28 Novembre 2025 - 15:48:32
di Tommaso Cotellessa
Ma sai cosa io penso del tempo e lui cosa pensa di me… così cantava Guccini, e il tempo sembra davvero essere il protagonista del dibattito interno al Consiglio comunale aquilano.
Un luogo in cui, ormai, le uniche voci che risuonano con forza sono quelle delle opposizioni, che come prefiche cercano di farsi ascoltare da una maggioranza che risponde stancamente a interrogazioni e interpellanze.
Il tempo viene evocato e rifuggito, ristretto e dilatato: nella programmazione delle calendarizzazioni, nelle modalità di risposta alle richieste di chiarimento dei consiglieri, fino all’approvazione del bilancio comunale.
Come ormai accade da tempo, la seduta del Consiglio si è aperta con una bagarre tra gli esponenti delle forze di opposizione e la presidenza.
Al centro dello scontro la ragione stessa della convocazione: la quarta variazione di bilancio di previsione 2025-2027 sottoposta al voto del Consiglio ancora fresca di approvazione da parte della commissione bilancio.
Il documento – come riferito da presidente della commissione Livio Vittorini – registra 15 milioni di euro, con la constatazione di maggiori entrate legate sia alla componente dell’Imu che a quella della Tari, mentre dal lato delle uscite è stato sancito un investimento sul settore dell’edilizia cimiteriale in numerose frazioni e anche uno stanziamento di 2 milioni di disavanzo per sostenere gli interventi finanziati con i fondi al Pnc e al Pnrr che stanno trasformando la città. La variazione ha visto tre emendamenti da parte delle opposizioni, nessuno dei quali è stato accolto. In definitiva la variazione è stata votata dalla maggioranza con il parere negativo delle opposizione.
Il tema, tuttavia, come denunciato dalle forze di opposizione, è stato portato all’attenzione dell’assise a soli tre giorni dalla seduta del 1° dicembre, quando il Consiglio tornerà a riunirsi per l’approvazione definitiva del bilancio.
Le opposizioni hanno criticato duramente la scelta di imporre una calendarizzazione così serrata, giudicandola incomprensibile e tale da comprimere il dibattito interno, rendendo impossibile ai consiglieri studiare adeguatamente le carte e approfondire i contenuti del documento contabile.
La decisione era stata giustificata nei giorni scorsi dal sindaco — assente in aula perché ospite a Bologna della terza edizione degli Stati Generali della Ripartenza — parlando di “un’urgenza dettata dal progetto L’Aquila Capitale della Cultura”. Tuttavia, il consigliere Romano ha fatto notare che i fondi dedicati al progetto sono già inseriti nel bilancio e che, dunque, non vi sarebbe alcuna reale urgenza, se non la volontà di restringere il dibattito.
In questo senso, l’opposizione, attraverso la voce dei consiglieri Rotellini e Serpetti, ha denunciato che la scelta sia dettata piuttosto dal desiderio di “arrivare con i fuochi d’artificio” alla conferenza stampa di presentazione della Capitale italiana della Cultura del 3 dicembre. Romano ha, inoltre, accusato la maggioranza e la presidenza del Consiglio di danneggiare l’istituzione stessa solo per fare bella figura davanti al ministro Giuli e alla presidente Meloni, potendo affermare che L’Aquila è il primo comune d’Italia ad aver approvato il bilancio.
Quella della maggioranza appare dunque come una corsa per giocare d’anticipo e dare lustro al Comune: un obiettivo di per sé positivo, ma che — secondo le opposizioni — viene pagato con un prezzo troppo alto, quello del dibattito sacrificato, dell’impossibilità di approfondire il bilancio e, in definitiva, del rischio di abbassare il livello della democrazia. Un’accusa rivolta apertamente dallo stesso Romano, che ha affermato come la maggioranza stia “danneggiando il Consiglio”.
Eppure, padre tempo resta protagonista dell’intero confronto politico: interrogazioni calendarizzate mesi dopo la presentazione, termini che slittano, risposte fornite a ridosso della seduta. Il tempo viene ristretto e dilatato, con il risultato di una corsa spesso vuota ed estenuante, che fa pensare che i veri giochi non si svolgano dentro l’assise. Come se esistesse un fuso orario differente tra l’interno e l’esterno dell’aula, come se tutto ciò che accade sotto l’affresco di Fulvio Muzi seguisse una tempistica a sé stante.
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