08 Dicembre 2025 - 10:09:51

di Redazione

«Un Consiglio comunale ormai svilito al ruolo “segretariale” di approvazione di decisioni prese altrove, una opposizione impossibilitata a proporre qualsiasi miglioramento, una agibilità democratica sempre più ristretta da un governo cittadino autoritario che considera il Consiglio comunale non già la massima assise del popolo, bensì inutile apparenza».

Lo scrivono in una nota i consiglieri comunali Enrico Verini e Gianni Padovani.

Nel merito, analizzano i consiglieri, «lo schema di bilancio 2026 ed i documenti di programmazione approvati a colpi di maggioranza sono totalmente insufficienti sia rispetto ai problemi attuali dell’Aquila, sia rispetto alle sfide che ci attendono. Documenti che contraddicono, per di più, tutte le promesse fatte negli ultimi sette anni, a partire da quella di ridurre la pressione fiscale comunale (IMU, TARI ed Addizionale Irpef)».                                        

Imu e Tari, nel 2026, per gli aquilani resteranno invariate.

«Previste solo piccole cose per una platea ristrettissima di utenti in particolari situazioni, sconti irrilevanti che sono specchietti per le allodole per far dire alle fanfare di una comunicazione sempre esagerata che si sta operando per la riduzione delle tasse. La verità è che abbiamo le imposte comunali tra le più alte e soprattutto la TARI è semplicemente imbarazzante: paghiamo per lo smaltimento dei rifiuti il 20% in più della media italiana. Molto male anche i dati sulla differenziata, dove l’obiettivo minimo fissato dalla legge (65%) è per L’Aquila una chimera mentre Avezzano è riuscito a differenziare ben l’80% nel 2024. E la TARI sarà pure destinata ad aumentare dato il disastro sulla gestione dei rifiuti che si riflette come uno specchio nel fallimento dei conti dell’Asm».

«Il mancato abbassamento delle tasse comunali è indegno, dato che le entrate comunali sono addirittura di quasi 800mila euro superiori alle previsioni. In realtà il nostro Comune soffre di un fattore interno, la cattiva gestione delle risorse, e di un fattore esterno come tutti i comuni: il taglio delle risorse inflitto dal governo Meloni – aggiungono – Le risorse che avrebbero potuto alleggerire la pressione fiscale sugli aquilani devono invece essere utilizzate per colmare i tagli del Governo “amico” – e figuriamoci se fosse stato nemico. Tagli ai trasferimenti, tagli alle infrastrutture, tagli alla sanità, tagli su tutto ai quali l’amministrazione comunale non reagisce, non alza la voce, per non inimicarsi il Governo. L’Amministrazione è assente, non vogliamo pensare complice, quando L’Aquila viene esclusa da tutto dalla convergenza di politiche nazionali e regionali: esclusi dalle reti europee Ten-T, depotenziati nei servizi sanitari, dimenticati dai grandi investimenti dello Stato, l’amministrazione si accontenta di qualche “medaglietta” dai titoli altisonanti ai quali nulla segue, come quando siamo stati designati “Città europea dello Sport” – ed a proposito che fine ha fatto il declamato Piano Strategico dello Sport? … anche questo sparito, come l’Operazione Strade Sicure».

Il tutto, secondo i consiglieri, accade in un contesto «di assoluta mancanza di programmazione, dove domina il “giorno-per-giorno” e nulla sappiamo di progetti strategici, tra poco da rendicontare e neppure avviati, come la Scuola Superiore della PA, il Centro Nazionale Servizi Volontariato e programmi collegati, le Comunità Energetiche Rinnovabili, soltanto per citare alcuni casi. E stendiamo un velo pietoso sulla vicenda tragica ed insieme comica della nomina del Comandante della Polizia Locale, che vede da sette anni il Capoluogo privo di questa figura assolutamente centrale per la gestione della sicurezza urbana. Altre gravi perplessità riguardano pure i progetti in corso, come il Collegio di merito, uno studentato diffuso che prometteva 600 posti letto e ne realizzerà meno di 1/3; il  Restart2, dotato di €110mln dal governo Conte ed usato in maniera spregiudicata come un bancomat ad uso e consumo dell’Amministrazione; la mancata rigenerazione urbana, con la Giunta che non si cura dei molti immobili degli altri enti pubblici che mostrano gravissime difficoltà nella ricostruzione, come l’Università i cui immobili in centro giacciono ancora in macerie a 16 anni dal sisma; la rovina di molte piastre del Progetto CASE, abbandonate al degrado e spesso rifugio di disperati…l’elenco sarebbe lungo, insomma si sta perdendo l’occasione di costruire davvero il futuro dell’Aquila».

Un dato in particolare preoccupa: «lo spopolamento del centro storico che, oggi, ha circa la metà dei residenti dell’ante sisma. Lo spopolamento del centro dimostra plasticamente il fallimento dell’Amministrazione. Il centro storico dell’Aquila ante sisma era un hub di servizi, oltre che un’ agglomerato urbano stratificato di eccellenze artistiche-culturali. Dopo 16 anni l’area centrale dell’Aquila è tuttora priva di una vera funzione, e preoccupa il vuoto di idee e di politiche sul suo recupero».

«Siamo purtroppo abituati ad una amministrazione che confonde gli annunci scintillanti alla cruda realtà dei fatti. Alle altissime imposte non corrispondono neppure servizi decenti: 90% dei tombini otturati, strade prive di qualsiasi manutenzione, una raccolta dei rifiuti penosa, parcheggi ‘chi-l’ha-visti’, smart tunnel tuttora inattivo, sicurezza urbana degradata…ma certamente non mancheranno i palchi costosi, gli eventi pseudoculturali a beneficio di pochi, i dehors selvaggi, i cantieri alla ‘come gli pare’», precisano.

Per Verini e Padovani si tratta di un bilancio 2026 «privo di visione, con tasse altissime e servizi di bassa qualità. La verità è che non bastano gli slogan accattivanti sui ‘metaversi’ per  la città. Ciononostante, L’Aquila Capitale della Cultura 2026 può essere davvero occasione per ricostruire i tasselli del mosaico di una comunità tuttora dispersa, per fare della cultura stimolo di un modello di sviluppo duraturo e che valorizzi le molteplici espressioni del capitale umano del quale la nostra Città è ricca: terzo settore, volontariato, ricerca, Università, articolazioni civili e culturali. È un’occasione di crescita che L’Aquila non può permettersi di sprecare: noi ci siamo e siamo a disposizione, con spirito costruttivo e propositivo, a condizione che si voglia davvero costruire da parte dell’Amministrazione un evento largamente partecipato e diffusamente condiviso che lasci una traccia permanente in termini di crescita civile ed economica della Città tutta, ma nessuno deve essere escluso».