16 Ottobre 2023 - 18:21:34

di Martina Colabianchi

Sull’allarme sicurezza in città, complici i recenti episodi di violenza in centro storico segnalati anche al nostro giornale, la politica continua a discutere e lo ha fatto, stamattina, in sede di III Commissione riunitasi proprio per discutere del problema, per fare il punto sulle strategie messe in atto per contrastarlo e confrontarsi con tutte le parti in gioco.

Nel corso della riunione, infatti, l’assessore preposto alle Politiche Sociali ha potuto interloquire direttamente con alcuni responsabili delle case famiglia, i cui minori ospitati erano stati tanto chiamati in causa in questo periodo quali principali responsabili della crescente insicurezza percepita dai cittadini aquilani.

La III Commissione è stata occasione, per l’assessore alle Politiche Sociali Manuela Tursini, di rammentare quanto l’amministrazione comunale, e in particolare il suo assessorato, fanno per garantire la piena inclusione dei minori stranieri senza, però, perdere di vista il necessario mantenimento della quiete in città.

Per quanto riguarda il mio intervento, io ho ribadito quello che già in altri tavoli istituzionali è stato fatto, e l’approccio è stato positivo – così Tursini a margine della Commissione. Non è possibile guardare al problema solo da un’unica angolazione, quindi delegittimando le case famiglia che rappresentano un punto di forza e che noi stessi intendiamo rafforzare. Il mio assessorato ha, infatti, aumentato gli standard per l’accreditamento di minori non accompagnati, e già da tempo ho annunciato un progetto in collaborazione con il Comando dei Carabinieri per coinvolgere i ragazzi in varie attività, ad esempio puntando sullo sport, per dare comunque opportunità a questi ragazzi che vengono a stare nel nostro territorio“.

L’immigrazione – prosegue Tursini – è un fenomeno che investe tutta l’Italia, è un fenomeno in crescita, proprio per questo le case famiglia sono uno strumento importante. Ma voglio ribadire che la situazione a L’Aquila è certamente sotto controllo, sia sul lato della repressione che non spetta al mio assessorato, sia da quello educativo che più mi compete. I dati, comunque, ci dicono che una piccola parte di coloro che compiono violenze proviene dalle case famiglia, perché molti in realtà sono adulti e ci sono anche molti italiani. In ogni caso, dobbiamo lavorare con progetti che mirino a garantire un certo stile di vita per tutti, perché queste sono persone che provengono da contesti molto svantaggiati e non possiamo ignorarlo. Per questo sono previsti molti progetti che riguardano anche la sicurezza, come quello di educazione di strada in collaborazione con l’assessorato alle Politiche giovanili e che ha già preso il via“.

Soddisfazione per l’interlocuzione espressa anche da Goffredo Juchich, responsabile di una casa famiglia a L’Aquila:

È facile puntare il dito quando, in realtà, noi facciamo tantissimo. Oggi, invece, abbiamo visto la volontà di risolvere alcuni problemi da parte del Comune e delle forze dell’ordine attraverso una reale collaborazione. Insomma, mi sembra si sia ricalibrato un pochino l’asse della discussione“.

Per quanto concerne alcuni dati che dovevano essere forniti, in corso di Commissione, in merito a numero e tipologia di reati e, soprattutto, che indicassero se i presunti autori provengono o no dalle case famiglia, Juchich spiega che “sono stati diffusi solo i dati sul numero di minori collocati presso le strutture da parte del servizio sociale, ma non relativi a quanti di questi abbiano commesso reati in città“.

Per quanto riguarda i recenti fenomeni – ci tiene a sottolineare – a mio avviso il numero è risibile: solo il 10% dei ragazzi ospiti nelle strutture sono oppositivi, gli altri no. Quindi, se parliamo delle comunità per minori il fenomeno riguarda una decina di ragazzi. Credo, quindi, che il problema vada guardato in un’ottica più generale“.

