioni dei due creator — che si conoscono, come documentano alcune foto condivise sui social — hanno contribuito a consolidare l’immagine dell’Aquila come tappa riconoscibile nelle rotte migratorie raccontate online.

Secondo quanto si apprende, anche spinti da questo passaparola digitale, decine di migranti hanno raggiunto la città nelle ultime settimane. Molti di loro hanno dormito all’addiaccio per più giorni, in attesa di essere trasferiti in strutture di accoglienza disponibili in Calabria e Basilicata.

La viralità improvvisa dell’Aquila su TikTok solleva interrogativi sul ruolo dei social nel plasmare la percezione delle città come punti di accesso all’accoglienza. Una narrazione che — pur non sempre aderente alle procedure e alle reali condizioni di arrivo — sta influenzando concretamente i movimenti di gruppi di migranti in cerca di orientamento, protezione e comunità.

Resta ora da capire se e come le istituzioni locali e nazionali interverranno su un fenomeno nuovo, che unisce dinamiche migratorie, comunicazione digitale e il potere di racconto dei social network.