20 Novembre 2023 - 18:43:32

di Martina Colabianchi

L’Abruzzo supererà entro la fine del 2023 i livelli di valore aggiunto del periodo pre-pandemico ma deve ancora completare il recupero della perdita causata dalla crisi finanziaria del 2008.

Su un orizzonte quasi trentennale, il ritardo di sviluppo accumulato dall’Abruzzo è invece appena inferiore ai 9 punti percentuali rispetto alla media dell’Italia. Più nel dettaglio tra il 1995 e il 2021 l’economia italiana ha registrato una crescita del 15,2% mentre quella dell’Abruzzo si è fermata al 6,2%. Non si è però trattato di un andamento lineare: tra il 2005 e il 2012, ad esempio, la regione ha visto alcuni anni di crescita superiore alla media nazionale, segnando un +4% a fronte del +2,2% a livello nazionale, E dopo il 2021, nell’ultimo biennio, secondo le stime del rapporto l’Abruzzo ha recuperato parte del terreno perso in precedenza, con una crescita cumulata del valore aggiunto pari al 5,2%, a fronte del 3,9% nazionale.

A fine 2023 i valori saranno quindi in crescita rispetto ai livelli pre-pandemici (+3% circa), mentre la regione dovrebbe continuare a segnare una perdita dell’1,6% rispetto al dato del 2007, precedente la crisi finanziaria internazionale e la crisi del debito sovrano, valore che a livello nazionale si dovrebbe invece riuscire a recuperare proprio quest’anno. 

Queste alcune delle evidenze della ricerca della Banca del Fucino, “Abruzzo, le vie dello sviluppo“, presentata oggi a L’Aquila, al Palazzo dell’Emiciclo, alla presenza del sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, e di numerose autorità, nonché del presidente della Banca, Mauro Masi e dell’Amministratore Delegato Francesco Maiolini. La discussione della ricerca – condotta dal Centro Studi della Banca del Fucino diretto da Vladimiro Giacché – ha coinvolto importanti personalità come Alberto Bagnai, presidente della commissione parlamentare di Controllo sull’attività degli Enti di previdenza e assistenza, Fausta Bergamotto, sottosegretario al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, Gianni Letta, e Giovanni Sabatini, Direttore Generale dell’Associazione Bancaria Italiana.

La ricerca, suddivisa in cinque parti, dopo un’analisi sull’andamento dell’economia della regione dal 1995 ad oggi, si concentra sui settori produttivi, le esportazioni, i sistemi locali del lavoro, le dinamiche del settore creditizio, per concludere con un focus sulle possibili direzioni di sviluppo.

Le elaborazioni condotte dal centro studi di Banca del Fucino evidenziano una buona forza relativa del settore manifatturiero abruzzese, con aree di eccellenza produttiva e in crescita anche in settori di frontiera inseriti in filiere mondiali (farmaceutico, aerospazio, fibre di carbone e semiconduttori), nonché una forte potenzialità di turismo e agribusiness. Per contro, insufficiente appare l’apporto al valore aggiunto del settore dei servizi nel suo complesso, e al suo interno quello del comparto finanziario; anche la dinamica di crescita dei sistemi urbani appare più lenta di quella nazionale, e permane il vincolo allo sviluppo rappresentato dalle storiche carenze infrastrutturali nei collegamenti (in particolare ferroviari) lungo la direttrice est-ovest.

L’Abruzzo ha una notevole potenzialità e una situazione che già ad oggi vede una presenza del manifatturiero più importante sul valore aggiunto della media nazionale, cosa che qualche anno fa non c’era – spiega Vladimiro Giacché. C’è un grande potenziale di sviluppo sicuramente per quanto riguarda il turismo, l’Abruzzo è la regione che potrebbe essere l’emblema del turismo sostenibile con una programmazione adeguata. Ci sono ancora difficoltà nel comparto dei servizi e per quanto riguarda i sistemi urbani, però c’è una dinamica molto positiva con punte di eccellenza nel manifatturiero che si confrontano con una concorrenza a livello mondiale in maniera di successo e di grande efficacia. È cresciuta molto la farmaceutica, abbiamo tutta una componente aerospaziale molto promettente, l’automotive ha ripreso anche le esportazioni: è una dinamica di sviluppo“.