Anche dalle minoranze arriva l’assenso nei confronti di quanto dichiarato dall’assessore Tursini, seppur contestando le modalità attraverso cui si è tentato di risolvere, sino ad ora, il problema della sicurezza in città e con le quali si è giunti all’ottenimento della seduta di III Commissione di stamane.

Ogni forza politica della maggioranza di destra ha solo recentemente sentito l’urgenza di offrire la propria ricetta per il ripristino della sicurezza in città: chi ha invocato l’esercito, chi ha esteso il Daspo, chi avrebbe voluto la celere – dichiarano, in un comunicato, i gruppi di opposizione L’Aquila coraggiosa, L’Aquila nuova, Il passo possibile e Partito democratico. Il sindaco ha tentato di tranquillizzare i cittadini con la firma di un secondo protocollo in Prefettura che ricorre alle segnalazioni delle guardie giurate tramite i numeri di emergenza: una firma di certo vale più di un auspicio. Nonostante questo, forse giudicando l’azione insufficiente, la consigliera Persichetti, dello stesso gruppo politico del primo cittadino, ha pensato bene, con un’urgenza che è andata irritualmente in deroga a qualunque norma di convocazione, di richiedere e ottenere in tempi record una seduta di III Commissione Sociale”.

La seduta, svolta stamane, – proseguono – avrebbe dovuto tenersi alla presenza delle forze di polizia, dei carabinieri, della polizia municipale e dell’assessore competente a quest’ultima, Laura Cucchiarella. Nella convocazione, tra le varie tematiche da dibattere, mai esplicitate nel testo della richiesta, insisteva quella “relativa alla verifica delle condizioni delle case famiglia e dei relativi ed eventuali disagi degli occupanti minori” senza però inserire tra i convocati, dunque tra gli auditi, gli educatori delle case famiglia, quasi a istruire un dibattito in assenza di contraddittorio. In aula però non si sono presentate né le forze dell’ordine né incredibilmente quelle di Polizia Municipale, mentre erano presenti sia gli educatori di alcune case famiglia presenti sul territorio che il Settore Sociale del Comune“.

“Un fuori programma che ha costretto il presidente della Commissione a far intervenire loro nella discussione e, dopo quattro ore di dibattito, a sgomberare il campo dai pregiudizi sul loro funzionamento, regolato da norme e controlli. Non possiamo che ringraziare l’assessora al Sociale Manuela Tursini e il dirigente Luzzetti per aver dimostrato, con la dovizia dei dati e della conoscenza, come l’istituto delle case famiglia sul territorio sia funzionante e come spesso il lavoro messo in campo vada oltre l’ordinario nell’esclusivo interesse dei minori sotto tutela“.

Nell’ottica di collaborazione sui temi importanti per la collettività che sempre contraddistingue la nostra azione politica – proseguono – accogliamo anche la proposta di legge regionale dell’assessora Tursini per la regolamentazione dell’accreditamento delle case famiglia in Abruzzo, purché parta dal Consiglio comunale e faccia diventare L’Aquila capofila regionale delle buone pratiche per il Sociale“.

Ci rammarica non aver avuto un confronto scevro dai pregiudizi poiché sono proprio quelli che portano le riflessioni e le azioni conseguenti fuori dalla realtà dei fatti: gli episodi di violenza occorsi in questi mesi in centro storico che tanto hanno scosso l’opinione pubblica sono localizzati tutti in aeree recuperate della città, non nelle zone rosse né in palazzi fatiscenti, a dimostrazione di quanto la nostra attenzione di amministratori si debba focalizzare anche sulla ricostruzione sociale e sulla mancanza di luoghi di aggregazione per i giovani oltre che sul problema della carenza di personale delle forze dell’ordine e della Polizia Municipale, sull’implementazione della videosorveglianza con l’approvazione di un regolamento attuativo e sul potenziamento l’illuminazione pubblica laddove carente“, concludono.