02 Dicembre 2025 - 09:20:11

di Redazione

L’Abruzzo chiude il terzo trimestre 2025 con 144.035 imprese registrate, di cui 123.132 attive che rappresentano rispettivamente il. 2,5% e il 2,4% delle imprese italiane.

La distribuzione provinciale continua a vedere in testa Chieti che, con 43.220 registrate e 37.889 attive, detiene quote pari nell’ordine al 30% e al 30,8% dei totali regionali, seguono Pescara (36.063 registrate e 30.289, che corrispondono al 25% e al 24,6%), Teramo (35.373 e 30,386 imprese che rappresentano il 24,6% e il 24,7%) e L’Aquila (29.379 registrate e 24.559 attive pari al 20,4% e al 19,9%).

Sono i dati che emergono dal Cresa.

Per quanto riguarda la distribuzione per settore di attività si conferma assai più consistente della media nazionale la quota regionale di imprese agricole (16,6% contro 11,6%), allineata quella delle manifatturiere (8,6% contro 8,4%) e lievemente inferiori quelli delle costruzioni (13,2% contro 13,8%) e del commercio (20,3% contro 21,4%). Elevata ma non superiore a quella italiana l’incidenza percentuale delle imprese registrate operanti nel settore dei servizi non commerciali (34% contro 38%).
Tra le province spicca il terziario a Pescara (61,7%), l’agricoltura a Chieti (25,5%), il manifatturiero a Teramo (11,2%) e l’edile a L’Aquila (16,9%).

Il saldo tra iscritte e cessate (al netto delle cessazioni d’ufficio) nel corso dei primi nove mesi dell’anno è di -270 unità derivante dai valori negativi di Pescara e Chieti (-333 e -39 aziende) solo in parte compensati da quelli positivi di Teramo e L’Aquila (+89 e +13).

Il tasso di crescita (rapporto percentuale tra il saldo di iscrizioni e cessazioni e lo stock di imprese di inizio periodo) nel periodo gennaio-settembre 2025 è in Abruzzo del -0,19% (Italia e L’Aquila: 0,0%), con Pescara che riporta un -0,9%, Chieti un -0,1% e Teramo un +0,3%.

Rispetto alla media nazionale la regione nei primi nove mesi dell’anno riporta un tasso di iscrizione (rapporto percentuale tra le iscrizioni e lo stock di imprese di inizio periodo) inferiore (3,7% contro 4,2%) e un tasso di cessazione (rapporto percentuale tra le cessazioni e lo stock di imprese di inizio periodo) superiore (3,9% contro 4,2%) con valori relativi alle iscrizioni migliori anche se lievemente solo a L’Aquila e Pescara, unica provincia che riporta anche un tasso di cessazione superiore alla regione.

Tra le fine del 2024 e il 30 settembre 2025 in 31 comuni abruzzesi (10,2% era 8,2% nel 2024 superiore al 5,9% dei comuni italiani), tutti facenti parte delle aree interne, non si sono registrate nascite di nuove imprese. 16 di essi sono ubicati nella provincia dell’Aquila, 12 in quella di Chieti e 3 in quella di Pescara. Il dato, che fotografa una situazione in netto peggioramento a tutti i livelli territoriali anche nel medio e lungo termine, mette in luce la necessità di studiare politiche di sviluppo specifiche per le zone interne che si fondino sulla capacità di analizzare le complesse variabili demografiche, economiche e sociali che ostacolano lo sviluppo di ampie porzioni del territorio.

Se si considerano le variazioni in termini assoluti e percentuali del numero di imprese registrate (che tengono conto anche delle cancellazioni d’ufficio e delle variazioni), l’Abruzzo nel periodo gennaio-settembre 2025 riporta un aumento di 1.103 imprese (+0,8%) frutto delle crescite dell’Aquila (+1.374 imprese, +4,9%) e di Teramo (+87 attività, +0,2%) e delle flessioni di Chieti (-29 imprese, -0,1%) e, soprattutto, Pescara (-329 unità, -0,9%).

È il risultato della tendenza iniziata già da anni verso una crescita della numerosità delle imprese del terziario non commerciale (+4.509 unità pari al +10,1% superiore al +6,7% italiano) e una flessione di quelle operanti negli altri settori.

In particolare, l’agricoltura perde 436 imprese (-1,8% peggiore del -1,1% nazionale), il manifatturiero 116, l’edilizia 133 (nell’ordine -0,9% e -0,7% meno accentuati del -1,3% e -1,8% italiani), il commercio 2.713 con una flessione dell’8,5% (-8,1% nella media nazionale).

L’andamento provinciale dei diversi settori rispecchia la tendenza regionale con flessioni più incisive rispetto ad essa dell’agricoltura a Chieti (-2,2%), del manifatturiero e delle costruzioni a Pescara (-2,0% e -1,3%) e del commercio a L’Aquila (-9,7%). Quest’ultima provincia mette a segno al tempo stesso anche il maggior aumento delle imprese di servizi non commerciali (+25,1%).

Scendendo nel dettaglio di questi ultimi, in regione il settore più rilevante quanto a numero di imprese è l’alloggio e ristorazione (24% del totale dei servizi superiore al 20,6% medio nazionale), seguito da quelli delle attività professionali, scientifiche e tecniche e delle attività amministrative e di servizi di supporto (con pesi entrambe in Abruzzo come in Italia intorno all’11%), dalle attività immobiliari (9,5% inferiore al 14,7% nazionale). Di rilievo con pesi tra il 5 e il 6% nel complesso analoghi a quelli del resto del Paese anche i servizi di informazione e comunicazione, le attività finanziarie e assicurative e quelle artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento. Più alta in regione che in Italia è l’incidenza delle altre attività di servizi (18,7% contro 15,5%).

La distribuzione provinciale delle imprese del terziario non commerciale rispecchia la situazione regionale con incidenze sensibilmente superiori dei soli servizi di alloggio e ristorazione a L’Aquila (28,3%) e delle attività professionali, scientifiche e tecniche a Pescara (12,9%).

Nell’ambito delle imprese registrate in regione nei servizi non commerciali in flessione solo quelle operanti nel trasporto e magazzinaggio (-1,0%), stabili in Italia.
Rispetto alle variazioni medie nazionali la regione mostra andamenti migliori delle attività immobiliari (+11,3% contro +7,1% della media nazionale) e di quelle professionali, scientifiche e tecniche (-1,2% e +0,8%); meno positivi i trend dei servizi di informazione e comunicazione (0,2% e 1,1%) e delle attività finanziarie (2,3% e 3,9%), di quelle amministrative e di supporto (1,3% e 5,5%).

A livello provinciale si rileva che le imprese operanti nei servizi di trasporto e magazzinaggio dappertutto (soprattutto a Pescara) tranne che a L’Aquila. Pescara è l’unica provincia che riporta anche flessioni dei servizi di alloggio e ristorazione, di informazione e comunicazione e delle attività professionali, scientifiche e tecniche le quali registrano un aumento significativo a L’Aquila.

«In conclusione il sistema regionale delle imprese, così come quello nazionale, confermano di attraversare una fase di crisi strutturale solo in parte addebitabile al rincaro delle materie prime, in particolare dei prodotti energetici, e all’inflazione – l’analisi del Cresa – Emerge con sempre maggiore evidenza e urgenza la necessità di progettare politiche che, tenendo conto delle specificità dei territori, individuino obiettivi prioritari, disegnino direttrici di sviluppo e assegnino le risorse con lo scopo di rivitalizzare il tessuto economico dando nuovo slancio all’iniziativa imprenditoriale e sostenendo il sistema delle imprese esistenti».