19 Dicembre 2025 - 17:10:27

di Martina Colabianchi

«La connotazione terroristica è assolutamente assente».

È uno dei passaggi rivendicati dall’avvocato Flavio Rossi Albertini al termine dell’arringa del processo che vede imputati Anan Yaeesh, Ali Irar e Mansour Dogmosh, accusati di associazione con finalità di terrorismo. Per loro, la procura ha chiesto pene pari rispettivamente a 12, 9 e 7 anni di reclusione.

Il prossimo 16 gennaio sono attese le repliche e la camera di consiglio per la sentenza. Fuori dal tribunale, come in ogni fase del processo, si è radunato un gruppo di manifestanti a sostegno dei tre palestinesi.

Nel corso dell’arringa, il legale ha contestato l’impianto dell’accusa su più piani: dalla ricostruzione dei fatti ai presupposti giuridici della contestazione. Rossi Albertini ha sostenuto che nella requisitoria del pubblico ministero sarebbero state richiamate circostanze «mai acquisite nel fascicolo del dibattimento». Ha quindi richiamato il diritto internazionale e il principio di autodeterminazione dei popoli, affermando che, a suo giudizio, tale diritto includerebbe anche la resistenza armata nei territori occupati, con riferimento alle Convenzioni di Ginevra e a pronunce della giurisprudenza.

Sul piano tecnico, la difesa ha contestato anche l’elemento relativo allo Stato estero, evidenziando che i fatti contestati sarebbero avvenuti in Cisgiordania e nei confronti di coloni, non di cittadini israeliani. Un punto che, secondo l’avvocato, «inciderebbe sulla sussistenza di un elemento costitutivo della contestazione».

Altro nodo, secondo Rossi Albertini, riguarda l’accusa di associazione con finalità di terrorismo: «Anche qualora si ipotizzasse un singolo episodio, questo non sarebbe sufficiente a mutare la finalità dell’associazione, perché la norma richiederebbe una pluralità di condotte con finalità terroristica».

Infine il legale ha distinto le posizioni dei tre imputati, sostenendo che solo Anan Yaeesh avrebbe rivendicato il proprio impegno nella resistenza palestinese, mentre per gli altri due non emergerebbero condotte rilevanti. Per Yaeesh la difesa ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non costituirebbe reato, in quanto scriminato dal diritto internazionale. In subordine, ha chiesto il riconoscimento di attenuanti, comprese le generiche e la provocazione, oltre a quella per aver agito per motivi di particolare valore morale e sociale. Davanti a palazzo di Giustizia, decine di persone hanno animato un sit in a sostegno dei tre imputati e delle istanze del popolo palestinese