21 Ottobre 2023 - 11:52:49
di Martina Colabianchi
L’uomo, la natura e un turismo educato: questi gli elementi che si intrecciano, inevitabilmente, nel territorio del Parco Sirente Velino e con cui le strategie e i progetti futuri che lo riguardano devono relazionarsi.
Questo il tema dell’incontro, dal titolo “Sostenibilità e innovazione nel Parco Sirente Velino: da strategia di conservazione a nuove frontiere di gestione“, che si svolge questa mattina all’Auditorium ANCE dell’Aquila promosso dal Parco stesso. L’incontro, organizzato insieme agli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri della Provincia dell’Aquila, i Periti industriali dell’Aquila e con il Collegio dei Geometri e Geometri Laureati Provincia dell’Aquila, e aperto a tutti, è stata anche occasione, per il presidente Francesco D’Amore, di tracciare un bilancio dei suoi due anni di governance e, allo stesso tempo, per illustrare le prospettive future nel segno della sostenibilità e della valorizzazione dei territori.
È proprio D’Amore ad aprire il convegno vero e proprio che, rivolgendosi in particolar modo agli operatori del turismo, vede poi un susseguirsi di interessanti interventi tutti mirati alla valorizzazione del Parco, al benessere delle comunità che vi abitano e, allo stesso tempo, all’offerta turistica che è in grado di generare con un’attenta progettualità.
Centrale, da questo punto di vista, l’intervento di Marco Katzemberger, membro Federparchi, Presidente dell’Associazione Qualità Parco del Parco Nazionale Adamello Brenta e già vicepresidente dell’Azienda di Promozione turistica della Val di Sole. L’esperto ha relazionato sul ruolo strategico dei Parchi per uscire dall’ottica contemplativa e tornare a valorizzare il ruolo dell’uomo.
“Le aree protette stanno dimostrando che in Italia le aree protette ti possono concedere la lotta contro l’overtourism, – spiega Katzemberger – possono portare a lavorare in termini economici più mesi all’anno, quindi spalmare sulla logica della sostenibilità e difesa ambientale ti viene bene. Le imprese turistiche devono imparare a fare questo, forse concentrarci meno su quelle che sono le logiche di redditività fine a se stesse, ma avere un’economia, un bilancio di impresa più sostenibile, più legato al fattore di difesa del territorio e, quindi, al concetto della qualità che, guarda caso, converge sulla qualità della vita e quindi una logica di convergenza anche turistica del cittadino temporaneo, come lo chiamo io, e del cittadino residente“.
Il ruolo dell’uomo si può guardare dal punto di vista delle comunità locali presenti sul territorio, cui la direzione del Parco si è rivolta per la risoluzione di alcune criticità, come la necessaria salvaguardia dell’agricoltura territoriale che spesso si trova a convivere con i danni causati dalla fauna selvatica. Il ruolo dell’uomo, però, è anche legato al turismo e, in un’ottica di innovazione, anche allo sviluppo del cosiddetto “turismo esperenziale“. Proprio in virtù di questo, sono iniziati progetti ed interventi sulle infrastrutture, fondamentali per l’accoglienza dei flussi turistici, come sono iniziati anche la riorganizzazione della rete sentieristica e gli interventi sui rifugi e sulla Ferrovia, con l’esperimento di successo costituito dal Treno del Parco. Tra le operazioni strategiche più importanti portate avanti dal Parco Sirente Velino, poi, spicca la CETS, la Carta Europea del Turismo Sostenibile.
“Oggi, invece di fare semplicemente una conferenza stampa nella quale snocciolare tutte le cose che stiamo mettendo in essere, perché quando si gestisce un territorio bisogna rendere conto di quello che si fa annualmente, – spiega D’Amore – è un vero e proprio momento di confronto. Il Parco, come prima cosa, si occupa della tutela dell’habitat delle specie per cui abbiamo messo in essere tutta una serie di progetti. Il Parco che noi gestiamo però, come tanti altri parchi in Italia, è perfettamente antropizzato: all’interno del nostro Parco ci sono 32 comuni, 35.000 persone, anni fa ce ne erano molte di più. Quindi, dobbiamo dare anche un contributo, un aiuto alle comunità perché se venisse meno l’uomo che gestisce un territorio, di cosa stiamo parlando? Quindi, abbiamo sempre un’idea dell’uomo al centro del sistema natura“.