22 Novembre 2025 - 16:36:47
di Martina Colabianchi
Avnei Hefetz «non rappresenta soltanto un insediamento civile di 3.200 abitanti», ma comprende anche «una base militare con strutture di sicurezza nella stessa area».
E’ qunato ribadito dall’avvocato Flavio Rossi Albertini, legale di riferimento del collegio difensivo nel processo a carico dei tre imputati palestinesi, Anan Yaeesh, Ali Irar e Mansour Doghmosh, sottolineando che la qualificazione dell’area come obiettivo civile o militare è un punto centrale per stabilire se le azioni contestate rientrino o meno nel paradigma del terrorismo internazionale.
L’ultima udienza davanti alla Corte d’Assise dell’Aquila è stata proprio incentrata sulla natura dell’insediamento vicino a Tulkarem, in Cisgiordania, citato in alcune intercettazioni come possibile obiettivo di un’azione discussa nelle chat degli imputati.
Per la Procura l’area è un insediamento civile e, in quanto tale, ogni riferimento a un’azione contro quel luogo rientrerebbe nella cornice del terrorismo internazionale.
Il legale ha criticato il contributo della teste diplomatica dell’ambasciata israeliana a Parigi, ascoltata in videocollegamento, che ha confermato la tesi della Procura. «Ieri abbiamo appreso in maniera non comunicata preventivamente – ha detto – che non sarebbe stato l’ambasciatore, ma, tramite un’attività rogatoriale, un rappresentante dello Stato di Israele presso l’ambasciata a Parigi, chiamato a riferire sul contesto di Avnei Hefetz. In realtà l’unico dato che la rappresentante diplomatica aveva acquisito, sulla base di un rapporto statistico, è che Avnei Hefetz corrisponde a un insediamento civile di 3.200 abitanti, senza elementi sul contesto e sulla presenza di strutture militari nell’area».
«Invece noi – ha proseguito Rossi Albertini – abbiamo dimostrato che con lo stesso nominativo c’è anche una base militare con strutture di sicurezza, probabilmente collocata nella stessa zona».
Rossi Albertini ha richiamato il diritto internazionale sul diritto all’autodifesa delle popolazioni sotto occupazione militare, sottolineando che l’uso delle armi è ritenuto lecito solo contro forze armate e non contro civili, come i coloni. Ha ribadito che, dagli atti, l’attività di resistenza risulterebbe orientata esclusivamente contro militari israeliani e che, in assenza di prove chiare sull’individuazione di un obiettivo civile, «il dubbio dovrebbe valere a favore degli imputati. Nella prossima udienza – ha concluso – il consulente della difesa sarà chiamato a colmare le lacune emerse con la deposizione di ieri prima dell’avvio della discussione».
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