Ci sono dei vincoli nello sviluppo che sono noti, – prosegue – risalenti nel tempo: pensiamo a quello delle infrastrutture e dei trasporti. Sicuramente le infrastrutture ferroviarie andrebbero potenziate, sicuramente va programmato in certa misura lo sviluppo. Ad esempio il turismo non può svilupparsi per dinamica spontanea, ma occorre creare dei circuiti che possono essere di vari tipi: naturalistici, di città d’arte, spirituali. Soprattutto, trovare un collegamento stretto con le eccellenze enogastronomiche della regione. Sicuramente una grande risorsa di questa regione sono i centri di ricerca e l’università: abbiamo tre università, centri di ricerca di assoluta eccellenza, è molto importante che ci sia un raccordo più forte con il mondo delle imprese. Ma questo sicuramente è un potenziale che altre regioni non possono vantare“.

Le 5 principali direttrici di sviluppo individuate riguardano: il rafforzamento del contributo alla crescita dei sistemi urbani; l’accelerazione della positiva dinamica del turismo, che dal 2015 ha visto una crescita superiore alla media italiana (+20% contro un +16,6%) ma ha ancora un ampio potenziale di sviluppo; la valorizzazione e il potenziamento del manifatturiero, a partire dalle sue aree di eccellenza, anche attraverso un raccordo più stretto con il mondo della ricerca abruzzese, che con le sue università e centri di ricerca rappresenta un punto di forza della regione; la necessità di rafforzare le infrastrutture di trasporto; infine, con riferimento al credito, per sostenere lo sviluppo dell’economia regionale è essenziale il mantenimento di un adeguato presidio bancario del territorio, che negli ultimi anni è andato indebolendosi.

È uno studio molto interessante – dichiara il sottosegretario Fausta Bergamotto. Noi, dopo aver esaminato quelle che in ambito economico sono le nostre eccellenze, come la farmaceutica, l’automotive, l’aerospazio, dobbiamo guardare in una prospettiva di crescita e lo dobbiamo fare uscendo un po’ dai confini territoriali. L’Abruzzo di per sé è una regione di confine, io dico sempre che è la prima in classifica di Serie B e l’ultima in classifica di Serie A: è quella regione cerniera che esce ormai dalle caratteristiche di regione del Sud, ma non riesce ad essere una regione del Nord. Allora, in una prospettiva di zona geograficamente allargata come quella che è la zona del mezzogiorno e anche della Zes unica io credo che dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione per una crescita importante“.

“Avere un sistema di banche che guardano al nostro territorio è importante – afferma il deputato Alberto Bagnai. L’Abruzzo è una regione che ha subito un processo di debancanizzazione, documentato nel rapporto, che incide pesantemente anche sulle dinamiche imprenditoriali e del sistema produttivo. Un dato interessante che emerge dal rapporto, fra i tanti, è che mentre in Abruzzo l’erogazione di credito alle grandi imprese ha una dinamica più sostenuta che nella media nazionale, quelle che sono particolarmente penalizzate dal sistema bancario in Abruzzo sono le piccole e medie imprese, che però restano sempre l’asse portante di un’economia industriale così come la conosciamo. Il mito che le piccole e medie imprese siano il male del sistema produttivo italiano è totalmente falso, in qualsiasi sistema come quello tedesco o olandese le piccole e medie imprese, con la loro flessibilità e con la loro dinamica, sono una forza propulsiva importante. È importante che le banche, che sono anche sentinelle del territorio per i loro rapporti con le realtà produttive, si impegnino in un’attività di ricerca e la rendano disponibile al decisore politico“.