27 Dicembre 2025 - 17:34:40
di Martina Colabianchi
Nella serata del 24 dicembre, all’interno del carcere di massima sicurezza di Sulmona, è stato rinvenuto il corpo senza vita di Rosario Scalia, cinquantenne originario di Partanna e ritenuto dagli inquirenti un soggetto molto vicino alla cerchia del boss Matteo Messina Denaro.
Il ritrovamento è avvenuto durante i controlli effettuati dalla polizia penitenziaria proprio durante la vigilia di Natale. Stando alle prime informazioni trapelate, il decesso sembrerebbe essere riconducibile a cause naturali, ma la vicenda resta sotto la lente d’ingrandimento della magistratura.
Da quanto si apprende sul profilo clinico dell’uomo, Scalia era in condizioni di sovrappeso e, solo alcune settimane prima del decesso, era stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico all’anca. Nonostante questi elementi suggeriscano un possibile malore fatale, gli inquirenti hanno comunque disposto l’autopsia sul cadavere, sottolineando come al momento non venga esclusa a priori alcuna ipotesi investigativa.
Rosario Scalia, imprenditore edile nato nel 1975, si trovava nel penitenziario abruzzese per scontare una condanna definitiva a 20 anni di reclusione per il reato di concorso in omicidio.
Il caso riguardava la morte di Salvatore Lombardo, ucciso a Partanna, nel trapanese, nel maggio di sedici anni fa. Il movente di quel brutale assassinio era collegato al furto di un furgone di proprietà dello stesso Scalia, un atto che era stato interpretato come un affronto personale e territoriale da punire in modo esemplare secondo le logiche criminali.
Le indagini, confluite nella vasta operazione denominata “Anno Zero”, avevano accertato che Scalia non fu l’esecutore materiale dell’agguato, bensì il mandante. L’uomo avrebbe infatti fornito le indicazioni logistiche necessarie ai sicari per rintracciare la vittima e, soprattutto, avrebbe ottenuto il preventivo benestare dei vertici mafiosi locali per dare il via libera all’azione punitiva, autorizzando così formalmente l’omicidio.
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