19 Dicembre 2025 - 16:50:15

di Redazione

«La mobilitazione contro il ‘recupero crediti selvaggio’ della Asl1 entra in una nuova, decisiva fase».

Federconsumatori Abruzzo e la CGIL della Provincia dell’Aquila hanno ufficializzato l’avvio di un’azione legale coordinata per tutelare le migliaia di cittadini travolti dalle cosiddette “cartelle pazze”: sanzioni amministrative per presunte mancate disdette di prestazioni sanitarie risalenti, in molti casi, a oltre dieci anni fa.

«Dopo un anno di battaglie politiche e denunce pubbliche rimaste inascoltate dai vertici sanitari, il fronte sindacale e dei consumatori passa ai fatti: sono stati depositati i primi ricorsi indirizzati al Giudice di Pace di Avezzano, a cui seguiranno nei prossimi giorni depositi analoghi presso i tribunali di L’Aquila e Sulmona – precisano – I numeri descrivono un fenomeno di proporzioni inedite. Sono circa 150.000 gli avvisi di pagamento recapitati in tutta la provincia, per un valore complessivo di diversi milioni di euro».

«Non è solo una questione burocratica, è una questione di giustizia sociale, spiegano i rappresentanti di Federconsumatori e CGIL, si stanno colpendo indiscriminatamente fasce deboli della popolazione, come anziani e disoccupati, chiedendo il pagamento di somme spesso non dovute per prestazioni già regolarmente eseguite e pagate. Le falle del sistema ASL: perché il ricorso è necessario».

L’azione legale promossa da Federconsumatori, tramite l’avvocato Mirlo Luciani e dalla CGIL punta a scardinare quello che definiscono un «metodo vessatorio».

«I cinque pilastri del ricorso – precisano – Crediti in Prescrizione: Molte richieste riguardano prestazioni del 2014 o precedenti, ben oltre i termini di legge per la riscossione. Il paradosso del doppio pagamento: Numerosi cittadini hanno ricevuto la sanzione pur avendo effettuato la visita; la ASL chiede dunque un secondo pagamento indebito mascherato da multa. Assenza di trasparenza: Le cartelle sono arrivate senza alcun preavviso o tentativo di conciliazione, violando i principi di correttezza tra Pubblica Amministrazione e cittadino. L’impossibilità della prova: Viene chiesto all’utente di provare, a distanza di un decennio, di aver effettuato una disdetta telefonica, in un’epoca in cui non venivano rilasciati codici di annullamento o ricevute scritte. Mancata informazione: La ASL non ha mai dimostrato di aver informato correttamente l’utenza sulle procedure e sulle sanzioni legate alla disdetta»

La CGIL e Federconsumatori invitano i cittadini «a non cedere al panico e a non pagare automaticamente per timore di atti esecutivi. La cartella esattoriale può essere impugnata, ma ci sono termini precisi per farlo. Pagare in silenzio significa legittimare una pratica che riteniamo illecita. L’Associazione e il Sindacato hanno potenziato gli sportelli territoriali per offrire assistenza legale e tecnica a tutti i cittadini coinvolti».