03 Dicembre 2025 - 11:42:49

di Vanni Biordi

L’Aquila non si prepara semplicemente a ospitare un evento, ma a diventare un modello.

La presentazione del programma di Capitale italiana della Cultura 2026, nella sala polifunzionale di Palazzo Chigi a Roma, non è stata solo la sfilata di un calendario ricco, ma l’affermazione potente di una visione: quella di un territorio, mille capitali, la prima vera Capitale diffusa della Nazione.

È un progetto che supera la logica della singola città per abbracciare un modello policentrico, valorizzando un vasto territorio interconnesso che mette al centro le aree interne fragili dell’Appennino.

Questa Capitale non guarda solo al 2026, ma mira a definire un modello esportabile di rilancio per le città medie e le aree interne. Il suo valore è strutturale. Lo ha ben sintetizzato il sindaco Pierluigi Biondi, parlando di una «coralità di una comunità ampia, policentrica e in evoluzione», evidenziando come la forza non risieda in un unico luogo, ma nelle «mille capitali umane» che compongono il tessuto di questa regione, comprese le aree colpite dai sismi del 2009 e 2016.

«La Capitale italiana della Cultura non è semplicemente un riconoscimento: è una responsabilità, un impegno verso il Paese e verso le future generazioni – queste le parole del presidente di Regione Marco Marsilio -. È la dimostrazione che la cultura è una forza capace di unire, di guarire, di trasformare. L’Aquila lo ha mostrato con i fatti. E noi, come Regione, saremo al suo fianco in ogni fase di questo percorso, per assicurare che il 2026 segni davvero l’avvio di un nuovo capitolo nella storia della città e dell’Abruzzo».

Il presidente ha sottolineato come il riconoscimento ottenuto dal capoluogo «non riguardi solo L’Aquila, ma l’intero Abruzzo» e rappresenti «un passaggio storico che premia un percorso lungo, complesso e spesso doloroso, sostenuto però dalla determinazione dei cittadini, delle istituzioni e del mondo culturale e sociale. Il 2026 sarà una straordinaria occasione per mostrare all’Italia e all’Europa una città che è ormai un laboratorio vivo di rigenerazione culturale».

«Questa designazione – ha affermato Marsilio – premia sì la ricostruzione materiale, ma soprattutto quella morale e civile. L’Aquila ha dimostrato che la cultura non è un ornamento, ma un motore decisivo: ricompone il tessuto sociale, restituisce identità e fiducia, genera nuova energia creativa ed economica».

L’investimento complessivo del Comune per il solo 2026, pari a oltre 16 milioni di euro, testimonia una chiara volontà politica: affiancare alla ricostruzione materiale una strategia culturale strutturale, capace di generare futuro. È la cultura che si fa infrastruttura primaria per le aree interne, come ricordato dal coordinatore scientifico Pier Luigi Sacco, non solo producendo benessere e coesione sociale, ma assumendo anche un ruolo proattivo sulla salute fisica e mentale, un impatto che L’Aquila 2026 si impegnerà a misurare.

Il programma è imponente: oltre 300 eventi in 300 giorni, un mosaico di iniziative che spaziano tra arte, musica, teatro, cinema, danza e ricerca. Tra le eccellenze in programma, spicca l’opera in prima esecuzione assoluta di Nicola Piovani, commissionata per gli 80 anni della Società Aquilana dei Concerti “Bonaventura Barattelli”, e il progetto inedito con Davide Rondoni, Roberto Molinelli e Simona Molinari per l’ottavo centenario dalla morte di San Francesco. Anche gli eventi identitari della città, come la Perdonanza Celestiniana, torneranno in una programmazione potenziata.

L’arte contemporanea avrà il suo spazio di risonanza internazionale. Si pensi all’omaggio a Fabio Mauri (1926-2009) con una mostra a cura di Maurizio Cattelan e Marta Papini, che si terrà al MAXXI L’Aquila. O al progetto “Oltre il visibile” dell’artista cinese Liu Bolin, noto come “l’uomo invisibile”, che realizzerà tre scatti fotografici inediti attraverso performance pubbliche che lo vedranno mimetizzarsi in luoghi iconici come la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, Rocca Calascio e le foreste vetuste del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Questa visione di “Capitale diffusa” ha trovato un alleato prezioso nell’alleanza interregionale con Rieti, che, come ha sottolineato il suo sindaco Daniele Sinibaldi, condivide le stesse sfide e opportunità. La collaborazione dimostra come il patrimonio culturale sia una forza capace di ricomporre il tessuto sociale.
​Un elemento di particolare rilievo, e innovazione a livello nazionale, è l’istituzione del primo Osservatorio Culturale Urbano in Italia. Questo strumento non sarà solo un misuratore dell’impatto delle politiche culturali, ma un faro per orientare lo sviluppo locale a livello nazionale e internazionale.

L’anno da Capitale, infine, vedrà la gioiosa restituzione di alcuni luoghi simbolici alla comunità, a 17 anni dal sisma. Tra questi, la riapertura del Teatro Comunale nel 2026 e il rientro del Museo Nazionale d’Abruzzo nel Castello cinquecentesco a dicembre 2025. Tornerà al pubblico anche il Teatro San Filippo, restaurato con i proventi della canzone “Domani”.

L’Aquila 2026 non è un punto di arrivo, ma un rilancio. È il momento di mostrare all’Italia e all’Europa una città che si presenta come un laboratorio vivo di rigenerazione culturale. Un futuro fondato sulla bellezza, la conoscenza e la partecipazione delle comunità.

«La designazione di L’Aquila come Capitale italiana della Cultura 2026 è un’opportunità straordinaria che non riguarda solo il capoluogo ma l’intero Abruzzo – ha dichiarato il capogruppo Fdi in Consiglio regionale Massimo Verrecchia, presente all’incontro a Roma -. È un riconoscimento che riporta l’attenzione sulle aree interne, rendendole ancora una volta protagoniste a livello nazionale e creando i giusti presupposti per una valorizzazione complessiva della nostra terra. Questa scelta ci consente di inserirsi a pieno titolo nel passo delle grandi città europee, mostrando come l’Abruzzo sappia coniugare patrimonio storico e progettualità contemporanea. È un’occasione che dobbiamo cogliere con responsabilità e visione strategica, perché il 2026 non sia solo una celebrazione ma l’avvio di un percorso strutturale di crescita culturale, sociale ed economica. Come Consiglio regionale, e con il presidente Marco Marsilio, siamo stati al fianco del nostro capoluogo e continueremo a farlo affinché questa grande opportunità diventi un volano di sviluppo e un punto di svolta per le nuove generazioni».