20 Novembre 2025 - 17:59:25

di Tommaso Cotellessa

Comporre, leggere o rammemorare una poesia è sempre un atto di libertà, in qualunque luogo ciò avvenga.

La poesia in quanto respiro dell’anima – come scriveva il Leopardi – rappresenta sempre un atto di vita e dunque di libertà, conservando dentro di sé la possibilità di travalicare gli ostacoli più alti, le ferite più profonde e le sbarre più opprimenti.

A riprova di queste parole, che potrebbero apparire il sofismo astratto di uno scribacchino, giungono in supporto i fatti: la Casa Circondariale Le Costarelle dell’Aquila, una delle strutture  strategiche del sistema penitenziario italiano, in un uggioso pomeriggio di novembre è stato colorato dalla poesia portata all’interno della struttura dal Premio Internazionale Letterario Bper Banca intitolato a Laudomia Bonanni.

L’iniziativa culturale, divenuta orami una delle più radicate all’interno del territorio aquilano, tra le numerose attività messe in campo prevede ogni anno il pieno coinvolgimento dei detenuti italiani, i quali sono invitati a prendere parte ad una sezione del premio a loro dedicata. Il bando di concorso prevede infatti la premiazione dei migliori tre componimenti poetici proposti dai candidati e sottoposti all’insindacabile giudizio della giuria tecnica del concorso.

Si tratta di un’opportunità straordinaria per chi si trova in un percorso di riabilitazione nel corso del quale sta scontando il suo debito con la società secondo quanto stabilito dalla giustizia al fine di essere reinserito all’interno della comunità.

A sottolineare con forte emozione l’importanza di questa iniziativa è stata la presidente del premio Stefania Pezzopane, la quale ha evidenziato l’importanza di portare la poesia nei luoghi più difficili, avvicinandola, in questo caso particolare, a chi soffre e patisce una pena, una condanna, per reati compiuti.

Il pomeriggio della premiazione, infatti, non può essere considerato come un momento a sé stante, si tratta piuttosto del culmine di un percorso a cui i detenuti prendono parte, nel corso del quale questi ultimi studiano, leggono e scrivono poesie, mettendosi in gioco e guardandosi dentro. La premiazione delle poesie è dunque solo il riconoscimento di un processo culturale, sociale e senza alcun dubbio dall’alto valore riabilitativo.

All’interno di questa iniziativa si inserisce anche il concorso internazionale di poesia bandito con il patrocino del Ministero della Giustizia. Si tratta di occasioni importanti, tanto per i detenuti quanto per la comunità che si trova ad ascoltare parole che emozionano e toccano il cuore, offrendo uno squarcio su esperienze di vita dal forte impatto esistenziale.

«Ogni edizione è stata un colpo al cuore, – commenta Pezzopane – naturalmente siamo consapevoli che si tratta di persone che hanno compiuto dei reati, a volte anche gravi, però questo rimettersi in gioco, come ci dicono le educatrici, è sempre da inserire all’interno di un percorso formativo molto utile».

Ad impreziosire l’edizione di questo anno è la presenza della poetessa afgana Somaia Ramish, fuggita dal suo paese perché rischiava di essere incarcerata per delitti di opinione. Una presenza dal forte impatto culturale ed emotivo.

A sottolineare la rilevanza di questa iniziativa è stata anche la direttrice della struttura Barbara Renzini, la quale sottolineato quanto l’ausilio della poesia può rappresentare per il detenuto un modo di esprimere emozioni e i sentimenti che rischiano di rimanere impenetrabili. Questo Premio – ha affermato Renzini – rappresenta ormai un evento di interesse che si ripete ogni anno trovando sempre un interesse e un entusiasmo nuovo».

Sono d’altronde iniziative come queste che vengono a ricordarci quanto la cultura sia indispensabile per vivere e respirare, per scoprire il mondo che ci circonda e quello che ci abita dentro. Ma ancor di più che la poesia ha il potere di sgorgare anche in quei luoghi che nessuno vuole mai guardare.

Il primo premio è stato assegnato a un detenuto del Carcere di Volterra (PI) per la poesia “Non era amore” sul tema della violenza sulle donne. Il secondo premio ex-aequo è andato a due detenuti, uno del carcere di Pisa “Amore per sopravvivere” e uno del carcere di Sulmona “Liberi” .