23 Dicembre 2025 - 16:47:11

di Vanni Biordi

Arrivano in Abruzzo circa 6 milioni di euro dal Piano nazionale 0-6 anni, risorse destinate a sostenere il sistema educativo dalla prima infanzia e a dare un po’ di ossigeno alle famiglie. Una cifra importante, distribuita tra il 2024 e il 2025, che però riapre un dibattito mai sopito: come si bilanciano gli aiuti tra pubblico e privato, e soprattutto chi beneficia davvero di questi fondi.

La ripartizione è netta: circa 4 milioni, di derivazione statale, andranno alle strutture private – asili nido e scuole dell’infanzia – come contributo all’attività didattica ed educativa. I restanti 2 milioni, fondi regionali cofinanziati al 25% attraverso il FSE Plus, saranno invece destinati alle famiglie abruzzesi con figli iscritti agli asili pubblici, per alleggerire le rette e i costi della mensa.

A darne notizia è l’assessore all’Istruzione Roberto Santangelo, che rivendica la volontà di sostenere sia il sistema educativo sia i nuclei familiari.

Eppure, dietro la distribuzione delle risorse, emergono alcune criticità. La prima riguarda la sproporzione numerica tra strutture private e pubbliche: in Abruzzo si contano 208 asili nido privati contro 73 pubblici, 93 scuole dell’infanzia private contro 118 pubbliche. Una fotografia che spiega, almeno in parte, la scelta di destinare la quota maggiore ai privati, ma che solleva interrogativi sulla capacità del pubblico di competere e di garantire un’offerta realmente accessibile.

La seconda questione riguarda l’effettiva ricaduta dei fondi sulle famiglie. Il contributo regionale, cumulabile con quello INPS, potrà essere richiesto solo da chi ha un Isee fino a 40 mila euro. Una soglia ampia, ma che rischia di non intercettare le fasce più fragili se gli avvisi degli Ambiti sociali – 24 in tutta la regione – non saranno tempestivi e uniformi. Lo stesso assessorato ha dovuto emanare linee guida per evitare disparità territoriali, segno che il sistema non è ancora omogeneo.

Infine, resta il nodo della trasparenza: mentre i fondi destinati alle famiglie hanno criteri chiari, quelli per le strutture private non prevedono un monitoraggio pubblico altrettanto dettagliato sull’utilizzo delle risorse. Un punto che, negli anni, ha alimentato polemiche e richieste di maggiore controllo.

Il Piano 0-6 rappresenta senza dubbio un’opportunità per rafforzare un settore strategico, ma la sua efficacia dipenderà dalla capacità della Regione di garantire equità, rapidità e chiarezza. Perché senza un sistema pubblico forte e senza procedure trasparenti, anche 6 milioni rischiano di essere solo un cerotto su un problema strutturale.