10 Novembre 2023 - 17:29:36

di Martina Colabianchi

È opportuno l’intervento che l’Anci Abruzzo, attraverso il suo presidente Gianguido D’Alberto, fa sulla cosiddetta riforma del dimensionamento scolastico. È da ritenersi il modello di cosa e come non vada fatto, in materia di politiche e di interventi, per la nostra regione“.

Così dichiara Luciano D’Amico, candidato alla Presidenza della Regione per il Patto per l’Abruzzo, accogliendo favorevolmente le critiche che il presidente Anci Abruzzo ha posto alla riforma del dimensionamento scolastico, prevista nella legge di bilancio del Governo in carica. In particolare, D’Alberto sottolinea la contraddizione tra questa misura e quanto previsto dal PNRR che, “per quanto concerne la riforma dell’organizzazione del sistema scolastico pone, tra le altre cose, “il superamento dell’identità tra classe demografica e aula, anche al fine di rivedere il modello di scuola” ” e che, per il presidente, invece di tradursi nell’adozione di soluzioni volte a favorire la qualità della didattica, anche attraverso il superamento dei criteri fino ad oggi adottati nella formazione delle classi, si sta concretizzando in un mero taglio di risorse economiche e professionali.

D’Amico prosegue: “Se nelle zone densamente popolate, dove è più fitta la presenza delle scuole, l’accorpamento degli istituti si farà sentire di meno, è in quelle interne e di montagna, un’estesa porzione di Abruzzo, che questo tipo di intervento si tradurrà in un allontanamento dell’istituzione scolastica dalle alunne e dagli alunni, in un impoverimento della didattica e del diritto all’istruzione. In definitiva, tutto ciò che occorre evitare per fare in modo che le aree interne non perdano ulteriore terreno rispetto alle città e alle aree costiere in termini di qualità dei servizi“.

“È opposta la strada da seguire: se vogliamo valorizzare l’identità e le potenzialità dell’Abruzzo, è del suo policentrismo che bisogna prendersi cura, a tutti i livelli: è dannoso, oltre che irrazionale, pretendere di applicare stessi criteri e misure per territori che per conformazione e condizioni di partenza sono molto diversi. Vale per l’istruzione così come per la sanità, le infrastrutture, e gli altri ambiti. È condivisibile a questo proposito la proposta di Anci di un contributo economico transitorio da parte della Regione per salvaguardare l’integrità del sistema scolastico. In attesa naturalmente degli esiti di un’interlocuzione tutta politica che la Regione stessa dovrebbe intraprendere proprio per, come detto, difendere e valorizzare le scuole dell’Abruzzo, in particolare quelle delle aree interne”.

Anche Cgil Abruzzo Molise e Flc-Cgil Abruzzo Molise tornano ad esprimere contrarietà al piano di dimensionamento, condividendo il grido d’allarme del presidente Anci Abruzzo.

Lo abbiamo ribadito più volte: – scrivono il segretario della Cgil Abruzzo Molise, Carmine Ranieri, e quello della Flc-Cgil Abruzzo Molise, Pino La Frattanon ci si può limitare ad ‘assecondare’ la dinamica demografica e tagliare in proporzione al numero degli alunni, altrimenti si rischia una spirale inarrestabile. La particolare conformazione territoriale dell’Abruzzo, la presenza di comuni montani, la mancanza di efficienti reti di trasporto renderebbe necessaria un’attenzione specifica al territorio. Per invertire la denatalità servirebbero politiche atte a sostenere l’occupazione stabile di giovani e donne e investimenti idonei a garantire un migliore rapporto tra esigenze di vita e lavoro: più asili nido, gratuità e obbligatorietà delle scuole dell’infanzia, aumento del tempo pieno e tempo prolungato”.

E poi promettono battaglia: “Non ci rassegniamo: oltre ad impugnare il decreto interministeriale attuativo, continueremo con ulteriori azioni di mobilitazione. Abbiamo chiesto al ministro di ritirare il provvedimento e chiediamo alla Regione Abruzzo, come a tutte le Regioni, di non attuarlo. Nel frattempo, utilizzeremo ogni strumento politico per poterlo contrastare, a partire dallo sciopero del 17 novembre che ha tra i punti rivendicativi anche il contrasto al dimensionamento. Investire in conoscenza – concludono Ranieri e La Fratta – vuol dire investire sul futuro: un Paese che taglia sulla conoscenza è un Paese che taglia il proprio futuro”.